Il mio sogno? trovare l'anima della corsa.. e della vita.

lunedì 19 dicembre 2011

Statistiche e previsioni per il 2012

Volevo pubblicare questo link sulle statistiche riguardanti i tesserati Fidal. Si nota tutta la negatività dell'anno 2011. Come nel 2008, c'è stata una brusca diminuzione dei tesserati in Sardegna. Da segnalare c'è il fatto che quest'anno la percentuale negativa si è accanita sopratutto su di noi, d'altra parte nel 2008, con l'inizio della recessione globale, il decremento era stato pesantissimo, sopratutto in una Sardegna già piena di problematiche. Dall'anno prossimo spero di poter rivedere un numero di tesserati in aumento, come ci fù nel 2009 e 2010, con questo c'è l'augurio che vorrei fare: auspico un 2012 molto più roseo per tutti... penso che sarà dura, ma è meglio essere positivi.

giovedì 15 dicembre 2011

Che faccio???? intanto miglioro un vecchio P.B.

In questo periodo il tempo è volato. Sembrava ieri, quei quasi 80 km in mezzo ai boschi, quella gara ad Orani, l'ultima sfida e l'ultima scintilla di quest'anno. Da allora ore e ore, invece, sono passate senza altre emozioni. Mi sono dato da fare solo per mantenere un poco di forma. I km sono scesi rapidamente e con essi è arrivata un po di malinconia. Purtroppo non si può sempre avere il tempo e la voglia di mantenere certi ritmi e la possibilità fisica e mentale di svolgere certe quantità di km. La testa vorrebbe preparare un'altra Ultramaratona, ma in contrasto c'è anche la voglia di riprendere a correre un po più veloce, di ricordarsi cosa voleva dire fare qualche ripetuta. Così, alla fin fine, i miei percorsi si sono accorciati.
Oggi, durante uno di questi miei allenamenti più imprevisti e anarchici in versione “usciamo per tenere la condizione”, mi sono trovato a fare il mio percorso test di 8km nel mio tempo migliore di sempre: 31'58''33. Niente di speciale come prestazione, è un percorso tortuoso ma non impossibile. Però era da tanto tempo che volevo vedere quel 31, scendere sotto i 4'/km, in allenamento mi veniva molto difficile andare su certi ritmi. L'anno scorso avevo fermato il crono in 32' 05'', da quel giorno non ero più riuscito a migliorarmi. Era un ottimo periodo, andavo veloce ed ero molto magro, un buon inizio settembre, una sera perfetta. Forse il periodo più veloce della mia breve vita podistica. Quindi stamattina mi sono sentito estremamente felice quando al giro di boa ho visto quel 15'39''. Ho spinto nei successivi 4km in salita per tenere un buon passo e provare a fare il tempo, è arrivato, con esso la fiducia negli allenamenti costanti, nel non mollare mai. Mi sono sentito finalmente bene come non lo ero da tanto, la corsa mi ha fatto un bel regalo.
Ora spero soltanto di passare un buon inverno e pensare bene a cosa fare nella prossima primavera. Voglio capire quale può essere un obiettivo interessante, su cosa lavorare. Sicuramente passerò per un analisi di questo 2011, da descrivere prossimamente.

sabato 19 novembre 2011

XIV Trofeo Sant'Andria - Orani - 24'20''

Il 13 novembre scorso ho partecipato al XIV Trofeo Sant'Andria nel contesto del paese di Orani.
Questa è una gara a cui ho partecipato già 2 volte con ottima soddisfazione 2009 - 2010. Quest'anno, naturalmente, dovevo essere tra i presenti. L'accoglienza dell'organizzazione è da premiare. Inoltre il percorso è molto particolare e tra le gare che presentano un circuito dentro il paese è tra i più interessanti. Quest'anno l'ho trovato migliorato ancora di più. Ci sono da fare 4 giri da circa 1600 metri. Rispetto all'anno scorso la partenza è molto più agevole e presenta un pendio, subito dopo lo start, che è molto più moderato, è ideale per far allungare il gruppo e per evitare l'ostacolo dell'anno prima, consistente in una curva e in una salita ripida che si affrontava subito dopo il via.
Come sempre erano presenti anche tutte le categorie e la mattinata ha sorriso a questo evento con una bella giornata e con temperature contenute, non troppo basse.
Serve solo un po di riscaldamento e posso gareggiare con un vestiario leggerissimo. Non c'è freddo e dovrei poter fare una gara abbastanza buona. Alla partenza provo a rimanere tranquillo, non voglio forzare, provo a seguire la scia, intrappolato tra i primi 20 circa. Basta un giro ed inizio ad entrare in difficoltà. Farò sempre più fatica e verrò superato da qualcuno. Arrivo al traguardo con i polmoni che sembrano preda di una crisi asmatica, ho bisogno di ossigeno e quindi le gambe non vanno. Chiuderò con 24'20'' con una media di 3'48''/km se tengo conto dei 6,4km misurati dall'organizzazione con la rotella metrica (mio padre invece chiuderà a 4'25''/km, piano piano inizia a prendere "piede"). Non sono ne contento ne demoralizzato. Non posso fare il paragone perfetto con la scorsa edizione per via della lunghezza e del percorso diverso ma credo di essere andato un po meglio. Una prestazione nella norma. Considerando la difficoltà del tracciato, sempre molto mosso e con numerose curve, posso pensare di poter scendere facilmente sotto i 3'40''/km in gare più facili sulla stessa distanza. Bene o male dopo l'Ultra di Macomer non sono messo così male. Dopo la bellissima mattinata di corse e la premiazione, ci spostiamo al grandissimo rinfresco. Uno dei migliori a cui ho assistito nelle gare che ho disputato. Con soli 2,50 euro, la gara podistica di Orani è un evento imperdibile. Purtroppo anche quest'anno ho rinunciato a salire sul Monte Gonare e alla possibilità di fare una visita guidata gratuita al Museo perché non si volevamo fare tardi. Sicuramente tornerò.

sabato 5 novembre 2011

Sardinia Ultramarathon 60km - 5h03'21''





