Il mio sogno? trovare l'anima della corsa.. e della vita.

35^ P.- ABETONE


Nell'elenco degli iscritti ormai ci son anche io ed ho il pettorale 100. Se tutto va bene e deve andare sarò tra poco più di un mese ad affrontare la mitica Pistoia - Abetone. Un'idea nata due anni fa quando ho conosciuto in questo bel mondo dei blogtrotters la mitica Franca che me ne aveva parlato..ho continuato da quel giorno a sognare e ora siamo molto vicini...tutto è pronto...io un po meno ma si andrà!! Questa gara, la Toscana, l'Abetone di Coppi e Bartali..i paesaggi non vedo l'ora di vederli, di conoscere i corridori che saranno lì a condividere l'avventura...vedere da vicino le maglie del CAI Pistoia..quell'azzurro, bianco e giallo...
Ultimamente son così preso da questo avvenimento che guardo spesso il video di Sarah e Franca dell'edizione dell'anno scorso, mi guardo l'altimetria della gara e delle due principali salite, leggo quello che hanno scritto su questo percorso...lo studio, mi piace guardare le pendenze che si percepiscono dalle foto...cerco in internet qualche articolo che descrive il percorso...
Ormai la mia mente è proiettata lì e ultimamente penso che questa convinzione mi darà una mano...la paura di non farcela è tanta, ma spero di arrivare in ogni caso anche a piedi...gli ultimi 17 km saranno la vera prova e l'altra sarà stare a correre e camminare per 5 o più ore...e mentre so che almeno al 2° traguardo (San Marcello) non ci son problemi non vedo l'ora di iniziare la sfida finale.
La preparazione fino a poco tempo fa era in alto mare e un lungo andato male e bloccato al 26° km circa mi aveva demoralizzato..l'altro giorno però la felicità è tornata, sembra che una nuova determinazione mi abbia preso...2 giorni di riposo e si fanno 37,180 km a 4'36''/km su circuito (purtroppo per problemi questa volta ho dovuto scegliere questa soluzione) di 3380 m (i famosi giri di Baldinca che chi mi ha letto in passato ha imparato a conoscere) che presentano una salita di circa 1k sul 3-4%. Niente di che ma è un circuito che mi ha sempre dato buone sensazioni e farlo 11 volte di seguito non è uno scherzo. Ora però si tenterà di andare di nuovo sulle salite lunghe...come nei passati lunghi...e cercare di aumentare il tempo e i chilometri...
Vorrei tanto che niente mi fermasse e che tutto vada bene, almeno per poter avventurarmi in un sogno con tutto me stesso, almeno per toccarlo, poi come va a finire non mi importa, anche se dovessi metterci 8 ore ad arrivare lassù!


Ormai manca poco alla Pistoia Abetone..i pensieri della mia vita quotidiana incominciano a riguardare essenzialmente questo appuntamento. Le paure e l’euforia si mischiano e con esso la gioia di incontrare nuove persone, vedere nuovi posti, vedere i boschi, sentire il caldo di questa gara, l’aria più fresca all’arrivo, e poi sperare di vedere Pistoia almeno per gran parte e velocemente almeno anche Pisa..posti che non ho mai visto..di questa splendida Toscana. Le giornate scorrono un po’ malinconiche..ho tanta voglia che questo evento duri tanto eppure sarà tutto veloce ma so già, molto intenso. L’ultimo allenamento è stato grandioso (sabato mattina scorso)..ho coperto 42,6km con delle salite un po’ più leggere di quelle che troverò in gara ma erano quasi 17 km! Per ora è il massimo che posso fare..son diventato un maratoneta..a 4’54’’/km..poco sotto le 3 ore e mezza..la giornata mi ha dato una soddisfazione immensa ma ho dato anche tutto il mio animo..all’inizio ero talmente felice e avevo così tanta voglia di concludere questo allenamento che l’emozione mi prendeva e mi strozzava il fiato per i primi 10 km..come quella volta sul Limbara..ma quella volta era per altro… Vi dicevo di aver dato tutto..gli ultimi 2 km son stati un calvario in discesa..dolori mi ferivano mentalmente più che fisicamente..delle fitte..eppure la concentrazione mi ha fatto arrivare a tanto ..son state 3h e 30’ ..cercate, volute..12km di fatica finale..credo sarà solo un’antipasto di ciò che mi aspetta..ma la sensazione che si prova dopo.. a casa, non ha eguali..e la partenza? la partenza per fare un simile allenamento per la prima volta è la sensazione particolare che solo pochi ascoltano..quando si fa fatica a trattenersi..e ti senti magnetico. Ora son passati 2 giorni e per la seconda volta prendo la bicicletta..il vecchio e il nuovo insieme..si direbbe..queste uscite spero mi aiutino a recuperare senza gli impatti dannosi della corsa e nello stesso tempo mi aiutano a muovermi..una oggi, una la scorsa settimana dopo l’altro lungo di 38 km. Adesso altri dubbi mi vengono sul da farsi..fare un’uscita lunga nel fine settimana o evitare..stò pensando di non fare più di 30 km..e scaricare tutti gli altri giorni a partire da domani..un giorno si e uno no di corsa non oltre l’ora..per ora l’intuizione, l’ascoltare il mio corpo non mi hanno fatto sbagliare. Tutto questo è tremendamente bello, son totalmente padrone delle mie decisioni e si stà realizzando qualcosa a cui tengo molto..devo ringraziare anche i miei per il supporto e poi tutti quelli che mi chiedono, che mi danno una parola di conforto, che si aspettano la mia felicità e un mio bel giorno! Questa corsa così faticosa, quando ricerchi il tuo essere più spinto.. è così da uomo (uomo inteso di persona degna di vivere sé stessa con il massimo orgoglio e onestà..con fierezza..con dignità). Si, se il ciclismo è come fare l’amore con il vento, è il pensiero, la concentrazione, la semplicità, l’essenza della libertà..la corsa è come cercare la libertà stessa, la padronanza, il limite, la gratitudine, il sacrificio, la concentrazione, l’umanità..eppure questi 2 sport si assomigliano molto e uno sfocia nell’altro, le loro sensazioni si mischiano e ognuno che li prova le fa proprie e si lascia guidare verso uno o l’altro aspetto a seconda del suo modo di approcciarsi ad esso. Se però, son convinto, il ciclismo può aiutare la corsa, la corsa è indipendente e non potrebbe aiutare il ciclismo..nonostante possa esserne utile come base. Il mio pensiero è più spirituale che fisico. Oggi ho voluto fare un giro in bicicletta per cercare il massimo della consapevolezza nella corsa delle prossime settimane, per domarla ancor di più per questo appuntamento..son ancora così lontano da ciò che mi riserva questa corsa..ma son sicuro che se nel ciclismo ho già trovato la bellezza, questa bellezza della corsa l’ho appena percepita..darà tanto!! .. e uno strumento per capirla potrebbe essere pedalare di tanto in tanto.

