Il mio sogno? trovare l'anima della corsa.. e della vita.

lunedì 5 novembre 2012

SARDINIA ULTRAMARATHON - "la 60km", 4h47'08''

Il giorno dopo, la domenica mattina del 21 ottobre, mi sveglio senza gli incubi dell'anno prima, le gambe sono quasi perfette, insomma, con una mezza del giorno prima nei muscoli, ma fresche. Arrivo alla colonia presso Monte Sant'Antonio quasi un'ora prima della partenza. Faccio una piccola seconda colazione sul posto grazie all'organizzazione, che ha predisposto un tavolo intero con merendine e quant'altro, tutto il necessario. Riceviamo la seconda maglietta destinata a chi si iscrive anche alla seconda giornata e ci prepariamo. Abbondo di crema e faccio l'ultimo passaggio ai bagni (a proposito: adoro il servizio docce a pochi metri dall'arrivo!). Mi avvicino alla linea di partenza. 





Ci chiamano uno per uno e cresce un po di tensione, manca poco, arriva lo sparo. Giorgio Calcaterra fa subito uno scatto e si porta avanti con Vincenzo Trentadue. Ripenso alla mia battuta detta a qualcuno: attaccherò Giorgio nei primi cento metri :) :) . Invece me ne sto tranquillo con il mio passo e li seguo a circa 50 metri, sono felice di iniziare questa gara e stare dietro a due top, non capita spesso. Terrò più o meno il loro passo fino al 10° km, perdendo leggermente ma pochissimo, sarei potuto stare anche con loro se avessi voluto, anche tranquillamente, ma sarebbe stata una perdita in più di energia, cruciale nel finale. Stavo già andando veloce, oltre quello che sarebbe dovuto essere il mio passo per finire una gara di oltre 4h e mezza. Comunque dopo il 10° inizio a perdere di vista il duetto. Finalmente accelerano: questo è stato il mio pensiero. Un po mi dispiace, non avrò nessuno da seguire. E anche se mi rendevo conto di non avere neanche una briciola della forza di Calcaterra, stargli dietro mi faceva piacere, finché sarebbe durato. Ne sono rimasti sorpresi anche quelli che dopo il passaggio del 5° km mi hanno visto lì dietro, bello tranquillo, intento a seguire il pluricampione del mondo della 100km. Mi incoraggiavano con un: Ehhh Bravo Davide!!, Dai!!. Avrei voluto rispondere: loro stanno andando piano. Vorrei ancora ringraziarvi tutti, praticamente un fiume di atleti che faceva il mio nome, fino a quando si rientrava nella striscia tagliafuoco. In quel momento ero contento, anche perché avevo visto i miei compagni di allenamento posizionati bene e, per fortuna, anche Lorenzo Pisani era vicino, era lì a farmi compagnia qualche decina di metri dietro di me. Ora ci si doveva solo concentrare bene, la gara da questo punto è come se si modifichi, cambia lo scenario e il fondo, tutto diventa più solitario, silenzioso, intimo. Bisogna sentire le scarpe e le gambe, fare bene leva sul terreno e correre sciolti senza perdere energie, prende quasi un certa fretta, presto arriverà la prima salita e non bisogna perdere troppo tempo, ci si sente forti e 60 km non sembrano così tanti, forse perché la metà del primo giro, la prima asperità impegnativa si affronterà a breve. Io devo dirlo, in questo tratto un po ci ho creduto al 3° posto in classifica generale, ma Lorenzo è forte e ben preparato e più tardi me lo ha dimostrato ampiamente. Quattro minuti andavano tolti: forse anche questo mi ha fatto fare un primo giro veramente ottimo, alla ricerca di quei minuti da recuperare. Così passa il primo ristoro, il secondo e il terzo. Lorenzo mi seguiva a distanza e ogni 5km guadagnavo leggermente. Durante i ristori notavo che lo spazio si dilatava, dopo il 15° circa, disposto dopo la salita di quasi un km e i “gradini” mi butto in discesa con un lieve vantaggio. Sto benissimo, nella salita precedente quasi mi emozionavo per essere così fresco, ho fatto la salita con piacere, gli scalini quasi scattando: Le foto seguenti di Signor Gavino Sole immortalano quel momento. 