Ore 9 del 23 ottobre, meno di 24 ore dalla Corsa Verde: siamo pronti alla partenza. Lo speaker, e presidente Pietro Cadoni della CS Fiamma Macomer, inizia l'appello. Passa un po di tempo rispetto all'orario ufficiale dello sparo, ma le risate e le battute che ne scaturiscono, nonché l'applauso per ogni atleta che risponde al richiamo, scaccia i pensieri e aumenta il buonumore. Lo start sarà talmente atteso, dopo questa iniezione di fiducia, che si parte con il sorriso sulla bocca. Calcolavo, se mi andrà bene, arriverò tra le 14 e le 15.. sono appena le 9 e 15 e mi mancano 60 km tra i boschi (è probabile che la cifra esatta sia 57,6k secondo qualche fonte, non cambia il fatto che è una gara molto lunga e con le sue difficoltà), tra zone archeologiche, tra strisce tagliafuoco e sentieri. Partiamo subito con una salita, poche centinaia di metri in asfalto e passiamo subito al primo viottolo. La strada si fa subito più stretta e mentre si inizia a guardare per terra, in modo da evitare i piccoli ostacoli, i più forti iniziano a scomparire dietro i brevi rettilinei e gli arbusti sporgenti. Maya, il cane di Orrù, la vedo accompagnarci gaia nel suo andare e venire, anche lei presto scomparirà da qualche parte, felice e serena tra i podisti, nel suo fare l'elastico tra i runner avanzati e quelli più indietro, andrà ben presto in avanscoperta con il suo padrone. Inizio a concentrami sul passo e seguo chi ho davanti. Dopo un po raggiungiamo una zona con la visuale più ampia. Le gambe girano bene, in una discesa, sulla striscia tagliafuoco, mi riavvicino in modo notevole al primo gruppo. La polvere rossa che ricopre il suolo ricorda l'esperienza di un astronauta sul suolo lunare, ma in questo caso sembriamo i colonizzatori di Marte. Credo che se dovessi pensare di atterrare su questo pianeta, questo tratto di gara sarebbe esattamente parte di quello che mi aspetterei. Ogni tanto evito un canale, scavato presumibilmente dall'acqua, e ogni tanto sfioro qualche roccia affiorante, per il resto mi faccio trasportare dalla discesa e non capisco perché io vada così veloce. Mi diverto a sprofondare in quella sostanza finissima e creo dei buchi enormi, è così soffice che viene voglia di correrci dentro ancora più velocemente, non dà per niente fastidio ai muscoli, ti ammortizza molto bene, quindi decido di spingere un po di più. Dopo un breve tempo questo divertimento finisce e come passiamo su altri sentieri, più rigidi nella loro percorrenza, perdo nuovamente da chi ho davanti. Inizio a impostare un nuovo passo, più rilassante, faccio calare il mio lieve affanno che sento aumentare nei polmoni, una breve salita mi indica meglio che andatura tenere. E' ancora prestissimo, abbiamo fatto pochi km, eppure la gara sembra già nel vivo, meglio non farsi fregare. Arriviamo così ad una discesa ripidissima, quasi dove calarsi con attenzione, come composta di scalini sulla roccia sporca di terra, da non sottovalutare, ci si deve quasi fermare, qualche passo agile e siamo in basso. Saranno stati una decina di metri ma amplifica i distacchi. Cambia lo scenario, secondo me da qui in poi può essere considerata come "zona archeologica". Ora è il turno di un tratto semplice come pendenze ma con dei canaloni scavati probabilmente da un fuoristrada, deve aver trovato il suolo bagnato e ha lasciato impressi, nella terra assettata, i suoi segni. Devo ancora abituarmi a perdere meno tempo nel trovare la strada giusta ed a rendere più automatiche le mie scelte in base agli ostacoli del terreno. Quanti saranno? 3-4Km? Ancora non sono stati sufficienti ad imparare il terreno. Devo iniziare a pensare meno a dove mettere i piedi, devo essere più intuitivo. Fortunatamente arriviamo già al tratto di asfalto che ci porta verso i Betili di Tamuli, le tombe dei giganti e il nuraghe omonimo. Siamo verso il 4° km sicuramente. Con precisione quasi matematica, infatti, troverò il primo ristoro! Sembrava non dovesse arrivare e invece eccolo lì, ci indica che mancano 55km circa. AIUTO! Per la cronaca, ogni 5km ci sarà un punto di ristoro con dolci, succhi di frutta, acqua, coca cola e altro, nonché si aveva la possibilità di farsi portare il proprio rifornimento privato nella postazione preferita! Fantastico. Siamo arrivati quindi ad 1/6 del primo giro, cartello 5K/35K. Un dodicesimo della gara. Bevo, mangio un pezzo di banana e vado avanti. C'è un piccolo giro da fare dentro la zona archeologica, saranno 500 metri, per fortuna ancora non ho perso così tanto. Mentre inizio il piccolo giro i primissimi ancora non l'hanno concluso. Magra consolazione ma ottima motivazione. Esco dalla zona Tamuli, ripasso davanti al ristoro e mi viene in mente che non mi sono guardato in giro, ricordo solo il panorama distante, ho notato solo quelli che in lontananza arrivavano al ristoro posizionato più in basso e poi, poi ricordo sostanzialmente l'erba tra i piedi. Accidenti, non ho visto niente!! Ho perso un occasione di godermi il paesaggio!! Mah, pazienza, sbagli della concentrazione!! Torniamo indietro per la stessa strada, per quelli che saranno 2 km del tratto a bastone. Quindi per totali 4km tra andata e ritorno ti incroci con tutti i podisti che hai dietro e viceversa. Mi accorgo solo ora che quindi rifarò quella ripida discesa, stavolta in salita. La approccerò con tranquillità, con 2 o 3 passi veloci, per evitare troppi strappi, è peggio di una scalinata ripida, ma breve, mentre inizia la mia fatica lei finisce. Mio malgrado, però, inizio a perdere posizioni, subito dopo questo tratto infatti mi supera Olmo e la Mora. Olmo con il suo passo che sembra evidenziare la bassa gravità del paesaggio marziano attraversato prima, la Mora con il suo passo agile, una via di mezzo tra un felino e uno stambecco, con la velocità di uno scoiattolo. Tornando indietro su questa strada incrocio come dicevo, gli altri atleti, ci incoraggiamo. Nel frattempo chi avevo davanti sparisce. Sono passati solo 7km circa, si torna su una nuova parte del circuito, inesplorato fino ad ora. Inizia una lunga striscia tagliafuoco dal fondo abbastanza buono, compatto, con avvallamenti qui e là. Lontano vedo delle maglie, ma le gambe non girano tantissimo, anzi, tendo a difendermi ancora. Ben presto vengo anche raggiunto e superato da qualche altro. Al ristoro del 10°km inoltre me la prendo comoda e vengo raggiunto da almeno 4 atleti. Qualcuno lo sento molto affaticato e mi preoccupo un po, sono io che sbaglio o sono loro? Io non emetto nessun respiro, spesso corro con la bocca chiusa e le gambe sono solo un po' imballate, per ora non me la sento di aumentare. Sarà solo nella salita seguente che inizio a trovarmi più a mio agio. Infatti con il gruppetto riesco a tenere una buona andatura fino al 12° km, lì inizia una ripida salita in sterrato che mette molto in difficoltà. Se non bastasse, su in alto, si vede la sua fine, non proprio una visione d'aiuto. Lontano e piccolina si vede anche qualche macchia colorata di chi l'ha quasi finita! Il respiro dei miei compagni si fa più forte. Io salgo regolare e sembro molto più fresco. Non penso più che ci sia un problema e su qualcuno dei miei compagni d'avventura guadagno alcune decine di metri. Finalmente, giunti verso la cima, si arriva, dopo un breve sentiero, su una zona in asfalto. Riconosco lo spiazzo della parte bassa, zona in cui si passa davanti prima di giungere alla chiesa di Sant'Antonio. C'è da fare anche il breve pezzo di strada lastricata per arrivare al piazzale più in alto, e dato che ci siamo, ci fanno passare per i gradini del giorno prima così da prendere il piazzale da una zona ancora più in alto. Nel frattempo incrociamo chi ha già fatto il piccolo giro di boa di Sant'Antonio. Fuggitivi si inoltrano già per un sentiero laterale fatto anche il giorno prima, si dileguano nel bosco dopo essersi fermati al ristoro posto alcune decine di metri più in alto. Faccio con sollievo i gradini e sbuco dalle rocce, svolto a sinistra ed ecco lì il tavolo con le vivande e le bevande.Vedo da lontano mio padre che è salito fin lassù per fare un po di foto, poco prima avevo già riconosciuto la macchina in un punto predisposto per il parcheggio. Per fortuna sono ancora molto lucido. Cerco il mio zainetto, poco più di due ore prima l'avevo lasciato insieme al mio tasky all'ananas ed altri rifornimenti ad un responsabile che sarebbe salito al ristoro del 15°. Mi fermo e bevo quasi interamente il contenuto. Indeciso, controllo nuovamente il tavolo per vedere se c'è altro da mangiare di mio gradimento. Sul momento i dolci non mi attirano. Una ragazza mi chiede se voglio della torta, gli rispondo velocemente di no e ritorno a correre, con me prendo solo dei carboidrati dalla tasca principale del monospalla e li faccio sciogliere in bocca. Ho perso nuovamente delle posizioni, devo cercare almeno di difendere quei 15km successivi da altri atleti che mi raggiungono in men che non si dica e che mi sorpassano con una freschezza che sembra superiore alla mia. Non voglio più perdere, ora devo iniziare ad essere più concentrato! Devo fare una pausa al discorso e dire che in questi 3 ristori gli addetti si sono già dimostrati ampiamente gentili, spesso ci siamo scambiati anche brevi battute, spesso ti vedevano da lontano e ti chiedevano in anticipo cosa volevi, ti preparavano l'acqua, ti indicavano dove era quello che desideravi, ti versavano la coca cola, ti chiedevano se la gara era dura, ti informavano che davanti avevi qualcuno vicino. Io con piacere li ringraziavo per ogni cosa, già intravedere questo comportamento esemplare dava molta serenità e piacere nel proseguimento della corsa! Mi faceva proprio piacere arrivare all'oasi-ristoro. Una corsa a tappe nella seconda tappa! Torniamo al 3° ristoro della chiesa: dopo questa piccola sosta mi tuffo giù per la discesa tra i boschi che in seguito continuava per un bel sentiero leggermente sconnesso tra la fitta vegetazione. Davanti a me vedo chi mi aveva superato poco tempo prima ma non riesco ad avvicinarmi, anzi, nonostante un passo più deciso, perdo stranamente strada. Anche sul piano vedo allontanarsi chi ho davanti. In seguito attraversiamo anche la strada asfaltata che porta verso il paese di Scano di Montiferro e ci addentriamo in una altra parte del percorso, siamo oltre i 16-17km e l'istinto di svuotare la vescica mi porta a fermarmi per un po. Perdo un po di tempo ma sono stranamente tranquillo. La strada da percorrere mi sembra un po difficile, l'area è più aperta, nonostante il bosco a sinistra, i campi aperti e la visuale ampia sul lato destro sono più evidenti, dopo che si è fatta la discesa e una strada più intima comportano un impatto faticoso sulla mente. Così prendo anche questa parte con cautela, brevi salite abbastanza difficili da interpretare mi fanno faticare leggermente. Inizio a fare tira e molla con un altro atleta che mi ha raggiunto. Più avanti la strada si appiattisce ma peggiora il terreno. Ne risulta un'altra parte faticosa, nel momento in cui i demoni si affacciano, vedo il ristoro. Mi fermo, bevo, mangio e riparto. Mi riporto sull'atleta e lo supero così come avevo fatto dopo che avevo finito di fare pipì. Non è mia intenzione staccarlo, anzi, continuo del mio passo. Raggiungerlo e distanziarlo però mi infonde fiducia. Più avanti non lo vedrò più. Inizia un bel pezzo di discesa tra i boschi, secondo me la parte più bella della Sardinia Ultramarathon. Sono quasi 2 km in una striscia taglia fuoco dal suolo compatto, ricco di muschio ed erba, qualche pianta un po più grandetta qui e là. Il tutto è all'ombra, una vegetazione da fiaba sulla sinistra, ancora più selvaggia di quella già vista. Mi viene una tentazione forte di entrarci dentro per scoprire i misteri nascosti tra quei alberi, vedere che cosa si nasconde. Per un po corro guardando se riesco a percepire qualche creatura fantastica, sono sereno, vorrei che questa parte non finisca più. Riesco anche a correre meglio ed evitare, come in un gioco, gli eventuali avvallamenti, i rami e fossi che trovo di tanto in tanto. Sempre con ottima attenzione arrivo alla fine di questo contesto con sufficiente facilità. Tornare sul piano, invece, mi fa tornare della stanchezza. Poco prima di arrivare alla mezza maratona si attraversa un bosco più aperto e luminoso, si passa dentro. Qui sarebbe il luogo ideale per un pic nic. Nel frattempo, sulla mia destra, passano 2 ciclisti sulla bici da cronometro. Oltre gli arbusti e gli alberi c'è una strada che inizio a fiancheggiare. Sarebbe veramente bello stare seduti su un sasso per vederli passare, magari con buona compagnia e qualcosa da sgranocchiare. Respirare l'aria pulita e passare un po di tempo. Invece continuo, la strada S.P. 43 che porta a San Leonardo si attraversa subito dopo e ci si inoltra in un altra parte del percorso. All'inizio lo scenario è simile ma dopo un breve tratto all'ombra degli alberi si svolta a sinistra, l'ambiente inizia ad aprirsi e in breve è come trovarsi sulla cima del percorso, così non è, il tratto più alto era in corrispondenza della chiesa. In realtà siamo all'inizio di un altra forte discesa, molto tecnica, dove far andare le gambe ed evitare terra, sassi, buchi e rami. C'è di tutto e se ci si lascia troppo incantare dalla vista che spazia lontana ci si può far male. Bisogna sempre guardare dove si mettono i piedi. Ad un certo punto, davanti a sè, si trova anche una breve salita molto ripida, naturalmente siamo sempre in mezzo al terreno che sembra sconquassato da un grosso aratro, alle volte da anche l'idea che lo abbiano usato come zona per testare piccoli esplosivi. Descrivere il suolo è difficile. In certi punti si affonda, in altri difficilmente si riesce ad andare avanti e non si capisce quale sia la strada migliore da prendere per evitare gli ostacoli. Se si sceglie un punto meno pendente ci si ritrova con difficoltà maggiori di appoggio. Alle volte bisogna allungare la strada per non entrare dentro l'ostacolo, bisogna necessariamente girarci attorno, l'alternativa sarebbe quella di faticare di più. Bene o male la corsa lungo questa mezza costa ci porta tra mille problemi fino al rifornimento del 25°, in questo punto si vede uno spaventoso cartello con la scritta 55°km! Non lo guardo troppo e bevo, mangio. Subito dopo si scende, una curva a sinistra e si entra in un sentiero piatto, dal suolo più compatto, infido, ti fa venire voglia di fermarti, è rilassante e stancante allo stesso tempo. Ci si trova in mezzo ad una pineta che lascia strada ben presto ad altra vegetazione mista. Ritornare a non vedere oltre i 50 metri mi mette a disagio. Intorno c'è solo vegetazione. Il sentiero tende a salire, le gambe si fanno pesanti. Questo punto per me è il più difficile. Iniziano tante domande: chi me lo fa fare?, riesco ad arrivare in queste condizioni? Come faccio a fare la salita per arrivare alla fine del primo giro e poi a fare altri 30km? è meglio ritirarmi? E' già tanto quello che ho fatto? Sto rallentando!?, aspetto quelli che ci sono dietro se dovessi trovarmi in difficoltà ancora maggiori..?! etc, etc. La parte più bassa di questo anello è anche quella che moralmente ti manda più