E finalmente si và. Il viaggio, il distacco è così traumatico ma così eccitante. Una volta partiti è facile sentirsi immersi in una nuova dimensione e tutto acquista un'importanza diversa, si capisce cosa è importante, per cosa vale la pena lottare e per cosa tornare indietro. Questa sarà la mia prima lotta con l'estremo, dovrebbe essere l'inizio del mio sogno, del mio nuovo essere, sarà una sconfitta o la vittoria su me stesso, in ogni caso non una delusione. Una nuova maturità mi attende, una lotta con la mia stessa debolezza. Sembra quasi una sfida al futuro, una ricerca che mi condurrà verso una sicurezza maggiore. Questa volta non risparmierò niente, andrò a fare amicizia con l'Abetone, non li andrò contro con prepotenza o arroganza. Mi è stato detto: "guarda con umile rispetto alla Montagna, ed ella ti lascerà assaporare il piacere della sua bellezza". Questa bellezza però verrà assaporata e sarà tanto bella perché non ci saranno sconti. Arriverò a far uscire l'anima da me e questa sfiorerà l'aria. Voglio sensazioni uniche e le avrò. Forse questa volta mollerò in parte quelle catene in cui mi sento ancora intrappolato e che inconsciamente non libero. Chi tornerà non sarà lo stesso Davide, questo è un passo che ti modifica. E’ quasi due anni che aspetto questa gara ed ora, dopo che ho dedicato quasi 6 mesi di allenamenti pensando in gran parte a questo appuntamento, posso dire che quella scritta dello scorso anno, Correrò la Pistoia Abetone!!Dattebayo!!!, sta per trasformasi in fatti. Le parole da sole non hanno significato ma quando si trasformano in qualcosa la musica della mente vibra in tutto il corpo e intorno a tè coinvolgendo ogni cosa.


Il viaggio, il venerdì.
Olbia, ore 10, siamo in fila. La nostra Moby per Livorno è una fantastica nave disegnata con i Looney Tunes. Entrati nel garage della nave sembra di assistere ad una delle animazioni futuristiche che avevo visto a Disneyland Paris nell’attrazione dedicata a Starwars. Ora che scrivo parte di questo post sulla poltroncina mi sento bene, i motori sotto di me in parte mi rilassano (almeno all’inizio). Vibra tutto nonostante il mare calmissimo. Oggi è proprio una bella giornata, pensate che poco fa mi son messo il cappuccio per non bruciarmi il collo. E’ fantastico viaggiare di giorno, d’estate, tutti son all’esterno del ponte a prendere il sole. In pratica tutto sembra iniziare bene, tranne proprio appena lasciata la macchina nel garage. Entriamo nell’ascensore e rimaniamo bloccati un piano più sotto, in tutto 15 persone in uno stretto ascensore che indicava 20 persone max. Un ragazzino prende subito l’iniziativa e prova a chiamare ma è occupato. La gente inizia ad essere preoccupata e l’aria si fa pesante, ci sono anche degli animali e subito l’odore è forte e l’aria è calda. Io, mio padre e un altro signore cerchiamo di aprire le porte e si crea un piccolo spiraglio di 5 cm. Entra subito dell’aria fresca e qualcuno chiede aiuto. Nel frattempo però si richiama e in breve tempo vengono ad aprirci le porte. Cinque minuti in totale. Dopo questa piccola disavventura (che in un certo senso è stata divertente con gli occhi di poi) inizia il viaggio più bello della mia vita! Infatti dopo poche ore avremmo un bellissimo incontro. Mia madre incontra una signora che parla dell’Abetone, sta tornando dalla Sardegna insieme a parenti ed amici. Inizio a discutere anche io e scopro che è della frazione di Le Regine a circa 2 km dall’arrivo della Pistoia Abetone. Li chiedo dettagli su quel tratto e parliamo sia della gara che dei luoghi. Insieme a lei anche una signora proprietaria della Pensione Noemi proprio a Le Regine. Son delle persone molto in gamba e molto alla mano, simpatiche e cordiali. Dopo qualche decina di minuti ci salutiamo e mi chiedono che numero avrò, li rispondo il 100. Mi dicono che mi faranno il tifo e li dico più o meno quanto ci metto, li spiego che per le 4 ore e mezza dalla partenza dovrei essere lì (se tutto va bene) perché intendo scendere sotto le 5 ore. Cmq ci diamo appuntamento al giorno della gara. In seguito penso che mi piacerebbe proprio tanto rivederli mentre arrivo e ci spero tanto. Quindi mi ricorderò di guardare a bordo strada appena passo davanti a casa loro che è praticamente a poche decine di metri dal percorso. Con loro poi c’era anche la figlia della proprietaria. Ci ho parlato un po’, tutta lentiggini e due occhi azzurri bellissimi. Nel frattempo gli sms dei miei amici Enzo e Paola, scopro solo più tardi che la mia ricarica ha subito un brutto colpo, mi ero totalmente dimenticato che in nave il cellulare costa. Ma che importa, tutto è cosi talmente bello, così naturale, così divertente, tutto da prendere al volo e vivere al momento! Mangio, poi vado a vedere la piscina su in alto. Intorno a noi oltre le protezioni di quello che sembra plexiglass c’è il mare..ovunque! Questa piccola vasca è una visione particolare in mezzo a tutto questo blu. Una piccola oasi di salvezza super piena della vitalità delle persone e dei bambini soprattutto in mezzo allo sconfinato deserto d’acqua. Più tardi penso se riuscirò a vedere l’isola di Pianosa e dell’Elba. All’inizio del viaggio il lato dell’Isola di Tavolara è stato uno spettacolo, non l’avevo mai vista da quella prospettiva! Sembra sia passato tanto ed invece mi accorgo che son passate solo 2 ore e già questo viaggio ha saputo regalare emozioni e tanto interesse. Son circa le 14 e 30 e la stanchezza prende il sopravvento, anche lo shop è chiuso e faccio un viaggio per la nave, ormai la conosco già bene. Fuori si vede un’isoletta lontana, forse Pianosa, invece poi scopro dalla carta che è l’isola di Montecristo. Più tardi infatti tra le tante foto riuscirò a fotografare Montecristo, Pianosa e l’Elba in successione così come si son presentate. Inizia anche una fase di riflessione, era tanto che non viaggiavo