Purtroppo alla fine della discesa non vedo un cartello e il nastro che ci segnalano la svolta a destra, poco prima dell'attraversamento della strada che porta a Scano di Montiferro (pensare troppo e concentrarsi eccessivamente non è sempre bene) e perdo circa 30'' o 40''. Per fortuna mi accorgo dell'errore dopo solo 50 metri, in quanto anche durante l'allenamento sul posto di qualche settimana prima abbiamo fatto lo stesso errore. Torno subito indietro come distinguo lo slargo stradale che si apre davanti a me. Arriva anche Lorenzo, quel poco vantaggio è andato, mi prende un po lo sconforto, più che altro un leggero rimprovero verso me stesso. Dopo qualche km però mi sento meglio e mi rendo conto anche di quanto sia in forma Lorenzo, tranquillo, impassibile. Io , invece, avevo un leggero fiatone. Sto iniziando a perdere troppe energie. Scambiamo qualche parola: Lorenzo mi chiede se stessi andando più forte dell'anno scorso. Gli dico di si, ma che non so bene quanto, perché non ho i tempi dei passaggi. Mi dice che in salita ne ho più di lui, gli rispondo: finché dura. 
In pratica facciamo la gara insieme per qualche km, anche se più avanti siamo nuovamente staccati di pochi secondi, io cercando la fuga e lui che amministra una bellissima corsa. Così fino a poco prima del ristoro del 40° (in pratica quello prima della salita della chiesa durante il secondo e ultimo giro di 30km). Infatti cambia tutto verso l'inizio dell'ultimo giro, subito dopo il ristoro del 30°. 


Improvvisamente sento, più del normale, un senso di stanchezza, e piano piano rallento, dopo qualche km, oltre il ristoro del 35°, inoltre mi compaiono dei dolori al basso ventre, sia a sinistra che a destra, che mi portano per alcuni tratti a rallentare vistosamente. Forse il vento un po fresco mi ha fatto male alla pancia, forse un po di gonfiore dovuto a qualcosa che ho mangiato e/o bevuto in combinazione o frettolosamente. Cmq Lorenzo mi passa, ed io devo anche fermarmi a fare pipì. E' l'inizio di quasi 23km infernali. Penso di tutto. Inizio ad avere il pensiero che tutti verranno a prendermi, più volte mi accorgo di pensare a questa frase: forse è giunto il momento di capire che per la prima volta devo ritirarmi, come faccio a finire, a fare 20km. Eppure vado. Vedo da lontano Lorenzo, al ristoro del 40°. Giungo anche io e riparto dopo la mia sosta, e non lo vedo già più, lui è oltre le lontane curve. Ora c'è anche la salita. In un modo o nell'altro devo arrivare fin su, almeno lì, penso a me stesso seduto ad aspettare a Sergio o a Stefano, così potrò riprendere la corsa insieme ad uno di loro. Penso a tutti quelli che ci sono dietro, devo dire che mi dispiacerebbe deludere qualcuno, mi hanno pure incoraggiato. Così tanti allenamenti, penso a Filippo che mi diceva che dovevo stare attento a non esagerare il primo giorno, a Sergio che mi diceva di andare più piano (al secondo giro, quando ci si è incrociati, mi fa cenno di rallentare e di non sforzarmi ulteriormente), eppure stavo bene, non mi sembra di essere andato così forte, e anche nel primo giro sono stato attento, rischiando qualcosa, ma sempre con riserva, per non sentirmi stremato alla fine. Vado avanti. Ho usato anche gli accorgimenti in discesa, che mi ha suggerito Filippo durante la discesa a punta Giglio . Ho usato le scarpe da trail che vanno sempre che è una bellezza, anche ora mentre sono stanco, anche ora che mi sento svuotato. Penso e ripenso, ma vado avanti. Faccio la salita, la schiena mi si piega in avanti, sembra un ponte strallato con i cavi sfilacciati, non mi regge più, ma arrivo fino alla fine, sorrido. Quasi non riesco a riprendere a correre, mentre sotto le piante dei piedi percepisco la breve discesa che mi porterà al breve sentiero che comunica con la strada asfaltata che giunge alla chiesa. Ma mentre penso corro, i passi uno dopo l'altro mi portano al piazzale, faccio la salitella in pietra, giro a destra: ecco i gradini. Qui inizio a sentire lo stanco velo d'acqua sopra il mo corpo, sul viso sembrava che mi sciogliesse le occhiaie, poi lungo il viso arrivo a percepire questo film acquoso anche nel collo, che scorre sotto la maglia, nelle spalle, sono completamente bagnato. E quel liquido mi porta via le forze. Ma ora il vento non c'è e non sento freddo. I dolori sono pure diminuiti. Arrivo al punto più alto. Vedo un ragazzo mentre fa una foto e mia madre, subito dopo, che mi dice: dai che va bene. Io rispondo quasi sconfitto: non và bene. Al ristoro c'è anche mio padre, mi fermo più del previsto, esausto, ricordo ancora le parole che mi escono di bocca: eeeeh stanco, sono! 