giù. Eppure arrivo ad una nuova strada asfaltata, sono a circa 26km dal via. Attraverso la strada che porta a Macomer e si entra per la via che conduce alla colonia, dove c'è il luogo di ritrovo. L'asfalto è come catrame morbido. Mi sento lentissimo, senza una risposta rigida al mio passo. E' proprio qui che ho avuto le sensazioni peggiori. Dopo poco si gira a sinistra e si sale, manca ancora un breve tratto per arrivare al termine della prima tornata. Sono circa 2 km in sterrato, la prima parte più pendente. Qui inizio a pensare a delle soluzioni alternative, posso arrivare almeno al 45°, posso continuare, vedo come sto al 35°. Salire mi fa tornare il morale, la convinzione, fare questa salita è come se mi infondesse nuova linfa, mi ci trovo meglio. Nel frattempo, davanti a me, vedo una delle prime donne, lungo la salita le ritorno sotto, è sempre più vicina, è la Correale. Mi rendo conto che non sto andando piano, ascolto la mia andatura, rispetto a pochi km prima è tornata abbastanza buona. Lei non è scoppiata, anche se forse è un po in difficoltà, averla recuperata mi dà ottime informazioni sulla mia condotta di gara precedente. Prima neanche la vedevo in lontananza. Il rifornimento del 30°k da all'ottimismo un valore aggiunto, siamo anche alla fine del primo giro. Da lontano mi riconoscono e urlano il mio nome: è Davide Ribichesu. La gente inizia a urlare, a fare il tifo, ad incitarti. E' bellissimo. E' un emozione unica. Cambia tutto! Mi passa per la mente una frase: e come faccio adesso a ritirarmi, a pensare di non finire questa gara, come posso solo averlo pensato!!. Non ho più le gambe pesanti, non sento più niente. Non mi fermo. Anzi, mi fermo solo per mangiare, rilassato, tranquillo, perdo solo più tempo del previsto a cercare mia madre o mio padre per lasciarli i guanti. Mi mangio un altro pezzo di banana. Rivolgendomi all'addetta al rifornimento, gli chiedo se posso lasciare i guanti sul tavolo, mi risponde: si. Mi ritrovo in un istante lungo la stessa salita fatta dopo il via. Lontano vedo un atleta, lo acchiappo! Poco prima di rientrare per la strada sterrata vedo mio padre, durante quest'ora è risceso a fare foto delle foto anche qui, mi tolgo l'orologio e glielo porgo. Al contrario della Pistoia-Abetone, questo non è un segno di resa, è un segno di ripartenza. Mi metto all'inseguimento della seconda delle donne, che mi aveva nuovamente distanziato, e di una altro atleta che era insieme a lei. All'inizio sono titubante, dopo poche centinaia di metri, più spavaldo. Quando arrivo nel bel mezzo della zona con l'alta polvere rossa lungo la discesa li sorpasso e li stacco. Ora l'obiettivo è raggiungere Tamuli. Entro nella lunga zona dove si incrociano i podisti e vedo quasi subito il terzo, gli urlo: Dai Enzo, bravissimo! Calcaterra e Salaris quindi sono già passati, forse Filippo era quella maglia che mi sembrava di aver percepito mentre arrivavo all'inizio del tratto a bastone. Caspita hanno tutta questa strada davanti a me, praticamente più di 4km!! Più avanti vedrò Olmo, la Mora, via via tutti gli altri lungo questi 4000 metri. Prima tutti quelli davanti a me e poi tutti gli altri dietro, lungo il ritorno mi faranno compagnia. Sono tutti bravissimi!! Quando riesco scambio qualche sorriso, un cenno, in particolare ricordo il sorriso di Silvio. Tornando un attimo indietro con i ricordi mi viene ora in mente la scena buffa che ho vissuto. Arrivo al rifornimento e mangio, bevo. Prima di partire un signore dell'organizzazione mi chiede se voglio dell'acqua appena ripasso, da bere dopo il piccolo giro di boa. Gli rispondo di si. Ripasso e prendo un bicchiere al volo mentre, subito dopo, mi porgevano una bottiglietta. Al volo faccio un opppsss e li saluto. La nuova linfa mi ha messo quasi fretta, non aver visto subito qualcuno con una bottiglia in mano mi ha fatto agire di anticipo. Torno sull'asfalto e, come dicevo, di tanto in tanto si vede un podista, tra loro sono molto più distanziati, la gara inizia a diventare più solitaria, più spirito trail. Questi chilometri saranno gli ultimi dove vedrò così tante persone. Si rientra presto nel percorso sterrato e affronto il piccolo muro dove mi avevano superato al primo giro Olmo e la Mora. Lo faccio anche meglio e aumento l'andatura nel seguente sentiero che si imbocca. Arrivo alla fine del percorso in cui potevo incrociare gli altri, ho la conferma che ci sono stati dei ritiri. Di quelli che avevo davanti almeno 4 si sono fermati. Sulla destra degli uomini che sorvegliano il punto allestiscono un fuoco, spero non vogliano cucinarsi un porcetto perchè in questo caso mi stò fermando! Non sembrano pronti, chissà che vogliono fare, probabilmente ci vorrà del tempo, tanto vale continuare a correre e fantasticare. In fondo al percorso a me visibile vedo qualcuno, accelero lievemente e seguo chi ho davanti, stò recuperando su un podista! Arrivo così al rifornimento del 40°km. Mi dicono che sono il 12°. Mi sembra un po strano, ma effettivamente davanti non avevo moltissimi podisti. Chiedo conferma se qui siamo al 40°, mi dicono che dovrebbe essere circa il chilometro 41, 5. Li rispondo: ah meglio così! Mi dicono: dai che sono vicini! Con tranquillità, quasi volessi rimanere ancora un po a chiacchierare li rispondo: li ho visti! Avevo già percepito che forse ne avrei potuto raggiungere qualcuno. Bevo un bicchiere di coca cola e, nel salutarli, in tono quasi come per affermare, ora devo proprio andare, concludo: questa deve bastarmi fino alla chiesa! Riparto abbastanza agile, corro meglio del giro precedente, sono più veloce e meno affaticato. Penso: sono solo 18km. Arrivo alla salita più difficile che bisogna scalare per giungere alla chiesa, vedo il muro su in alto, non mi fa paura come qualche ora prima. Una maglia è già in alto, la vedo lenta. Nel frattempo riprendo un ragazzo lungo il pendio, mentre lo supero lui cammina, mi fa una battuta, mi chiede: ma è salita questa? Gli rispondo: si, ed è pure dura. Vado avanti, ormai l'ostacolo più grosso è superato. Poco prima di sbucare verso la strada asfaltata che porta al ristoro della chiesa un uomo dell'organizzazione mi dice: dai, forza! sei a 37' da Calcaterra. Sorrido, nella sua voce non c'era una battuta, mi stava veramente incoraggiando! In quel momento non era un grosso distacco, ma era anche qualcosa di enorme, dipendeva da che punto di vista lo si vedeva quel numero da vecchia sveglia. Arrivo ben presto agli scalini prima della chiesa. Li faccio meglio del primo giro, giungo al ristoro. Riconosco l'altra maglia che era davanti a me. E' ferma al ristoro. Riparte prima di me. E' Italo Orrù. Mi fa uno strano effetto, non nascondo che trovarlo lì mi entusiasma, come minimo il pensiero che ne segue è: non sto andando così male! Lui riparte seguito da Maya. Io bevo, mangio un pezzo di dolce e riparto. A grandi passi faccio la discesa in lastricato di pietra, raggiungo in un attimo chi avevo davanti, lo supero e lo stacco. Italo mi dice al volo: Vai, che io sto andando di conserva (o qualcosa di simile)! Non mi ricordo se gli abbia risposto qualcosa ma mi ha fatto un grande piacere, userò quella sua frase come motivazione in più. Mi butto per la discesa in mezzo ai boschi, vedo Maya, mi viene da dirle, come sempre: Brava Maya! Con una velocità che non avevo neanche nel primo giro della 21km del giorno prima in breve arrivo alla fine della zona alberata e segnalata da nastri rossi e bianchi. Vedo Signor Dettori che mi fa un immenso: Bravo Davide! Sento le gambe andare veramente bene e mi lascio un attimo prendere dal benessere di quel momento e forzerò in discesa. Non voglio più che chi è dietro mi riprenda. Vado avanti, e avanti, ogni tanto mi sembra strano correre così bene, ormai saranno quasi 50km di gara. Sento dei passi dietro di me, ma sono solo gli echi dei miei. Non so bene in che momento e in quale km ma davanti a me inizio a percepire altri 3 corridori, mi avvicino in modo evidente, mi accorgo, in particolare, che fanno parte di quel gruppo che mi aveva staccato dal 15°km in poi. Uno è in difficoltà e viene superato dagli altri due. Sarà proprio poco prima del rifornimento del 50° km che in poco meno di 2 km li riprendo, li supero e li stacco. Dovrei essere 7°. In seguito capirò che quel 12° posto era riferito alla esatta posizione maschile. Al 50° però arriva qualcuno da dietro, è fresco, non l'ho mai superato e visto durante la gara, ma va veramente forte. Dopo aver bevuto un po cerco di rimanergli vicino. Ha un passo molto migliore del mio. Ormai mancano solo 10km e molta discesa, penso che forse potrei provare a difendermi da questo atleta che stà svolgendo un ottimo finale di gara. Spero che nella discesa vada più lento. Niente da fare, sarò io quello che aumenterà il passo per tenerlo vicino. Mi trastullo con l'idea di riuscire a seguirlo e arrivare con lui in una volata. Penso che magari in salita ne possa avere di meno. Niente da fare. In discesa, e sopratutto lungo le zone più impervie, va più forte di me! E' agile. Passiamo lungo gli splendidi paesaggi di cui si può godere dopo il 50°. Arriviamo fino al 55°, proprio quando inizio a perderlo di vista lo rivedo partire dal ristoro. Credo che si volti, che mi veda arrivare, parte deciso e sicuro, con spinta. Sarebbe ancora vicino, forse 100 metri, potrei ancora avere una possibilità di riprenderlo lungo la salita finale, passare dritto al ristoro e sfruttare quel vantaggio. Le energie, però, iniziano a mancare, non sono più pimpante come nei precedenti 20km. Lascio perdere e mi fermo a bere. Riparto. Mancano 5km, me lo ripeto in testa. Devo arrivare. E' questo l'importante. Inoltre ci sono 3 atleti dietro, meglio amministrare le energie per contrastare un loro eventuale ritorno. Gli addetti del ristoro mi hanno confermato che l'arrivo non è alla chiesa. Avevo ascoltato qualcuno che avevo sorpassato, discuteva, spiegava che l'arrivo sarebbe dovuto essere alla chiesa, mi sembrava strano, potevo benissimo aver capito male... o era vero? Era lui che sbagliava? Dopo più di 50km certi dubbi danno qualche brutto pensiero. Seguire l'atleta lì davanti aveva portato a termine le mie energie. Tutto volevo fare tranne quei km non previsti. Oltre lo sterrato in salita per la colonia avrei dovuto girare a sinistra e fare altri km in asfalto, sul momento non era proprio di mio gradimento. Volevo togliermi dalla mente questo dubbio. Come nel giro precedente il passaggio ad un ambiente diverso mi fa calare le forze e le energie. Soffro abbastanza con la testa ma ormai sono in vista della strada. Vedo le due signore del giorno prima, quelle che al traguardo mi avevano incitato ed io le avevo risposto che dovevo andare piano. Chiedo a loro se bisogna arrivare alla chiesa o se l'arrivo fosse sempre in prossimità del passaggio finale. Mi dicono che è dove c'è la colonia, quindi leggermente più giù, in pratica dove siamo partiti. Quindi dovrò, male male andando, girare a destra e scendere?, oppure l'arco verrà messo sul punto di passaggio? Spero ancora di non dover prendere la salita in asfalto per arrivare alla chiesa di Sant'Antonio, quella dalla parte opposta a quella della salita in sterrato usata per salirci 15 e 45km prima. La stanchezza inizia a non farmi pensare lucidamente. Sapevo benissimo come era fatto il percorso, ma ora non voglio sorprese, quelle sorprese che in realtà non esistono. Ho appena passato la strada e sono tornato sulla strada per la colonia. Le gambe sono pesanti ma leggermente meglio del giro prima. O forse no? No, invece sono più deboli. Appena prendero il tratto sconesso me ne renderò subito conto. Devo continuare a spingere. Spero che l'ultima salita in sterrato vada bene come 30km prima. Senza soste e senza cali ulteriori. Un signore dell'organizzazione mi dice che manca un km e mezzo. Sorrido dentro di me, inizio a salire, non voglio girarmi, le cose non sono proprio tutte rose e fiori ma il passo è discreto. Percepisco che dietro non c'è nessuno, ormai il pendio si alleggerisce e accelero, accelero. In questo momento non credo che chiunque mi possa raggiungere riesca ad averla vinta facilmente. Siamo tutti stanchi. Da dietro non arriva nessuno. Non ho l'occasione per testare quella ultima fiamma di vitalità che mi torna. Da lontano vedo delle persone, sono meno del giro prima. Le altre sono al traguardo. Mi incitano da lontano come la precedente volta, le raggiungo, mi sento leggero, si svolta a destra. C'è da fare la strada della partenza, ora è in discesa, 5 ore prima l'abbiamo fatta in salita. Mancano sicuramente poche centinaia di metri. Vedo mia madre e le chiedo quanto manca, lei mi dice: E' lì. Dopo pochi passi vedo leggermente più giù il gonfiabile. Sulla mia decisa accelerazione, accelero ancora, di più, e di più, e di più! Sto volando, è uno sfogo! A poche decine di metri decido di non accelerare ulteriormente. Forse sto già sfiorando i 3- 3'10''/km, non saprei bene, ma andavo veramente veloce! Mi fermo qualche decina di metri oltre l'arrivo per smorzare la velocità. Ho il viso con sopra una maschera, come se avessi finito una guerra ma con ancora energie che uscirebbero fuori all'occorrenza, se dovessi continuare a combattere. Ma ormai è finita, mi posso abbandonare. Mio padre mi fa una foto, saranno passati pochi secondi dall'arrivo. Sono fiero di me, di aver corso bene, di aver fatto una bellissima gara. Ricevere i complimenti di amici e di altri corridori, dell'organizzazione, del Promoter IUTA Carlo Fenu, dà una soddisfazione immensa, sopratutto quando il morale è alto e d'accordo (non sempre dentro se stessi si è sempre soddisfatti della prestazione ottenuta). Scendendo verso la colonia, dove era parcheggiata la nostra macchina, devo dire la verità, mi sento un po emozionato, un po le lacrime avrebbero anche voglia di uscire, di sfogare questa cosa nuova per me, mai fatta prima, forse è la sensazione che ha il corpo quando si rilassa dopo tanto lavoro fisico. E' una grande sensazione, me la tengo dentro. Quanta serenità ne deriva in seguito, anche tanti pensieri, sopratutto: cosa fare?, continuare con questo tipo di gare o deviare verso altre? Sicuramente la corsa lunga di resistenza richiede molto in cambio ma dà tanto, tantissimo! Alla fine saprò altre belle cose: Arriverò 9° assoluto, 8° degli uomini, quello che mi ha sorpassato e che si è involato via negli ultimi km era il 5° uomo, arriverà con Cecilia Mora 3' e 35'' davanti a me. Di questa cosa sono molto contento perché il quinto posto ero molto vicino. Davanti c'era solo un vuoto, per me incolmabile, con Olmo in quarta posizione che chiude in 4h45'55 contro il mio 5h 03'21''. Calcaterra, invece, è vincente con 4h21'44''. Salaris e Tanca subito dietro di lui. Quanto ancora c'è da fare! Per completare i dati che mi rendono molto molto contento devo dire che sarò anche 8° nella combinata 21k della Corsa Verde + 60k e 3° dei sardi nel campionato regionale IUTA della 60km. Secondo di categoria nella 60 e primo nella combinata. Oltre questi numeri, che per me sono stati ottimi, c'è però ciò che mi ha lasciato questa giornata... in breve: queste gare sono strane, ti mancano.