in nave e noto subito delle persone, alcune coricate sotto i tavolini del bar, alcune coricate nel ponte alla mercè del fresco vento, molto fastidioso, nonostante la bella giornata. C’è in particolare qualcuno da stamattina presto sdraiato all’interno della nave completamente coperto da una coperta verde (dalla prima volta che l’ho notato non ho mai visto la sua faccia). Tutto il giorno così, sarà un corpo di quasi 2 metri che dorme per terra o soltanto se ne sta lì, lievemente si muove se ci si fa caso. L’impressione è che molta gente sia al limite della sussistenza. Vedo viaggi di speranza forse per ricevere delle cure costose in strutture esterne, forse per trovare un lavoro. Qui nelle poltroncine mi sembra quasi di essere un nobile. Eppure la differenza di costo non è poi così tanta. Fuori la gente in costume da bagno e fuori la gente vestita normalmente. Si nota la differenza tra chi viaggia per cose diverse, chi è in vacanza, chi no. E poi c’è la differenza tra quelle persone che si approfittano dei posti di bar e altro, che si corica su 2 o 3 posti che dovrebbero essere per i clienti, chi si approfitta delle sdraio, chi cerca posti gratis nonostante potrebbe permetterseli, chi invece sembra quasi spaventato e sembra non aver dignità e si accontenta del pavimento nonostante ci siano poltroncine libere e posti a sedere sulle scale e in qualche locale. Certo la stanchezza è un colpo che ti abbatte, ma vedere la gente sdraiata per terra mi pare veramente poco dignitoso, soprattuto sotto i tavoli e le sedie dei tavolini del bar. Tavolini e sedie che diventano la casa temporanea di 8 ore di navigazione e invece che caffè e primi piatti si vedono giochi per bambini, partite a carte, cruciverba e tanto altro. Discorso complicato questo ma che fa riflettere molto sulle diverse sfumature del carattere, situazione economica e umiltà delle persone. C’è chi potrebbe cercare un posto più dignitoso e non lo fa..e c’è chi non ne avrebbe bisogno e se ne approfitta. Si arriva a Livorno, qui inizia una sfida. Dovete sapere che io son appassionato di carte e cartine, mi piace leggerle, interpretarle. Amo Google Earth e fin da ragazzo le controllo spesso per vedere i luoghi in cui passerò sia per viaggiare che negli allenamenti e gare in bici e di corsa. La mia sfida sarà con il navigatore ma vince subito lui e nonostante le mie stampe e il mio studio fatto sui luoghi mi trovo disorientato. Metto le carte da parte e prendo lui in mano. Si finisce subito sulla FI PI LI (la strada di grande comunicazione Firenze Pisa Livorno) e il verde ti circonda, è questa la differenza con la nostra Sardegna (lei è più assetata con una cultura e coltura storica della terra diversa). Qui è tutto verde e sembra ci sia una cura maggiore, anzi non è che sembra, è sicuramente così. Il paesaggio è ricco di piccole collinette verdi un po’ più pendenti delle nostre e punteggiate di piccole case, palazzetti o cascine e casolari. Il tutto non dà assolutamente fastidio all’occhio ma è del tutto equilibrato, nella visione c’è pace e serenità. Qualcosa che mi colpisce parecchio lungo la strada son delle barriere laterali, forse antirumore, colorate di verde anche esse e con disegnate o appiccicate delle forme che raffigurano delle rondini allo scopo di dare l’idea della naturalità e per evitare il brutto impatto visivo. Ormai ci siamo, si sale verso San Baronto, la frazione del comune di Lamporecchio dove ci ospiterà l’Hotel Bellavista che vi dico già da adesso molto caratteristico, affascinate e romantico. Ideale per passare una vacanza e non a caso si chiama Bellavista. Qui incontriamo Giuseppe, che ancora non ho capito se fosse il titolare oppure no, ma lui fa praticamente di tutto e sarà la persona con cui relazionare. Persona molto in gamba, garbata e gentile. In ogni caso salendo a San Baronto la seconda differenza con la Sardegna si fa più forte come ipotesi, le pendenze. Le colline e le montagne della Toscana son più ripide delle nostre. Inoltre dappertutto si vede il lavoro e l’impegno per sistemare questi terreni. Son tutti curati e si capisce quanto importante sia questo lavoro. Alcuni versanti son tenuti su dall’opera dell’uomo. Esso vive in simbiosi con la natura. Sembra che la usi per difendersi dall’elevato tessuto urbano che è presente in maniera evidente rispetto alla Sardegna. Dicevo quindi dei paesaggi, difficile descrivere lo scenario che si vede arrivando a San Baronto, le abitazioni son arrampicate e sembrano nate e inserite appositamente nella morfologia del territorio, le stesse strade sembrano nate con esso. Son costruite con maestria così come le case. L’albergo è molto carino ed è molto caratteristico con questo ascensore esterno. Ci accoglie quindi Giuseppe, grande lavoratore, come avremmo modo di vedere dalle 6 del mattino alle 10 di sera. L’albergo lo consiglio caldamente, tra le tante cose, anche solo per la vista panoramica. Infatti, su su per scalini si arriva fino all’area della piscina dove si vede tutto il paesaggio da Vinci a Santa Croce sull’Arno e Fucecchio e forse fino a Lucca, per me difficile capire bene dove finisse il fronte visivo. La serata e la nottata sarà comunque molto pesante. Il viaggio in nave si fa sentire e con loro anche i bambini e le persone che guardavano la partita Portogallo – Brasile. C’era un bellissimo caos, divertente e che faceva compagnia, ma molto stancante. Altro punto è l’aria, più umida. Il caldo è diverso ed a primo impatto serve un po’ per abituarsi. Il giorno dopo, quando andrò dai miei parenti a Santa Croce sull’Arno un’afa e una cappa molto pesante mi hanno fatto lo stesso effetto e mi son stancato parecchio, le gambe sembravano quelle della nave, dove non riuscivo neanche a fare qualche piano di scale. Mi preoccupo un po’ ma so che il giorno della gara starò bene, passerà tutto. Passa anche questa giornata.