  

 

Mangio, bevo: non troppa coca cola, forse è stata lei ad avermi gonfiato. Ripenso al ritiro, e automaticamente riparto, una fitta sulla parte esterna del ginocchio destro mi fa zoppicare per 100 metri, lascio perdere, passerà dopo qualche minuto: lo penso con convinzione, conosco il sintomo. E così succede, mi riprendo un poco in discesa, ma ho sempre la voglia di camminare, aspettare, fermarmi, riposare. Eppure vado. Arrivo alla leggera salita prima del penultimo ristoro, faccio anche quella correndo, ripenso alla precedente. Mi accorgo che faccio tutti i pezzi più duri correndo. Mi rendo conto che quando entro in crisi profonda, cioè più che negli altri momenti, rallento un po e tutto passa: altro suggerimento di Filippo che mi aveva dato conferma di alcuni miei modi di agire durante la corsa. Ripenso agli allenamenti, ad alcune cose che forse mettevo già in pratica, ma che a volte vogliono ricordate, approvate da altre voci più esperte di mè. Penultimo ristoro: mi guardo sempre indietro, bevo e riparto presto, mi dico: se non mi hanno preso qui.... Mi aspetto la folla da un momento all'altro, che mi sorpassa, io che penso: vorrà dire che con la loro scia riuscirò ad arrivare all'arrivo. Ma cmq vado. Altra fitta alla ripartenza del 50°, è dolorosa, molto, per decine di metri non riesco a piegare la gamba ma poi passa nuovamente. Ora c'è la discesa: che bello!, un tratto facile, eppure fatico, ma sempre meno come si avvicina il traguardo. E non cammino, anzi, doso sempre meglio le energie, vado avanti, avanti, avanti, le gambe reggono anche nei tratti più impervi. Arrivo all'ultimo ristoro, ci sto poco e riparto: giusto qualche secondo in più per rifiutare un invito a pranzare con le bistecche che gli addetti si hanno appena cucinato. Ho bevuto sempre, non ho sbagliato nell'alimentazione, forse solo un po di stanchezza, se avessi sbagliato, ora sarei fermo, pieno di dolori. Anche il tratto finale lo faccio abbastanza bene, non cammino neanche per un momento nell'ultima salita, anzi, procedo molto lucido, Arrivo in fondo alla strada, c'è mia madre, come se non lo sapessi gli chiedo se devo girare a destra, una conferma inutile ma che mi piace farmi dare. Giro a destra, gli ultimi 300 metri circa, ecco l'asfalto. Ad un tratto un boato mi accoglie: sento il mio nome nella voce dello speaker, tutti che applaudono. E' una sensazione meravigliosa. Accelero e chiudo, con una progressione, la mia gara. Tutto si svolge in un attimo, arrivano perfino dei ragazzini per farsi una foto con me e Lorenzo, giunto qualche minuto prima. 



Dopo dico la mia prima parola: birra! Poi chiedo il tempo: 4'47''08'' !! Non riesco ad essere felice con i muscoli facciali ma dentro sento qualcosa di orgoglioso dentro di me, questa volta riesco a calcolare facilmente in pochi istanti il miglioramento: più di 16' rispetto all'anno prima. Nonostante un secondo giro faticosissimo e durissimo, le gambe sono andate, non come nel primo anello, ma mi accorgo di aver fatto un buon passo cmq. Quarto in combinata, con 3 campioni davanti. Sono veramente contentissimo, sereno, felice, soddisfatto!!! Ci ho provato a fare l'impossibile, con criterio, ho dato l'anima in questi due giorni e ciò che provo alla conclusione mi ha ampiamente ripagato, nonostante tutti quei brutti pensieri. Ma li ho dominati, nonostante ci fossi dentro, ci sono andato d'accordo e ci ho camminato insieme, anche questa volta una bellissimo agonismo contro me stesso.
P.S. Dopo la birra tutta una serata di serenità mentre aspettiamo gli ultimi arrivi, complice una doccia, le birre e i panini (e non solo), il clima atmosferico e umano... premiazioni molto divertenti... a Sant'Antonio si respira bene, in tutti i sensi.



Aggiungo anche un link al sito della mia società, dove si parla anche dei miei compagni di squadra, che sono andati benissimo, tutti insieme abbiamo contribuito ad una bel risultato per la Podistica Sassari. Inoltre, anche Stefano, nostro compagno di allenamenti, è arrivato 7°, e questo ha quindi testimoniato il bel lavoro fatto tutti insieme nei fine settimana precedenti.