giovedì 27 ottobre 2011

Corsa verde 2011 21k 1h35'01''



Sono molto molto molto molto molto contento della mia scelta di esser andato a partecipare alla Sardinia Ultramarathon! La prima tappa è stata qualcosa di stupendo! Mentre inizio a scrivere le prime impressioni (ore 17 e 39 di sabato sera) sento ancora il mega pranzo in pancia!! ma questa è solo la conclusione! Al ritrovo delle 9 arriviamo a Macomer e già si vedono le bandierine arancioni che ci guidano presso la Colonia ECA a Monte Sant'Antonio. Qualche km e arriviamo subito. Dei gentilissimi signori dell'organizzazione ci indicano anche il vasto parcheggio realizzato vicino al luogo di ritrovo e partenza. La struttura, invece, è a pochi passi di distanza ed è attrezzata e resa fruibile per fare docce, per i bagni ed etc. Ritiro quindi il pettorale e mi trovo subito a mio agio. Mi sento un po frenetico, l'ambiente mi piace molto e vedere la gioia dei podisti, la loro voglia di essere in quel posto e correre, mi elettrizza ancor di più. La giornata inoltre è perfetta. Un po di aria frizzante, fresca e pura anima ancora di più il buon umore. Tra i tanti amici noti, che ringrazio sempre per i loro saluti, i loro sorrisi e i complimenti su alcuni post del blog, si notano subito i visi di alcuni nuovi volti: subito riconosco Calcaterra, sembra un nuovo iscritto alla Fidal Sardegna, tanta è la sua spensieratezza, in parte titubante, sul da farsi. E' come qualcuno che ha appena iniziato a correre e che farà quel che potrà, pensando a cosa sarebbe meglio, ma senza mettersi pensieri negativi. Alla fine vincerà ^_^. Il suo sorriso quando incontra gli occhi della gente incanta, uomo di grande spessore sportivo e di anni e anni di corse, nasconde dietro i suoi sguardi una ricchezza inestimabile. Lui e la Correale sono proprio un bel quadretto.. sicuramente una luce negli occhi li accomuna. Bisogna guardarli, per capire di che parlo. Olmo, invece, è un vero e proprio uomo-corsa. Mi spiego meglio: se dovessi descrivere una persona votata al correre, sarebbe lui! Alto, magro, scavato dai km e dai paesaggi attraversati con i km. Dal fisico che sembra un fusto d'albero ma dalla pelle e dall'aspetto che ricorda il deserto. Sicuramente ricorda più il deserto che il Monte Bianco!!, ogni suo aspetto (e lo è) sembra adattato agli ambienti ostili. La sua corsa, elastica e ammortizzata, sembra rispettare il terreno su cui spinge i suoi piedi. E' un uomo a cui si deve molto rispetto e che secondo me, quando se ne acquista la fiducia, può regalarti ore e ore di pensieri, riflessioni e storie. Al contrario, Italo Orrù è invece un chiacchierone ed estroverso fin dal primo momento che lo si incontra, nel vero senso della parola: questo è un vero e proprio complimento che gli faccio. E' un uomo dal grande spirito, con una visione della corsa che esce dai consueti schemi. Ama sicuramente la natura, il viaggio, la scoperta.. le persone. Devo ancora capire come ha fatto a digerire i 5000 e passa km della LA-NY, straordinaria avventura che sembra non l'abbia minimamente toccato, anzi, anche se non lo conosco, penso che lo abbia reso ancora più dedito alla sua corsa e a quello che rappresenta. La sua cagnetta Maya, poi, è dolcissima, una vera super ultramaratoneta che ci accompagnerà per i 21km.. ma sa fare ben altro e molto di più. Anche la moglie di Italo è troppo simpatica, le devo 100 euro :)! Forse nelle descrizioni mi potrei sbagliare ma dietro questo tipo di atleti posso sicuramente intravedere con certezza il mondo che ho sempre sognato, i desideri che forse potrò realizzare. Altri grandi interpreti esterni alla nostra Sardegna erano presenti, tra i tanti ho riconosciuto anche Cecilia Mora, l'argento del Mondiale Ultratrail di Connemara. E' una donna incredibile! Ma questo è solo una parte di quello che si percepiva. La gioia dei tanti amici sardi, la soddisfazione per una gara che si preannuncia come un ottimo successo, le battute, il timore dei 60km del giorno dopo, i complimenti reciproci e tutte le altre sfumature dei podisti sardi sono sempre una buona fonte di ricarica per tutte le altre attività della vita quotidiana e descriverle tutte e nominare tutti sarebbe impossibile, dimenticherei sicuramente qualcuno, cosa che non vorrei. Ma passiamo alla gara: Io parto molto tranquillo, davanti tutti vanno via ed io rimango ben presto a metà gara, subito dopo dei dintorni della parte avanzata della corsa che segue i primi super atleti. Ci sono da fare due giri identici che partono in discesa, per poi risalire ben presto passando dall'asfalto allo sterrato. Parte di strada la conosco, l'avevo fatta anche alla corsa verde del 2009. Si sale, il terreno del sentiero composto di ghiaia, terra battuta ed erba inizia a farsi sentire. Tengo sotto controllo il respiro e lascio perdere i dolori che mi vengono alla gamba destra: so che scompariranno. Non ho fatto riscaldamento per una mia particolare scelta e dopo il riposo della settimana appena passata credo sia normale avvertire dei fastidi. Ogni tanto metto il piede male e i muscoli tirano. Devo stare più attento. Tra i tanti ostacoli arriverò fino alla chiesa, alla fine del primo giro e il secondo, come dirò più avanti, sarà più semplice. Boschi fatati dall'ombra mattutina e dai misteriosi giochi di luce mi stancano un po la vista e nonostante le frecce per terra di color arancione, il nastro bianco e rosso a petto d'uomo, lo staff dell'organizzazione che indica la strada giusta da prendere, ho avuto un senso di smarrimento dovuto a tutto quel verde e alla mancanza degli occhiali. Ma non ho mai avuto paura di perdermi, nonostante qualche pezzo di corsa solitaria in mezzo al verde a 360°, anzi, mi sentivo al sicuro in ogni momento. Arrivo ad una discesa in sterrato che ci accompagna verso la chiesa di Sant'Antonio. Prima di arrivare, però, bisogna passare attraverso un altra salita molto infida, che nonostante il mio passo più tranquillo mi mette in affanno. Inizio a pensare di mollare ancora un altro po la velocità, ma finisce d'improvviso dopo un ultima disperata pendenza che non mi dà minimamente il pensiero di camminare, nonostante la sua tenacia. Mi trovo davanti a degli scalini, li avevo visti solo in foto, avevo pensato che avrei dovuto tenermi le gambe, invece mi sembrano fin troppo facili, recupero dal movimento fastidioso della salita in sterrato, ringrazio la scala per quelle decine di gradini molto graditi e vado avanti. Davanti alla chiesa inizia la discesa, saranno almeno 4 o 5 km in asfalto tra il tratto per arrivare all'arco di arrivo e il tratto che dopo il secondo giro ci porta nel punto più basso, per poi risalire e portarci nuovamente verso la chiesa. Il secondo giro lo farò un po meglio, i dolori son passati, e provo ad accelerare leggermente nella prima discesa in sterrato prima di risalire nel secondo pezzo della salita per Sant'Antonio. Durante questi sentieri troverò anche Mauro con tutti gli appassionati del Nordic Walking. Che vista rilassante e rincuorante. Mi sentivo così bene, vedere quanto eri più veloce di loro che camminavano era un ottima cosa, capivi che non eri fermo. Inoltre tutte quelle persone e bambini tiravano su l'umore, condividevano con tè quel paesaggio così selvaggio, quel sentiero isolato e stretto nel verde. Quella loro calma e gioia, l'ho presa e portata con me. Ritornare a inseguire in solitaria, ad essere padrone del tuo percorso ora sembrava ancor più bello. Le foglie questa volta non mi ostacolano con i loro tranelli, i sassi nascosti mi danno meno problemi, mi vengono pure i dubbi di star andando un po troppo veloce. Continuo così e arrivo alla seconda salita, la più dura. Mi mette in leggera difficoltà, non c'è verso di farla tranquillamente, passa anche questa e salgo i gradini, che trovo sempre semplici rispetto al piano inclinato. Si ritorna sull'asfalto. Qualcuno mi supera e si allontana velocemente. Sto perdendo tantissimo ma continuo con il mio passo leggero e senza mai usare l'altra falcata. Ho paura di rovinarmi le gambe e questa volta ho fatto una promessa a me stesso: devo fare da bravo e fare le gare senza le pazzie che ogni tanto mi diverto a improvvisare. Concludo senza nessuna accelerazione fino all'ultimo metro. Mi incitano pure, io rispondo che tanto oggi devo andare piano. Riceverò una simpatica ramanzina, è stata una scena veramente buffa. Se non sbaglio poi si è dibattuto sul fatto di come non mi scomponessi neanche di un pochino durante gli ultimi metri, senza nessun accenno di accelerazione per gustarmi il traguardo. Nel frattempo, però, le gambe si sono fatte pesanti e leggermente indolenzite e le mani iniziano ad essere fredde, inizio a riflettere su questo problema in previsione del giorno dopo. Spero di non essere andato troppo veloce. Sono sempre 1h35'50'' (la classifica mi dirà 1h35'01'') e la distanza, a detta del garmin è leggermente inferiore. Forse 20,6k. Sono andato come dovevo, ma il percorso mi ha dato più difficoltà di quello che pensavo. Volevo arrivare ancora con meno problemi, purtroppo devo tornare a casa con degli indolenzimenti che mi renderanno la serata e la nottata non molto tranquilla. Eppure la chiacchierata finale con Salaris, mente lui defaticava ed io finivo la mia gara, dimostra che ero totalmente lucido e con il fiato integro. Speravo che il giorno dopo andasse meglio. La gara infatti mi ha rimesso in moto le gambe e dovrebbero poter recuperare quasi totalmente in quelle poche ore che mi separano dalla 60K. Dopo le belle premiazioni, con buoni premi, si mangia abbondantemente. Sarà un ottimo pranzo! Di più proprio non si poteva chiedere!!!!!! La sera torno a casa, i muscoli si fanno sentire, la parte sinistra del ginocchio pure, la parte bassa della gamba destra risente di quella mezza scivolata proprio nei primi km. Eppure riesco a tenermi positivo, penso alle strategie del ciclismo che ho usato nelle ultime 3 settimane per allenarmi, devo essere fiducioso per il giorno dopo. Mi sembra strano aver sbagliato. La notte passa, è strana, mi sveglio più volte durante il cuore delle ore notturne, muovo le gambe e sento tutti quei fastidiosi doloretti. Non so come farò a coprire quella distanza. Mi ricordo sempre quello che penso a riguardo del podismo: la corsa rompe, la corsa cura. Mi riaddormento: faccio dei sogni che sono un po angoscianti, mi ritrovo in mezzo al bosco subito dopo la chiesa. Ho la visione un po sfuocata, un po di paura e sento il sapore della distanza, come impotente ne sento il timore, relegato in mezzo a quegli alberi, senza via di uscita. Mi sveglio con un sentimento strano, come dire: i dolori articolari aumenteranno?, forse! Riuscirò a fare quei km? Se non ci riuscirò non mi importa, so anche camminare, male che vada aspetto chiunque ci sia dietro di me. In ogni caso so che oggi dovrei stare meglio. Spesso, il solo muoversi ha migliorato di tanto le condizioni. Io ci voglio essere, non andare a questa 60 km sarebbe come buttare via un anno. Io vado! Voglio vedere quel paesaggio!! Dal momento in cui mi sveglio i timori sono piano piano spariti, l'incubo è diventato un posto in cui tornare e capire che c'era da vedere e cercare più a fondo, perché lo sognavo, il perché di quella zona alberata. Mentre mi dicevo che in quelle condizioni fisiche poteva succedere di tutto, che arrivare sarebbe stato in ogni caso difficile, mi davo forza. Scendere dalla macchina e sentire quell'aria fresca mi aveva già curato. Volevo solo partire!