Il sabato e la domenica mattina della gara.
Nuova giornata, nuove avventure. Si và a Pistoia a ritirare il pettorale, quel numero tondo tondo, il 100. Sembra strano ma questo numero sembra quasi un presagio, un sogno, così come è stato il viaggio. Già da quando avevo visto il mio nome legato a questo numero nella lista degli atleti iscritti mi è sembrato subito un numero simpatico, da onorare. Arrivo a Pistoia verso le 9 e 45. Si scende verso nord dall’altra parte delle colline su cui sorge San Baronto. Anche qui le case si alternano a coltivazioni specializzate e tanto verde. Pochi km prima della città si vede già il campanile di Piazza Duomo. Si cerca un po’ parcheggio e vado all’appuntamento con Patrizia, Donatella e Franca! Si, Franca Tosi, la nostra Ultra-Francarun. Devo dire la verità son abbastanza emozionato! Si passa attraverso i mercatini, le vie già dense di storia e si arriva in piazza. Tutto è acquisito per immagini veloci, non so dove girarmi, c’è così tanto da vedere e fotografare. Entro nel tribunale che è solo una parte della storia e della magia di questa Piazza! Dentro rimango senza fiato e rapito, le volte, le scale e tutto l’ambiente è semplicemente fantastico, un unico insieme formato da tantissime parti affrescate e decorative! Passa un po’ e mentre son vicino all’entrata vedo con la coda dell’occhio che entra una donna tutta sorridente e con passo svelto che si guarda intorno. Mi giro e dopo qualche secondo la riconosco subito. E’ Franca! Che colpo ragazzi! Conoscere una persona così dopo tanto tempo che ci si scambia impressioni e commenti in internet è proprio una cosa che và provata. Lei è quella che mi ha parlato per la prima volta della Pistoia Abetone, a lei devo questa avventura. Che altro dire…un po’ timoroso inizio a parlare, è di una gentilezza unica e molto disponibile. Si fa presto a prendere un po’ di confidenza..si direbbe alla mano..ora, riflettendoci potrei dire che Franca ha un’aura, difficile sottrarsi al suo carisma, è anche quello per cui la si rispetta. Nel frattempo conosco anche Stefano e suo figlio, futuro Caino. Un ragazzo della mia età molto in gamba e anche bravissimo podista! Più tardi arrivano anche Patrizia e Donatella con l’amico Luciano. Con l’aiuto di Franca, Stefano e Luciano andiamo alla ricerca del pettorale e del pacco gara. Giriamo per la città e facciamo un po’ fatica a trovare, in seguito semplicissimi, luoghi in cui ritirare sia numero che pacco. In realtà mi fa pure piacere non riuscire a trovare velocemente la destinazione perché mi diverto un mondo, è stato uno dei tanti bei momenti di questo viaggio! Alla fine si trova e si fanno le prime foto insieme e in particolare anche con il gonfiabile dell’Abetone! La giornata vola ed è quasi ora di pranzo, tutti pian piano vanno via ed io felice del mio 100 in mano vado verso Santa Croce sull’Arno a passare un bel pomeriggio con i miei parenti. Verso l’inizio della sera si torna a San Baronto. Tornare verso questo paese è già come tornare a casa. Questa località mi rimarrà nel cuore. E’ un posto che trovo molto romantico, da passarci una vacanza con la propria compagna! La vista che c’è di notte è una meraviglia e l’ultima sera dopo la gara non vorrei lasciare il panorama notturno che si vede, lo fotografo più volte e così avrò con me anche questo. Così passa anche questo sabato molto stancante pieno di emozioni e pensieri. Son felicemente stanco per aver assaporato ed esser stato rapito delle mie energie da tutto quello che ho vissuto. Arriva la mattina della gara, veloce veloce la sveglia verso le 5 e 20 del mattino, una bella doccia calda e rilassante ed un caffè. Si, un solo caffè perché io corro sempre a digiuno, anche nel caso di questa ultra. Ieri una bella e sostanziosa cena. Sto proprio bene e non vedo l’ora dello start. I pensieri di non farcela non ci son quasi più, mi sento più sicuro, son passati due giorni dall’ultima volta che ho corso un po’ e mi hanno fatto bene. Arrivato a Pistoia già si vedono i primi corridori, l’atmosfera è iniziata. Arrivo in piazza e trovo subito Stefano. La piazza vuota è uno splendore e cambiano totalmente le dimensioni che si percepiscono. Oggi sembra grandissima, ieri così piccola e riservata. Nel frattempo che si riempie di atleti ritrovo Franca in versione completino CAI e nastrini ai capelli, la veste della campionessa, la figura associata alla Pistoia Abetone. Che ci volete fare, la mia natura timida spesso esce e rimango un po’ emozionato. Mi dico son proprio alla Pistoia Abetone!!! Faccio conoscenza con piacere con l’amico di facebook Luca, un ragazzo molto in gamba e dalla grande naturalità, sembra di conoscere tutti da tanto tempo, lui compreso! Anche altre persone del CAI son visi che ho iniziato a conoscere dalle foto ma conoscerle e salutarle lì è una cosa grandiosa! Quanto è bello viaggiare e vivere le cose nella realtà! I miei intanto son già andati via per riuscire a passare verso Le Piastre prima che chiudano il passaggio alle macchine e dopo un po’ vivo dei minuti intensi. E’ ora della foto al gruppo CAI, mi trovo per un attimo senza la compagnia di Franca e gli altri e li guardo felici fare la foto. Mi guardo intorno, son solo in piazza del Duomo con 50 km durissimi da fare e la storia che mi circonda, i compagni di avventura che iniziano a dirigersi alla punzonatura per schierarsi alla partenza, che fantastica sensazione! Vado anche io con una voglia matta di partire. Alla partenza mi guardo intorno, mi sento quasi bloccato, mi sembra di non provare emozioni ed invece forse è proprio questa l’emozione più grande. Ci spostiamo più avanti nella via in cui il giorno prima era pieno di mercatini. Ritrovo Franca e Luca, riesco a dire solo: hai visto adesso son qui alla partenza, ci sono e adesso sto per partire! Una cosa del genere. Chiudo con un in bocca al lupo e ci vediamo su all’Abetone!! Si perché so già che ci arrivo!! Lo sento, a costo di camminare ci arrivo, non starò male e non mi ritirerò, non avrò problemi fisici!! Mi giro e guardo avanti, manca pochissimo e siamo tantissimi!! La mia prima esperienza in una gara così numerosa, così famosa, un ultra così difficile, CHE BELLO!! Ripeto, son senza fiato e non so che fare, cosa dire, che pensare..sento questo fino al momento in cui davanti tutti si muovono! Si parte, tutto svanisce e mi concentro sui miei passi!


Parto molto rilassato, fortunatamente i quadricipiti femorali non sono tesi come nella settimana appena trascorsa. Fino al 5° km o all’incirca all’inizio della prima salita per Le Piastre farò una sorta di riscaldamento sentendo le sensazioni che mi trasmette l’asfalto e il corpo. Nonostante tutto mi trovo fin da subito a superare decine di persone. Inizio allora una corsa molto rilassata ma abbastanza brillante, cercando il massimo compromesso tra rilassatezza, velocità e leggerezza. Cerco di guardarmi davanti e fare il mio passo scrutando quale gruppo poter raggiungere e superare. Nel mentre supero sempre tanti podisti che si trovano tra piccoli aggregati di 5 – 10 corridori. Vedo la Cristina, l’amica di Franca e vado avanti. Poco prima ho avuto il primo incontro con il rifornimento. Questo rifornimento della Pistoia Abetone è un vero e proprio banchetto, passo veloce e do un’occhiata rapida mentre al volo prendo dell’acqua. Penso subito a quello che mi ero programmato: se tutto và bene mi fermerò solo più avanti al rifornimento. Un altro pensiero però mi assale: il caldo sarà abbastanza elevato e normalmente son abituato dagli ultimi allenamenti a ricevere acqua e sali a mio piacere. La sosta al rifornimento sarà prima del previsto, devo idratarmi bene a costo di perdere 10 o 20 secondi. Son sicuro che questo sia fondamentale, sarebbe una sciocchezza non riuscire a bere adeguatamente e non c’è motivo per fare follie nel tentare di tenere due bicchieri in mano, non sto gareggiando per tentare una posizione di rilievo. Il paesaggio fuori da Pistoia è come sempre di una bellezza di altri tempi, ricorda i film ambientati nel 700’ – 800’. Son ancora in una fase di piacere e mi guardo a sinistra più volte, quasi rallentando un poco. Arriviamo a quello che mi sembra un piccolo ponticello sulla sinistra, saliamo leggermente e la vedo, si nota subito e il chilometraggio è quello. Si inizia la salita per le Piastre!! La guardo beato e con sfida, penso che un sorriso di scherno e ammirazione misto a soddisfazione sia quello che mi è uscito. Giro a destra e si inizia!! Mi sento subito gasato, penso a Pantani, alla sua pedalata agile, alle sue numerose pedalate al minuto. Mi dico, beh saliamo così, non è tanto diverso. Stò bene e impongo un passo molto veloce e corto e cerco di controllarmi, mi vien una voglia matta di aprire il motore per andare a superare il fiume di gente che c’è. Riesco a limitarmi e tuttavia superare decine di atleti, è una cosa fantastica, ti dà una carica unica e i km passano veloci. La concentrazione inizia a prendere il sopravento ma riesco a notare frazioni, paesini e case, la strada poi non è mai uguale e cambia spesso di pendenza e scenario e più si sale e più si và incontro al verde. La pendenza è cmq sempre elevata, particolarmente in alcune curve che nonostante tutto prendo alla corda nel punto più duro con un passo ancora più corto e veloce per poi tornare a imporre il ritmo normale. Ad un certo punto si apre a sinistra una fantastica vallata verdeggiante molto maestosa che ti distrae con la sua profondità e bellezza. Son al 10° circa, c’è un rifornimento, sento il bisogno di bere bene e con un po’ di dispiacere lascio andare un gruppetto che avevo appena superato ma sento che fermarsi a bere tranquillamente sali e acqua è meglio. Son convinto di quello che ho fatto e mi prendo qualche secondo in più, meglio non fare stupidaggini e idratarsi per bene. Ora son curioso di sentire cosa dicono i muscoli inferiori della gambe ed i polpacci in particolare. Parto lievemente e li ascolto. La leggera stanchezza si sente, son leggermente indolenziti e gonfi, ma in maniera molto impercetibile, è una ottima sensazione di tonicità e anche le cosce con cui spingo un po’ son ancora in ottimo stato. Riprendo con un poco di fatica il ritmo di prima, certo avrei preferito non fermarmi, il ritmo ottimo che facevo si è spezzato. Si và alla grande comunque! Qualcuno non riesco più a riprenderlo e piano piano è sempre più difficile raggiungere quelli avanti. Dopo un pò raggiungo Stefano e li faccio un cenno, avrei voluto fermarmi a chiacchierare un attimo e quasi me ne scuso ma procedo serio e concentrato più avanti, son totalmente preso dalla concentrazione e voglio tenere questo equilibrio. La mente per ora è abbastanza libera e ancora non ho molti pensieri, guardo solo la gente correre davanti a me, intorno a me. Alla fine arrivo a Le Piastre e mi sembra quasi strano, ho fatto un salitone e neanche mi sembra di aver faticato tanto. Mi gusto tutto il passaggio e rallento un po’ guardando la gente che guarda noi, che guarda me. Poco prima avevo incrociato un ragazzo che diceva il tempo ad un suo compagno. Li dice: ho finito la gara in poco più di 1h e 06’. Penso che avendo percorso non molte altre centinaia di metri non è un tempo da buttare. Ho la sensazione che non sta andando per niente male se tengo conto della relativa poca fatica che ho fatto. Vedo il primo traguardo e con esso sulla strada una cosa particolare che ho imparato a conoscere molto bene dai video. C’è il cartello con l’indicazione dritti Abetone e San Marcello e destra l’arrivo di Le Piastre. Ragazzi, io penso che questo è una delle cose più belle che c’è alla Pistoia Abetone per chi deve arrivare su. Son contento e mi dico: primo traguardo raggiunto e primo ostacolo superato, sorrido e vado avanti! Inizia la leggera discesa, lo scenario cambia e c’è un po’ di fresco, vado sulla sinistra a fiancheggiare gli alberi. La strada mette rilassamento e dà l’occasione