P.S. Ho incontrato Olmo, quel signore che ha influito sui miei sogni di ragazzo, quel signore per cui ho iniziato anche a correre. Le sue corse sono state un grosso contributo nella direzione delle mie scelte. La Marathon des Sables ormai non sò se abbia ancora lo stesso significato nel mio futuro, se è la stessa cosa che mi immaginavo da ragazzino, se sarà importante come mi aspettavo tanti anni fà, se la farò ...una cosa è certa: 3 anni di corsa non sono trascurabili ed hanno portato a delle modifiche, grazie anche a lui ho scoperto la corsa e un piccolissimo assaggio delle lunghe distanze...

domenica 16 ottobre 2011

Settembre 2011

2 settembre: 2,5k + 2,5k lenti
3 settembre: gara Stintino 5,130k a 3'38''/km
4 settembre: gara Ossi 13,8k circa a 4'13''/km
6 settembre: 6,5km a 4'32''/km
7 settembre: 8k a 4'21''/km
8 settembre: 54' tranquilli
10 settembre: 4k + 4k lenti
11 settembre: 47,2k a 4'44''/km
13 settembre: 5,5km a 3'57''/km + 2km lenti
14 settembre: 20' lenti + 2 x 1000 a 3'29''/km rec 5'
15 settembre: 8k a 4'04''/km
17 settembre: 5,960 a 3'48''/km gara ad Alghero
18 settembre: 8,7km a 4'31''/km
21 settembre: 9 x 1000 a 3'56''/km rec 400 m attivo
22 settembre: 6,3k a 4'03''/km + 2,1k tranquilli + 10x420 a 3'36''/km rec 1' fermo
24 settembre: 5,680km a 5'05''/km
25 settembre: mezza della wine half marathon 1h25'44'' a 4'04''/km
28 settembre: 10 x 1000 a 3'57''/km rec 400 attivo + 800m rec + 2k a 3'55''/km – di sera 8km a 4'25''/km
29 settembre: 5,2km a 5'01''/km

giovedì 13 ottobre 2011

2^ Maratona della Solidarietà Cagliari 3h10'12''

Sveglia ore 4:15. Partenza da Sassari ore 5:00. Inizia così la mia giornata della Maratona di Cagliari del 2 ottobre scorso. Devo dire che il viaggio di andata è stato abbastanza veloce, quasi tutto al buio e con la voglia di sonnecchiare che ogni tanto mi faceva chiudere gli occhi. In macchina sono stato anche abbastanza tranquillo. Ripensavo un po alla velocità che avrei potuto tenere. Nei giorni prima pensavo di passare verso 1h e 27-28 alla mezza per poi avere almeno 5 o 6 minuti da gestire. Il mio obiettivo infatti era di scendere sotto le 3 ore. Chi è che non ci pensa? Invece dentro di me, nel profondo volevo tentare ancora di più! In realtà mi sarebbe andato bene fare un passo di 4'05''/km per almeno 21 km o qualcosa in più.. e poi, il caso mi avrebbe guidato. Tutto sommato ero sul pensiero di prendere la gara così come veniva. Avevo guardato un po i tempi, ma senza convinzione. Stavo pensando di fare ogni 10k in 41 minuti, ma anche questa soluzione era troppo schematica, anche se molto appetitosa. L'unica cosa che mi aveva un po esaltato era di aver visto nella lista dei partecipanti il nome di Malfatti Pio. Avevo subito pensato che se l'avessi trovato in gara sarei potuto andare con lui. Ero quasi convinto che siccome volevo cercare di fare lo stesso suo passo delle recenti maratone che aveva disputato, lo avrei trovato tra i podisti più o meno davanti o dietro di me. Nei giorni seguenti anche questo pensiero mi era sfuggito di mente. La notte prima, invece, avevo addirittura sognato una conclusione in 2h e 56. Questo 56 mi era rimasto impresso in mente e non capivo perché. Mah, che fosse un segno? Non ho mai creduto a queste cose, però mi divertiva molto.
La mattina, quindi, arriviamo verso le 7 e 15 nel luogo del ritrovo. Chiediamo informazioni, parcheggiamo e andiamo a prendere un caffè in un bar dei portici di Via Roma. Cagliari è una città che purtroppo conosco ancora poco, per questo mi sembra quasi di essere andato a gareggiare fuori dalla Sardegna, tanto mi sento estraneo. In breve arrivano tanti podisti e ritiro il pettorale in mezzo a loro, anch'essi estranei rispetto alle gare del nord Sardegna. Non tutti però mi erano sconosciuti. Ritrovo invece tanti amici e le foto di rito diventano un momento sacro! Tutti sono animati da una certa allegria e lo spirito di questa 42,195k è anche intriso dalla volontà di correre in una speciale maratona che vede ricordare un bravo ragazzo, lavoratore, podista, marito e padre: è Efisio Deidda, che ci ha lasciato poco tempo fa, la cui prematura scomparsa ha lasciato un segno indelebile tra tutti i suoi parenti, amici e conoscenti. Proprio per questo è stata predisposta anche una staffetta, molto ben organizzata, che ha corso lungo tutto il tragitto, portando con sé l'amore dei parenti e il rispetto e la stima degli amici per Efisio, nonché la sua passione per la corsa. Poco prima del via ritrovo anche Anna Giunchi, la nostra neolaureata per la terza volta proprio pochi giorni fà. Come sempre è solare e veramente carica!! Mo come è forte questa ragazza!! Non la ferma nessuno!! Siamo praticamente pronti alla partenza!! Con la soddisfazione di non rimpiangere il viaggio mi godo anche lo spettacolo di tutti gli altri sportivi alla partenza: ciclisti, pattinatori, diversamente abili delle categorie T53, T54,T11,T12,T13, T37 e gli handbike. Questo è proprio il trionfo dello sport. Vedere una cosa del genere per la prima volta, anche se a Cagliari, e non in una grande maratona oltremare, mi riempie di fiducia. Mentre assaporo questa atmosfera, con la fortuna di poter essere comodamente a pochi passi da alcuni big presenti, il via ci fa prendere il largo. In pochi km mi ritrovo abbastanza avanti, corro tranquillo, troppo veloce. Il fatto che mi passerà la Mancini e che si porterà alle spalle del gruppo dei sardi davanti a me, mi dice che forse ero sotto i 4'/km. Di conseguenza, piano piano, comincio ad adeguare l'andatura a quello che percepisco, ogni tanto mi avrebbe pur fatto piacere tenere la Mancini a vista, ma era troppo superiore. Un altro gruppo mi raggiunge e presto mi stacca, il loro passo è anch'esso al di là delle mie forze, inoltre ai primi 5km inizio ad ansimare e rallento nuovamente. Non ho il coraggio di guardare l'orologio e mi faccio portare dalla testa che, minuto per minuto, associa sensazioni, respiro e la cifra 42 km al passo da tenere. Devo dire che la strada sarà piuttosto complicata, leggeri dislivelli non rendono certo facile la prima parte di gara e anche tenere la cadenza di qualcuno che mi passa è abbastanza difficoltoso. Più avanti, però, inizio a fare tira e molla con un atleta. In salita lo recupero e in discesa e nelle curve sembra che mi stacchi. Quando la strada inizia a farsi più semplice invece andiamo quasi dello stesso passo e per la prima volta penso che potrei fare qualche km con questo atleta o perlomeno tenerlo a vista. Non ricordo bene quando, ma ad un certo punto mi parla e mi chiede se era la prima volta che correvo una maratona, gli dico di si. In breve, tra una chiacchiera e l'altra, lui mi dice che è alla ventesima maratona disputata in questo anno. Gli chiedo il nome con una certezza già in mente. Mi risponde che si chiama Malfatti Pio. Mi ritorna subito in mente il mio pensiero di trovarlo in gara. Allucinante! Non so se gli abbia fatto molto piacere che l'abbia seguito come un ombra fino a circa il 25° km, ma sembrava abbastanza stimolato anche lui a non farsi tutta la gara da solo. Mi dice che il suo obiettivo, naturalmente, era di scendere sotto le 3 ore e che voleva passare in 1h25-26 alla mezza e poi resistere fino al 30° con quella media, di lì, avremmo potuto anche rallentare. Ogni tanto mi incita anche a lasciarlo nel caso ne avessi avuto di più di lui, ma io gli rispondevo che per ora andava bene così e lo avrei seguito, che stavo andando già per quanto ritenevo possibile. Mi chiede quindi quanto avessi in mezza, al mio 1h e 22 fa un esclamazione e mi fa capire che teoricamente potrei anche accelerare. Gli rispondo che però per me, ancora, una mezza e una maratona erano due mondi diversi. Tra diverse battute arriviamo in 1h 25'32'' alla mezza, esattamente in linea quanto previsto. Correre con qualcuno che segue perfettamente il ritmo è molto interessante e rilassante, mi sono proprio divertito a prendere al volo quest'occasione. Mi sono anche stimolato un po con il pensiero di poter arrivare con lui, ma in breve, siccome ero comunque al limite, avevo avvertito anche la felicità di potermi staccare entro il 25° o 30° e andare con un passo più tranquillo. Sarebbe andata ottimamente anche in questo modo. Purtroppo non mi aspettavo quello che sarebbe successo dopo. Al 25°, infatti, il passo di Malfatti mi diventa insostenibile e con un po di dispiacere mi stacco. Tengo circa 5 o 10 secondi in meno al km e lo seguo a distanza, nel frattempo mi passa anche Tatiana Betta e inizio a sentire una certa pesantezza. Verso il 28° ancora tutto andava quasi bene e vedevo a breve distanza il gruppo di Malfatti e Betta con il suo accompagnatore. Qualcosa cambia ancora e il mio passo sembra quello di una macchina a cui manca la benzina. Sento insostenibile il semplice continuare. Il mio passo da 4' e 30'' – 4'40''/km, che solitamente mi viene semplice, sembra anche esso impossibile, decido di tenere duro fino ad almeno il 30°, km in cui avrei trovato un ristoro. Questo arriva poco prima del cartello, e già in preda a una grossa preoccupazione, mi fermo e bevo tranquillamente 2 bicchieri e mezzo di sali e un po d'acqua. Riparto con il crono che segna qualcosa in meno di 2h e 4'. Cammino fino al cartello dei 30. Durante questa camminata penso che forse potrei anche farcela a stare sotto le 3 ore. Sono 55 minuti e 12km, mancano sopratutto 7km sul lungo mare. Riparto con la corsa, ma le mie leggere convinzioni sono schiacciate dalla realtà. Posso ancora correre ma non c'è la faccio a essere efficace. Intorno al 32° avrò altri problemi, cammino, riparto. Ho un pensiero fisso sul risolvere il problema di arrivare al traguardo. Camminerò almeno 5 o 6 volte. Durante questi km sbucano atleti ancora freschi e qualcuno in difficoltà ma non con la testa che guarda verso il basso come me. Ma non sono sconfitto. Sono in una maratona, non c'è salita. Arriverò anche se a piedi. Eppure 8km mi sembrano infiniti. Non mi spiego neanche come si può volare e poi strisciare. Comunque ritento a correre, in alcune occasioni i bagnanti che lungo la pista ciclabile mi vedevano riprendere a correre si entusiasmano. Percependo il mio stato, sorridevano di gioia e urlavano: dai, dai, bravo!, e applaudivano. Da queste cose si capisce perché Pantani veniva così amato: la gente adora chi non si arrende, chi deve recuperare, chi tenta tutto per arrivare alla meta, chi rovescia i pronostici e parte da una situazione già critica o in svantaggio. Come il caro Marco doveva sempre vincere il giro nelle tappe di salita partendo da uno svantaggio in classifica, io dovevo poter scacciare i demoni e arrivare allo stadio e sopportare il sole sempre più caldo. Ma i 30° non erano poi così fastidiosi, i km non pendenti, le 3 ore non così importanti. Inizio a riprendermi e trovo anche Costanzo e Patrizia che mi correranno affianco. Mi faranno passare velocemente quel tratto di strada. Li sento preoccupati, mi dicono: dai, non mollare!! Per lasciarli tranquilli e correre senza preoccupazioni con la staffetta di Efisio gli dico di non preoccuparsi: io tanto... già arrivo. Che strana cosa che è la corsa. Dopo un po mi dovranno lasciare e mi sento di nuovo solo, con una promessa da mantenere, anche per me stesso. Mi impegno a fare un passo lieve e non andare a forzare. Eppure i km sono lunghissimi, tra una cosa e l'altra il Poetto (la spiaggia di Cagliari) finisce e la crisi aumenta. Negli ultimi 5 km devo fare corse da 6 minuti e camminare per 1 o 2 minuti, verso il 40° non posso fare neanche quello. Controllando chi c'è dietro mi accorgo di una donna che mi raggiunge, cammino almeno per 2 minuti e mi faccio raggiungere, non riesco a stargli dietro e forse non riuscirò neanche a rispondere al suo: Dai! Più tardi, a fine gara, la conoscerò di persona mentre con Anna Giunchi mi passano davanti e si fermeranno a chiacchierare, è Monica Casiraghi. Per fortuna non vedo il cartello del 40°, credendo di dover fare ancora 2 km vedo in lontananza un 41, riuscirò a correre tutto il 42° solo perché è l'ultimo e soffrirò molto negli ultimi 500 metri. Sento le voci dello speaker ma non si entra ancora nello stadio. Finalmente raggiungo quelle persone in fondo, ci sono anche i miei genitori, entro in pista, dobbiamo fare circa un quarto di anello, forse lo corro a 6' o 7'/km. Arrivo quasi camminando e subito mi assale la nausea, come sorpasso il traguardo, non ci riesco a trattenerla e rimetto liquidi, praticamente mi si svuota lo stomaco dall'acqua che avevo. Mi siedo e mi appendono al collo la medaglia. La mia gara è finita. Di lì a breve avrò anche il piacere di conoscere il grandissimo Calcaterra, poco prima l'avevo incrociato vicino all'ultimo km, riuscendo a trovare delle forze per dirgli: ciao Giorgio!!. Che stupido, come se mi conoscesse!! Ma lui aveva sorriso ed io mi ero distratto per 100 o 200 metri. Mentre mi faccio una foto con lui, scambio qualche parola, che persona, non saprei come descriverlo, è Giorgio Calcaterra. Invece è più facile descrivere Monica Casiraghi: energetica, parla delle gare sulla distanza di 24 ore come se fosse una semplice questione di testa, vi parlo di chi mi ha superato con una spinta, al 39°-40° km, che sembrava avesse iniziato una gara di dieci km e si trovasse in testa, cercando di tenere margine su chi aveva dietro. Non un segno di stanchezza. Avevo l'impressione che avrebbe avuto voglia di fare una 100km a distanza di circa 20 minuti dalla fine della maratona, gara che sembrasse avesse solo iniziato a riscaldare le sue energie.
La 42,195k quindi mi è andata benone, considerando tutto. Ho realizzato il mio tempo di allenamento e l'unica cosa su cui mi son messo a riflettere non è tanto la mancanza di energia improvvisa ma quanto la presenza di dolori fastidiosi alla schiena e in mezzo al torace, come se le ossa sbattessero tra di loro, quelle mi hanno fatto rallentare più del dovuto e mi creavano fatica nella fatica. Forse, senza quei problemi, avrei perso qualche minuto in meno, in quanto mi mettevano a camminare per dare sollievo a questi dolori, la cui presenza non mi piaceva. Sul percorso non posso raccontare molto, tranne il fascino degli spazi molto più ampi di quelli a cui son abituato. La concentrazione mi faceva tenere la vista occupata dentro di me e su chi avevo intorno. Mi ricordo però di rotatorie, gente felice che ci applaudiva e di podisti che aspettavano la staffetta, che ci incoraggiavano come non mai. E poi quel tifo, subito dietro di noi, mentre arrivavamo alla mezza, chi c'era? Io non volevo guardare per evitare di perdere la concentrazione, pensavo alla presenza di una delle donne di classifica, alla staffetta (anche se non pensavo che si mettessero a correre così forte), a qualche atleta molto conosciuto nel luogo, poi a qualcuno delle handbike. Ma a casa l'ho scoperto, a pochi secondi è arrivato il primo della categoria T11, un real time di 1h25'38''. Non c'è da dire altro che: Andrea Cionna. Mi ricordo poi di lampi di paesaggi e lunghi rettilinei, il breve pezzo di sterrato, sopratutto il su e giù dei primi km, la lunga discesa verso il 10° km. E poi il Poetto, non ho visto il mare ma lo percepivo. Mi ricordo la sella del diavolo e il suo clima quasi tropicale, lì c'era proprio l'inferno! E dopo è stato anche peggio! Ci sono sceso dentro all'inferno. Non pensavo che ci potessero essere le corsie dei taxi tutte per noi! Però era scontato che per tornare verso il purgatorio e il paradiso si dovesse passare per un cavalcavia e un altra montagna di poche centinaia di metri, che dava l'illusione di non finire mai e di essere l'ostacolo per arrivare in un nuovo mondo.
Tutta questa fatica e queste prove mi hanno pure tolto l'appetito e ricordo ancora bene quel bel vassoio pieno di cibo che non riuscivo a mandar giù. Per fortuna, però, sono riuscito ad avere le forze per salire sul palco e prendere il premio come secondo di categoria (consiglio di rafforzare le risorse per i master e amatori). Cagliari è stata una bellissima esperienza, ero qui perché era una maratona sarda, perché ero curioso, perché dovevo tentare un'impresa impossibile, perché c'era Anna, per gli altri amici, per chi mi aveva convinto ad esserci, per Calcaterra, perché dovevamo ricordare Efisio, perché corro, perché sono fiero di essere un podista.
A proposito, questa era la mia prima maratona ufficiale.. anche se in allenamento ne avevo già fatte varie.