per stare con se stesso e di fare il proprio passo controllato, al 70-80% del proprio motore. Vado dietro a due con la maglia rossa con la scritta Firenze e di lì a poco incrocio per la prima volta i miei genitori, prendo dei sali. Credo proprio che gli extra oltre ai rifornimenti siano proprio necessari anche se non è caldissimo. Mi chiedono se voglio qualcosa da mangiare e li dico di no. Tornano in mente le zollette che avevo visto in precedenza, penso che prenderò quelle più avanti. I miei genitori di qui in avanti mi seguiranno per tutta la gara cercando in un modo o nell’altro di aggirare le deviazioni e i punti in cui le macchine non possono passare. Più avanti iniziano i pensieri, qui inizia la lotta con la mente, inizia l’antipasto della Pistoia Abetone. Per me è stato circa il 17° e 18° km che hanno iniziato a crearmi un leggero pensiero, un impercettibile timore. Mancano ancora 32km, non si scherza e questo è quasi peggio del sorrisino con cui pensavo che mancavano 46km al cartello dei 4. Spero nonostante tutto che arrivi la salita, sento quasi problematico percorrere questo falso piano, mi snerva e mi stanca, voglio la guerra con la salita, è lì che mi risveglio. Le sensazioni infatti erano buone e penso che se arriva la prossima salita abbastanza semplice per il passo dell’Oppio manca solo la discesa e l’Abetone. Passiamo in un paese ma purtroppo non mi ricordo quale, ricordo solo che siamo verso il 21° e dedico questo chilometro fino al 22° al mio amico Antonio. Più o meno in questa fase inizia un tratto di sterrato abbastanza lungo che da una parte distrae e dall’altra mi fa entrare nuovamente in leggera crisi. Stavo un po’ meglio nella leggera salita in asfalto. Comunque il corpo si abitua alla nuova condizione e al nuovo passo e tutto sommato mi sento bene. Usciamo fuori e si torna a salire, forse troppo. Non vedo l’ora che arrivi il 25°. Voglio la discesa per iniziare a riposarmi e correre tranquillo. Eppure si sale ancora e diventa sempre più difficile. Ad un certo punto si arriva all’ultima rampa del passo dell’Oppio e penso: ma non doveva essere una salita facile. La pendenza è dura ma son convinto che non manca tanto e quindi spingo. I miei genitori mi dicono che davanti ci son due sardi e lo sguardo mi fa capire che di più non si sale, siamo quasi in sommità. Allegro vado su deciso alla ricerca dei sardi ma probabilmente son molto più avanti di quello che penso e arrivato in cima vengo distratto dalle panoramiche montagne e valli, lo sguardo ricerca rilassanti e lontani paesaggi poco prima di svoltare verso destra e fare qualche altro centinaio di metri prima di buttarsi in discesa. Ho la felicità sul volto e capisco che si!, finirò la gara! Stò bene e cercherò di riposare un po’ in discesa. Dopo leggeri sali e scendi e una silenziosa, ombrosa e fresca via si scende, le pendenze son già particolari e da prendere con cautela. Sento della pesantezza e mi fermo per due gocce. Qualcuno mi supera ma li guardo sereno mentre si allontanano veloci. Non ho la fretta delle mie gare sarde, eppure la carica agonistica è elevata. Ora posso correre meglio e mi butto! Nonostante gli avvisi la mia sensazione dice di fare così e divertirsi, guadagnare in discesa, o la và o la spacca! Recupero minuti e qualche atleta. Scendo veramente bene e non ho per niente dolori o problemi. Mi sto divertendo tanto!! In un gusto particolare arrivo fin a San Marcello fermandomi solo in un paesino per un rifornimento. Rifornimento particolare dove quasi preoccupato non trovavo la mia zolletta, torno indietro per il tavolo e la prendo. Con gioia e sicurezza dello zucchero che si scioglie, riparto. San Marcello però sarà un’altra grandissima emozione! Son solo e già questo mi fa pensare che sto andando molto bene. In lontananza vedo l’arrivo con l’arco e un pubblico all’apparenza silenzioso. Sento la voce dello speaker e vedo il cartello con l’indicazione Abetone dritto!!! Wow!! Quei cartelli li vorrei per ricordo!!! Passo molto felice e penso: secondo ostacolo passato e secondo traguardo raggiunto! Ora altra discesa e la sfida finale. Mentre vado avanti credo che qualcuno abbia pure percepito il mio sguardo che con amorevole sorriso guardava con molta soddisfazione il cartello e ho percepito qualcosa da chi avevo intorno, quasi che qualcuno fosse divertito in maniera positiva e fosse contento di quello che avevo fatto trasparire. Poco dopo passo sotto lo speaker e sento dire: e questo è Ribichesu Davide con il numero 100, proviene da Sassari. Beh questa è stata la cosa più bella!! Mi ha fatto un piacere immenso. Mi dico: caspita sto andando bene, qui ci scappa una bella gara, forse è normale e nomina tutti, però in quel momento mi piaceva pensare che stavo facendo la Pistoia Abetone e che stavo facendo una bella gara con me stesso in questo appuntamento speciale. Passo oltre particolarmente motivato e ascolto di nuovo il mio corpo, caspita, sto bene, speriamo che duri almeno fino all’inizio dell’Abetone, ho tanta fretta di arrivare e iniziare, il tempo è contro di me, perché più passa e più avrò problemi. In particolare dopo circa cento metri mi stupisce un non vedente legato per una corda al suo accompagnatore, il numero è quello che indica l’Abetone, non si stanno fermando, uno dei due si piega e si appoggia con le mani alle ginocchia, non so cosa sia successo ma da un furgone scende una donna e lascio una scena un po’ commovente, sicuramente una crisi totale o un momento toccante. Finisce qui la prima parte della gara, ora inizierà il bello!!