Ringrazio Marta e Gavino per la foto con Malfatti, e sono stato anche fortunato perchè quello è un bellissimo ricordo di questa Maratona.

sabato 1 ottobre 2011

Sardinia Wine Half Marathon 1h25'45''






Domenica mattina scorsa ho partecipato alla 1^ Sardinia Wine Half Marathon. Organizzata dal Currichisimagna e con l'aiuto della Podistica Sassari, era una gara a cui non potevo rinunciare. Essa si svolgeva nell'ambito, e come finale, di tanti eventi legati alla valorizzazione del territorio di Usini e dei suoi vini. A pochi km da casa mia, e con un percorso che conoscevo perfettamente per un buon 90%, dovevo proprio cercare di fare una buona prova. Solo qualche tratto del finale non l'avevo mai provato, ma per il resto erano strade super affrontate in bici e a piedi. Questa gara, nonostante quel che mi sembrava e che ritenevo abbastanza semplice sulla carta, ha riservato molte sorprese, sopratutto sul finale, sul tratto prima e dopo il giro di boa intorno al 10°km. Lì, infatti, si incontrava un tratto di sterrato di circa 850 metri sia in discesa che in salita. Tutto il ritorno era pure controvento, leggerissimo con tutta onestà, ma fastidioso. Una bella mazzata, e poi, per non finire, si saliva tra piccole salitelle e lunghi falsopiani fino a quasi un km dal paese. Ma partiamo dall'inizio, prima di tutto devo raccontarvi del bel luogo di ritrovo, che è stato predisposto nel parco del lavatoio di Usini. Il fresco e verde giardino dava un'ottima sensazione e rallegrava lo spirito, di ampio spazio, è stata un'ottima scelta! Tutto era perfetto, fino alla tranquillità di poter disporre dei bagni del parco fino all'ultimo momento! Dal luogo di ritrovo ci si è spostati in Via Roma, dove c'era il punto di partenza della 21,097km, misurata perfettamente ed omologata dai predisposti a livello nazionale. Da via Roma, mentre il sole iniziava già a farsi sentire,(era una giornata splendida) si è dato lo start. Si procede quindi verso destra, invece che prendere Via San Giorgio si va in direzione di Sassari e si arriva al bivio con la SS127bis dopo circa 2,5k. Si gira a sinistra e si procede fino al 5° km, incontrando in tal punto un altro bivio, si gira a destra per andare verso la chiesa di San Giorgio, che è situata intorno al 10° km e dove era stato approntato il giro di boa. Si torna quindi indietro sempre dritti, prendendo poi, all'incrocio incontrato in precedenza, la strada davanti a sé che porta all'entrata di Usini in Via San Giorgio. All'entrata di Usini si gira però a destra in corrispondenza del 16°, e per 2km di strade interne e in mezzo alle campagne, si raggiungeva nuovamente Usini per poi imboccare Via Pietro Nenni, in direzione di Ittiri. Dopo 700 metri di rettilineo si tornava per le campagne girando sulla sinistra, dopo poche altre centinaia di metri si arriva in Via Rinascita e si prendeva l'ultimo km e mezzo praticamente tutto in discesa, fino al traguardo. E' un percorso molto complesso ma era fortemente tenuto sotto controllo con una consistente presenza di uomini e di mezzi. Gli spugnaggi e l'acqua erano abbondanti e non ci si sentiva mai soli neanche nel punto più remoto del tracciato. Mi sentivo sempre protetto, ho corso senza pensieri, tranne quello della fatica. E' una mezza che riserva sorprese in ogni momento, ma molto affascinante per la presenza di discese dove spingere, di lunghi rettilinei, e di tratti tecnici e ampie visuali che si sono intervallate con tratti più intimi di vigneti/olivetti e di strade interne di paese. L'arrivo, poi, è all'interno del parco del lavatoio, che diventa una sorta di passerella finale come quella all'interno di un campo di atletica, ma tra il verde. Qui si può disporre subito del ristoro e della degustazione presente nel famoso gazebo con i vini del territorio. C'era il vino anche lungo l' itinerario. Al 15° km, se non sbaglio, in un momento di parziale lucidità, purtroppo non me la sono proprio sentita di prendere un bicchiere di vino al volo, mi son ricordato invece della promessa dell'organizzazione e dell'associazione Giravigna di disporre i gazebo di assaggio sia nel parco che lungo i 21km. Un po invidiavo alcune persone della non competitiva: allegramente si prendevano con divertimento la loro corsa e passavano tranquillamente per i ristori, mentre io piegato con la schiena in due, mi mettevo i problemi se era opportuno bere dell'acqua anche a questo ristoro, oppure no. Pensandoci bene, non è invidia, è solo voglia, un giorno o l'altro, di fare una gara totalmente in tranquillità e vederla da quel punto di vista, magari fermarsi a bere senza il tempo che ti spinge, e assaporare, come nel caso di questa Wine Marathon, due bicchieri di vino, continuando poi a correre... ma passiamo alla mia gara: dopo un primo km a 3'48'' lascio perdere l'orologio e mi metto a seguire da lontano i primi 7: Dietro, tutti sono già lontani, mi domando se non sto facendo una delle mie follie, poi, invece, mi dico che i primi 10km tendono tutti a scendere, tranne per una leggera salita intorno al 4°, e grazie a questo e alla compagnia di Graziano, (unico che si stacca subito dal restante gruppo alle spalle e viene a farmi compagnia) con cui faremo metà del percorso insieme, mi decido a rimanere sul quel passo. Devo dire che mi ha veramente fatto piacere non stare solo per gran parte del tragitto. Alla fin fine quindi non cambia niente durante tutta la gara, parto 8° e arrivo 8° assoluto. Le sensazioni sono state ottime fino al giro di Boa, ma la successiva salita in sterrato mi affatica moltissimo, dovrò in seguito rallentare un po per prendere fiato e affrontare il lungo rettilineo costituito da un falsopiano in salita. Non finisce più, la mente ti rende noto che lontano ancora non si vede l'incrocio. Il passo non cede del tutto, e tra un pensiero e l'altro, e la sensazione di essere raggiunto da una decina di corridori, mi ritrovo alle porte del paese e con le salitelle più dure alle spalle. A 5 km dal traguardo però sento le gambe pesanti e capisco che qualcosa non va, ho paura di fermarmi, mi sento svuotato. Ascolto sempre se arrivano dei passi, ma devo dirlo, non ho il coraggio di voltarmi. Mentre nei primi km la sicurezza mi ha fatto controllare un po la situazione, e mi sono voltato diverse volte, verso il decimo, al giro di boa, c'è stata l'ultima opportunità di vedere forzatamente come ero messo. Tra calde vie di campagna e muri a secco, porto avanti la mia agonia fino a quando l'ultima salita mi ha quasi fatto mollare. Mi chiedevo quanto avrei perso se avessi camminato per un minuto. Le cicatrici dell'Abetone sono ancora fresche. Mi veniva quasi voglia di aspettare chiunque ci fosse dietro, e poi andar fino alla fine insieme a lui, sperando ci mettesse un po ad arrivare, per potermi riposare almeno 30 o 40''. Eppure corro anche su quel pendio e ancora non sento nessuno! C'è solo la discesa, mi riprendo un po e guardo dietro, non c'è nessuno!!!! Sono 8°, almeno devo provarci, anche se forse qualcuno è dietro quella curva lì, posso tenere il vantaggio!! Accelero in discesa e dopo 500 metri riguardo, questa volta posso vedere più strada, a 200 metri non c'è anima di podista. Ormai sicuro, arrivo alle porte del parco, finisco la mia gara con un applauso, un sorriso gigante e un tuffo nell'erba. Sono super contento!!! Finisco con un ottimo tempo, nonostante la sensazione di “essere fermo” che ho avuto negli ultimi 5km, porto a casa 1h25'45''. Anche il resto della giornata sarà veramente ottimo, la premiazione, con i miei primi soldini ufficiali, mi riempie di ottimismo, così come i dolci, le caramelle e l'ottimo vino di Usini. Devo proprio complimentarmi per l'ottimo lavoro messo in piedi: una gara di quel livello costa parecchio, eppure l'organizzazione è riuscita a metterci dentro tutto, dagli ottimi premi, alla sicurezza, alla solidarietà, a tutti gli altri aspetti. Per il resto potete vedere tante foto e informazioni nel sito dell'associazione Currichisimagna. Io vi lascio, alla prossima!!! :)

domenica 18 settembre 2011

5° Memorial Gianni Sardà Zanardi 5960 m 22'40''







Questa edizione mi è uscita proprio male: 3'48''/km di media. Da questo punto di vista, nelle gare corte, sono tornato indietro. La spiegazione? Non saprei.. eri sicuramente sono partito troppo forte, ma sono abbastanza abituato a tenere duro: la mancanza di ossigeno che ho avuto e il senso di svuotamento non me lo spiego con la partenza veloce. Sicuramente l'umidità si sentiva, e con essa anche un certo caldo, ma quello è per tutti e anche altre volte non mi ha causato questo problema. Senza troppi giri di parole, il fatto è che dopo il primo dei 4 giri di 1500 metri circa (ho calcolato per la mia media 1490 m) inizia un profondo senso di boccheggiamento e di mancanza di energie, mi superano in tantissimi durante tutto il proseguimento della gara. Da essere più o meno nei primi 20 finisco 54°. Non andavo proprio, il ciottolato poi mi sembrava più problematico del solito, anche le curve e la salita di via Sassari mi creavano disagio e mi facevano rallentare troppo. La passerella, invece, era l'unico punto dove passavo bene, il maggior ostacolo mi dava, al contrario, quei 2 o 3 passi di vantaggio e poi ricominciavo a perdere. Per fortuna una bella volata finale mi tira un po su l'umore perché il resto è stato un disastro. Anche subito dopo l'arrivo la stanchezza mi fa vagare per qualche secondo senza capire cosa dovevo fare e dove dovevo andare. Sarebbe stato bello tuffarsi nell'acqua del porto per galleggiare e non muovere neanche un dito, sperando inoltre che l'acqua potesse alleviare il calore del corpo, che insieme all'umidità, mi facevano bollire la pelle e gli organi interni. Il piccolo cambiamento che c'è stato nel percorso, quindi, non era così preoccupante come mi aspettavo, tutto sommato era più scorrevole e meno insidioso del circuito normale a cui eravamo abituati. Questo 5° Memorial Gianni Sardà Zanardi (il mio 4° di seguito) vede un notevole numero di partecipanti anche quest'anno. Ne è la prova una partenza in cui bisognava sempre stare attenti a non rimanere chiusi. La paura di perdere secondi porta ad una partenza sprint, nonostante la vistosa salita dopo la prima curva. In questi 4 anni ancora non li ho preso le misure, ne alla partenza, ne al percorso nel suo complesso. Alghero rimane una gara particolare, notturna, in cui le distanze sembrano variare di giro in giro e di anno in anno, sembrano dei giri così brevi, ma non finiscono mai, eppure distrazioni c'è ne sono tante, letteralmente, non ci sono 100 metri uguali! Sia lo scenario, la luminosità, il fondo e gli spettatori cambiano da un momento all'altro. Dalle luci dello start, alle luci dei bar, ai lumini, si può passare dall'asfalto, al lastricato e al ciottolato. Trovi la zona degli accompagnatori, degli atleti che hanno gareggiato prima, trovi le persone sedute nei bar e nei ristoranti, nei locali, che passeggiano. Gente che fà da sfondo ai bastioni, al porto, al mare, alle viuzze intime di Alghero, ai cannoni, alle torri, ai giardini, alle piazze.. solo correre ti dà l'idea di questo percorso. Sarà per questo che ci torno sempre, come forse ho detto anche negli altri post, è una classica. Come una classica, anche il contorno rimane un classico: le gare dei bambini, le non competitive, la cena finale. Anche quest'anno il menù organizzativo si è quindi mantenuto sugli standard degli anni passati. Non saprei che dire in più rispetto agli anni passati (2008, 2009 e 2010). Invece vi racconterò una divertente e rammaricante curiosità: mentre mi riscaldavo con mio padre (e nel frattempo si svolgeva la non competitiva) numerose persone che passeggiavano ci facevano notare che non si faceva, non si doveva tagliare, che eravamo furbi. Uno in particolare con un sorriso da chi ha scoperto chissà che cosa, borbottava qualcosa di questo tipo: eh guarda questi, ma dove stanno andando, etc. etc.... così mi sono girato e con un sorriso che gli faceva capire: sei in perfetto errore e non hai compreso niente, gli ho spiegato che io dovevo partecipare alla gara seguente. Insomma, morale della favola: la gente vede il peccato negli altri e non ci mette niente a infangarli, si poteva pensare che seguivamo la non competitiva oltre la recinzione perché ci eravamo ritirati, perché ci potevano essere altre corse, potevano vedere che parlavamo tranquilli e non eravamo neanche sudati.. ed invece no. Devo capire come si faceva a pensare che stavamo tagliando, se a passare lenti tra il pubblico, i bar e i vicoli si perdeva il triplo, se non di più, del tempo. Per fortuna son contento di essere un podista, la corsa ti insegna a badare a tè stesso piuttosto che ad altri. Non dico che bisogna estraniarsi, ma è vero che prima di saltare a conclusioni bisogna analizzare tè stesso e il contesto. Ecco, se noi, se la Corri Alghero in questo caso, il podismo con le sue manifestazioni trasmette questo messaggio, allora siamo a buon punto, allora possiamo educare anche noi. La corsa è uno sport che più di altri stimola l'onestà su se stessi. Passando di nuovo alla gara e ad un ultima analisi si può dire che anche questa volta me la cavo: finisco secondo di categoria. La Corri Alghero con il suo particolare tracciato però mi ha detto che c'è qualcosa che non va e anche stasera, in un allenamento, ho notato che il fisico sta risentendo di qualcosa. Sicuramente in questo periodo mi manca un po di concentrazione che spero di recuperare per ottobre. Ora mi mancano da fare solo le gare più dure e sono un po giù di tono, ma proprio per questo conto di recuperare ed di aver trovato già il fondo di un ciclo. Quindi archivio la Corri Alghero come una giornata importante per quest'anno e spero di esserci per il prossimo anno, magari, e sopratutto, per andare meglio.

giovedì 15 settembre 2011

Agosto 2011

2 agosto: 46,2k a 4'35''/km
4 agosto: 5,6km a 4'28''/km di mattina + 5,8k lenti e 6,7k a 4'12''/km di sera
5 agosto: 10,6 km lenti
6 agosto: 6,3km alla 12^ Corri Banari a 3'47''/km
8 agosto: 8 x1000 a 3'48''/km rec 3' fermo
10 agosto: 47,8K a 4'55''/km
11 agosto: 5,8km lenti + 4 x 1000 a 3'57''/km rec 3' fermo
13 agosto: Gara Ploaghe 5,080km a 3'43''/km
14 agosto: 11,5km a 4'21''/km
15 agosto: 6 x 1000 a 3'36''/km 3' rec fermo
16 agosto: 16,3k a 5'06''/km
17 agosto: 10 x1000 a 3'41''/km 2' rec fermo
19 agosto: 3,7km a 4'29''/km + 3' rec + 1500 a 3'26''/km + 5,4km a 4'41''/km
21 agosto: 17,7km (Dal mare alla Montagna 2011) in 1h 25'09'' a 4'49''/km
24 agosto: 12,3k a 4'38''/km
25 agosto: 6 x 1000 a 3'31''/km 3' rec fermo
27 agosto: Gara Oschiri, 4,650 a 3'44''/km
28 agosto: Gara Mores, 4,850 a 3'41''/km
30 agosto: 20,6km a 4'28''/km
31 agosto: 31,2km a 4'42''/km

martedì 6 settembre 2011

XI Ossi Tissi Usini (13,840k circa) 58'08''



Il 4 settembre, a 24 ore di distanza dalla gara di Stintino è stato il turno della sopracitata corsa podistica. Lunghezza di circa 13,5 – 14k, a seconda delle misure (3 anni fà avevo dato per buono 14), è uno dei percorsi più interessanti, tosti e massacranti della zona. E' parecchio faticosa e quest'anno, siccome si partiva da Ossi, ci tocca il giro nel senso più difficile, in quanto tutta la parte in salita è concentrata verso la fine. Inoltre, come 3 anni fa, si percorrerà un pezzo aggiuntivo in gruppo compatto che prevede una discesa molto pendente, ma fatta da tutti un po piano, e una salitella già abbastanza impegnativa. In realtà il gruppo compatto non c'è stato e dopo poche centinaia di metri gli atleti erano già sotto pressione. Io, dopo il giro dentro Ossi, mi ritrovo 7° ad inseguire tra il primo ed il secondo gruppo, ma quasi subito però si prende la prima discesa in cemento. Appena la strada inizia a scendere, mi riporto come un pazzo sulla testa della gara, prendo la discesa a tutta e provo a guadagnare secondi. Oggi ne ho poco, so di essere inferiore sul falsopiano, più che negli altri giorni, e nonostante mi renda conto che con questa azione potrei risentire subito di dolori ai quadricipiti e ai tibiali, mi butto ugualmente. So anche che di certo tutto ciò mi spezzerà un po il fiato, ma se riesco a tenere, a stringere i denti, ad avere un po di velocità anche negli altri terreni e anche fortuna, posso gestire bene una gara di inseguimento. Fatto sta che dopo 2km mi trovo in testa alla gara con i primi 4, e sicuramente avranno creduto che fossi un pazzo, ma mentre il giorno prima non li ho visti neanche con il cannocchiale, oggi mi sono divertito a tornare sotto dopo che mi avevano già staccato. Di quel gruppo di 4, il vincitore mi darà all'arrivo quasi 9 minuti e un altro, quello più vicino a me, poco più di 3. Diciamo che da qui inizia la mia gara vera e propria, invece che quasi 14, sono quasi 12 da fare. Mah, tornando indietro l'avrei rifatto: ci ho preso troppo gusto a tirare così tanto in quel tratto! Comunque, dopo questo divertimento un po troppo esagerato, sto in scia e mi faccio staccare pian piano, risento un po della discesa e dello sforzo fatto con le gambe, ma sento di avere del margine, ho messo da parte dei secondi per me preziosi. Se tengo abbastanza in questo tratto sali e scendi che segue, posso poi arrivare alla lunga discesa per Usini che termina a circa il quinto km e mezzo di percorso, potrei poi provare a vedere che succede e in che situazione sono messo, magari in quel tratto potrei anche riposarmi un pochino senza perdere tanto. Naturalmente, nel frattempo, mi riprendono in tanti e mi ritrovo in 11^ posizione. Nella discesa seguente andrà meglio del previsto, ritorno sotto al secondo gruppo e riguadagno almeno 15 secondi o forse più. Si sale poi per Usini e alla fine della salitina, dentro il paese, perdo nuovamente. Inizia la mia corsa solitaria in piena difesa. Manca solo una discesa, in quest'ultima guadagno qualcosina, forse niente, inizio ad essere stanco, e le gambe non mi possono sostenere più per queste sparate, il secondo gruppo, invece, è ormai lontano. Ora inizia la parte più difficile, con le gambe pesanti e le salite devo cercare di mollare il meno possibile. Il tratto più duro di circa 500 metri lo sento parecchio, ma imposto il ritmo e non è un problema irrisolvibile. Si sale ancora, ma si può già parlare nuovamente di corsa e non di un piede dietro l'altro. Ancora sali e scendi ci accompagnano dentro Tissi e una salita dentro il paese c'è lo fa lasciare. Ora siamo in piano, mi raggiungono la prima delle donne e il mio compagno di squadra. Ne hanno di più, ci aiutiamo un po, provo ad anticiparli in una breve discesa di qualche decina di metri, fortunatamente cementata rispetto all'anno scorso, poi provo a dare il tutto per tutto insieme a loro, fino alla fine. Perderò queste altre due posizioni ma non farò un brutto tempo, anche grazie a loro guadagno qualche secondo in meno. Nell'ultimo km naturalmente perdo di più nel rettilineo finale che nell'ultima salitina per entrare a Ossi. Sono arrivato senza altre energie, ho dato tutto, mi sono goduto solo gli ultimi cento metri in cui non potevo più fare niente. Durante la corsa avrei giurato che sarei scoppiato ed invece eccomi qui. La media è alta, quasi intorno ai 4'13''/km ma la dice tutta sul percorso, sempre molto pesante e che condirà il lunedì e il martedì seguente dei soliti dolori, per la verità quest'anno meno pesanti, comunque fastidiosi. E' la quarta volta che termino questa gara, ed è ogni volta un ritorno alle mie origini podistiche, era stata la mia prima gara, questa volta è la numero 86. Più di 28 gare per anno. Sono molto soddisfatto anche per il risultato, sono arrivato 13° e sembra che le distanze che ho percorso durante la prima parte del 2011 mi abbiano un po aiutato su questi percorsi. Ho notato che cedo ma non di colpo, e, nonostante la tattica di gara suicida, non risento più del normale nel seguito. Forse, non prendendo forte le discese sarei andato un po meglio, ma non ne sono sicuro. Sono contento perché ho fatto quel che mi passava in testa e mi sono divertito parecchio. Rispetto al 2008 ho anche potuto vedere sullo stesso identico percorso il miglioramento che ho avuto: sono 6' 27'' in 3 anni. Non so come valutare questo dato, non sono bravo a capire quanto si può migliorare di media in un anno (in questo caso circa 2'10'' su circa 1h ora di gara sono il 3,6% nell'ultimo anno). Devo dire che mi rende molto ottimista!! Per il resto, a Ossi, ho fatto anche quest'anno delle grandi chiacchierate e poi, poco prima delle premiazioni, una grande mangiata al rinfresco “Tavola Sarda”. Alla prossima...