Scendo a La lima anche troppo forte, ma veramente concentrato, non rispondo neanche ai miei genitori che dopo 10 km riescono finalmente a raggiungermi, mi giro e li guardo sperando capiscano che non mi serve niente. Spero di fare l’Abetone con il passo di Le Piastre. Penso, sai che è difficilissimo, non sai neanche cosa ti aspetta e ripenso al mio piccolo Limbara. Tra un pensiero e l’altro arrivo a La lima. C’è il ristoro, è un altro momento che un podista si aspetta, una piccola oasi prima della grande avventura. Mi fermo, prendo il bicchiere di sali da una bambina e li sorrido dicendoli grazie, avrei voglia di sostare, sento quasi che mi trattengo un po’ più del previsto come a recuperare più energie, mi son appena messo in moto e mi manca già quell’angolo. L’ultima zolletta inizia a sciogliersi e si va, una piccola rampa apre la strada alla vera gara, qui inizia la corsa Pistoia Abetone, si sente profondamente, si cambia lo sguardo e si entra dentro se stessi e si pensa, ci si guarda attorno e si studia la strada, dapprima sorprende il pezzo facile che si incontra ma poi ci si inizia a preoccupare sempre più, si aspetta il momento difficile e si spera non arrivi. Si calibra tutto, si ascolta tutto e si controlla che niente ti faccia sprecare energie, poi personalmente inizio a capire che la crisi è vicina, sto arrivando al mio limite. Mancano circa 15km! Questa parte è impiombante, si deve andare di controllo e non si deve assolutamente tirare anche se non si avesse un inizio di crisi, questo punto si paga dopo. La giornata è clemente, la mattinata è ormai matura e il caldo sarà quello, non eccessivo per fortuna! In lontananza la valle sale per una montagna che ti fa sentire piccolo piccolo e non sai dove è il traguardo, puoi solo immaginarlo guardando verso le creste. La strada nel frattempo fa sentire il suo peso, oltre il 35° mi preoccupo e capisco che sarà più che dura, sarà un calvario in un tempo infinito. Le energie per correre in salita son finite o meglio, come avrò modo di capire più tardi, son i muscoli che spingono in salita che non ne hanno più. Probabilmente l’allenamento non è stato abbastanza. Se si vuol fare la Pistoia Abetone ci si deve allenare per resistere quelle ore e per fare tanti chilometri in salita. Come sempre in questo sport non si toglie fuori dal cilindro assolutamente niente!! I passi sempre più corti e sempre più pesanti mi preoccupano, guardo spesso il bordo strada alla ricerca dei cartelli stradali e sembra strano ma percepisco di più anche il caldo. Quando incontro i cartelli stradali che indicano, come quelli del chilometraggio, la distanza che rimane all’Abetone inizio a pensare: come faccio!! Ed ancora il bello deve arrivare. Il 36° è l’inizio dell’incubo, capisco che dovrò affrontare seriamente me stesso. Credo che l’idea di ritirarmi non mi abbia mai sfiorato, non esisteva lasciarmi andare e fermarmi per la strada, forse solo camminare più piano ma non ci si fermerà. Rispondo una prima volta al mio Io e arrivo in qualche modo ai Casotti di Cutigliano correndo ancora discretamente. Come mi aveva detto Franca qui tutto cambia. Io sinceramente non noto il cambio di pendenza o il momento in cui la salita si fa più ardua ma la differenza la sente il mio stato generale. Entro in crisi profondissima! Con 13-12-11 km di salita all’arrivo non è uno scherzo se di salita il tuo corpo non ne può più! Arriva prima del previsto la marcia, mi aspettavo durante i miei allenamenti questo punto ma oggi ritenevo che qualcosa in più avrei potuto dire, almeno fino al 42°. Cammino, prima poco, intervallando con della corsetta leggera leggera e passi di un novizio assoluto, poi sempre più. Arriva il 40° e penso che mi sto guadagnando ogni cento metri. La sensazione è di km lunghi 15 minuti, non finiscono mai e ti accorgi maledettamente che cerchi il prossimo km alla prossima curva ma sai benissimo che hai fatto pochissima strada. Mancano 10 km, penso a ciò che mi ha detto Peppino (Quando stai correndo pensa come che io sia al tuo fianco incitandoti, ti sentirai dire forza Davide, stai andando alla grande, pensa: se Peppino mi ha detto che faccio una grande gara sarà così, vedrai che ti aiuta, mi dirai avevi ragione, per ora in bocca al lupo, un abbraccio.) e all’incoraggiamento di altre persone speciali, ad altre cose della vita quotidiana con cui sto combattendo che qui ti danno solo forza, le potresti schiacciare come niente con la determinazione che si ha in questi momenti. Si lotta con la mente. E’ come un vociare dentro di tè, come essere in mezzo a tante persone, pensieri vanno e vengono ma non si sente alcun rumore, si sta comunque bene e rilassati, si ha solo una voglia matta di dire al corpo, muoviti! Eppure non si può neanche usare della rabbia o l’energia delle sofferenze passate, c’è la serenità, niente ti turba e vuoi solo stare da solo, non distrarti. Arrivi ad un punto che nonostante la voglia di fermarti non lo farai finché non sarai al traguardo. Entri in uno stato di trans..l’anima accarezza l’aria! Capisci cosa è un uomo e più vai su e più ti scontri con te stesso ma diventando sempre più padrone di tè, ritorna il controllo! Qualche compagno di avventura (non esiste più l’avversario) cerca di camminare, correre e di arrivare. Si può staccare la gente camminando e nonostante tutto perdere minuti a grappoli da chi c’è davanti. Tra una cosa e l’altra (anche una pietrolina alla schiena da parte di un bambino al rifornimento..cosa perdonata abbondantemente) si arriva ai tratti alberati nelle condizioni in cui ho scritto prima. Gli alberi rappresentano il punto in cui fino al 46° si trova la propria spiritualità. Passo il 42°, ho 8 km da fare, forse un ora di corsa o giù di li, non riesco a percepirlo. Soprattutto si pensa chiaramente che si ha nelle gambe una maratona!! I km diventano strani e sempre molto lunghi, si passa da momenti in cui sembra di procedere veloci a momenti interminabili, tante curve di raggio diverso salgono e salgono. Si guarda costantemente verso l’alto alla ricerca di un calo di pendenza. Personalmente capisco che il problema non è la stanchezza perché riesco ancora a corrichiare in tratti di falso piano con un buon passo ma la salita non molla quasi mai! Tratti sempre più al fresco si alternano a tratti al caldo e all’improvviso mi prende anche un po’ di nausea e in un momento la vista traballa. Capisco che è ora di adeguarsi completamente all’Abetone, camminare di più, sempre con il mio passo. Fortunatamente con il mio passo spedito!, non so come ma camminavo veloce e con energia. Questo è quello che mi fa pensare che solo i muscoli poco allenati a 31 km di salita mi hanno impedito di andar ancora meglio. A tratti guardo quasi nel vuoto, sembro uno zombie che non risponde neanche ai miei genitori, passo oltre senza neanche voltarmi. Mia madre addirittura si preoccupa dei miei occhi un po’ assenti ma io non riesco a trovare energie per fare altro o uscire da quel mio stato di concentrazione..o forse non penso di farlo..è il momento più faticoso per la mente, di qui si migliora e ci si riprende. Siamo prossimi al 46°! Qui si capisce che è fatta, le sensazioni indescrivibili cambiano e si pensa costantemente ad arrivare, non esiste il tempo e non ci si ritira o ci si ferma più neanche a parlarne. Si comincia a pensare all’arrivo e quasi lo si immagina dietro all’angolo, ad ogni curva. Si sa che a Le regine spiana e ciò ti dà nuove energie. Presto infatti appare, ed è qualcosa di meraviglioso, come un prearrivo. Sembra che la zona ti dica, ok sei arrivato fin qui, ora goditi i prossimi chilometri per il tuo vero arrivo. A Le regine poi ho un bellissimo incontro: i signori conosciuti in nave che erano lì ad aspettarmi per strada! Li saluto con energia che esce da non so dove, con tanta allegria e due mani. Oltretutto in questo tratto correvo pure bene e in spinta! Ritorna la salita e dopo un po’ mi devo arrendere. Mi torna sotto un signore del CAI che poi scoprirò essere uno dei più bravi di questa società, lui riesce a correre anche in salita e mi distanzia alla fine di circa un minuto. Anche per questo capisco che in pianura avrei ancora energie da spendere e solo l’allenamento specifico ai movimenti della salita era insufficiente. Per la strada mi incrocia anche la figlia della signora della pensione Noemi e mi incoraggia dalla macchina mentre sale su verso l’Abetone. Ho l’impressione che potrei dare qualcosina in più ma mi rilasso leggermente, guardo il paesaggio e mi gusto gli ultimi chilometri, anche i birilli finali che corrono affianco alla strada. Vedo le prime case ed incomincio a riconoscere il posto visto in foto, non vedo l’ora di arrivare e proprio verso la fine ritorna un po’ di stanchezza e cammino ancora per arrivare decentemente e in corsa. Ad un certo punto arrivo proprio all’Abetone, vedo chi è davanti a me sparire oltre l’ultima salita e sparire verso destra, comincio a correre e arrivo davanti a dei birilli che chiudono un passaggio verso destra, chiedo se è li che si passa, mi dicono di si e sorpasso delle persone. Si apre davanti a me il rettilineo finale ..un sogno..è la fine, tranquillo e senza niente che ti pesa passi felice quelle poche decine di metri in mezzo alla gente che applaude, ma tu non senti niente di niente, ne voci, ne rumori, ne stanchezza e ne suolo. Ricordo che mio padre poco prima mi aveva detto a circa 4-5 km dall’arrivo che ero intorno alle 4h e 15 e un signore che seguiva la gara lì seduto contava poco più di 50 persone davanti. Guardo il timer in fondo, riconosco un 4h..questa è gioia pura dentro di sé, guardo le altre cifre..45’36’’. Passo oltre e mi fanno la foto con una medaglia che mi arriva al collo! Finito!!!!!!!!!!!!!!!!! Son sotto le 5 ore!! 60° assoluto e 34° di categoria! Sorrido, eppure pensavo che arrivassi urlando, saltando, euforico e pieno di pazzia per la sfida conclusa ed invece arrivo con una profonda serenità. L’emozione è come assopita..si sta marcando all’interno e ti rimarrà per sempre. Nel mio caso la capirò solo dopo ed esce piano piano, quando sei solo, a distanza di giorni. E’ una trasformazione che ti cambia dentro. La mia gara è finita, il resto però lo lascio a voi che spero proverete le mie sensazioni nel caso vorrete imbarcarvi in questa avventura. La gara ha in sé qualcosa di magico, si potrebbe credere che tutto cambi e qualcosa vuole che tutto vada bene, e non è successo solo a me, io credo che altri la pensino così. Sarà così anche nel dopogara e per tutta la sera e fino al ritorno in Sardegna. Tra le tante emozioni che arrivano dopo vi lascio solo alla lettura di queste parole..angeli, panorama, piramidi, a presto e Neza (la grande campionessa vincitrice della gara femminile di cui vedete la foto con me nella parte precedente).