Il mio sogno? trovare l'anima della corsa.. e della vita.

giovedì 27 ottobre 2011

Corsa verde 2011 21k 1h35'01''



Sono molto molto molto molto molto contento della mia scelta di esser andato a partecipare alla Sardinia Ultramarathon! La prima tappa è stata qualcosa di stupendo! Mentre inizio a scrivere le prime impressioni (ore 17 e 39 di sabato sera) sento ancora il mega pranzo in pancia!! ma questa è solo la conclusione! Al ritrovo delle 9 arriviamo a Macomer e già si vedono le bandierine arancioni che ci guidano presso la Colonia ECA a Monte Sant'Antonio. Qualche km e arriviamo subito. Dei gentilissimi signori dell'organizzazione ci indicano anche il vasto parcheggio realizzato vicino al luogo di ritrovo e partenza. La struttura, invece, è a pochi passi di distanza ed è attrezzata e resa fruibile per fare docce, per i bagni ed etc. Ritiro quindi il pettorale e mi trovo subito a mio agio. Mi sento un po frenetico, l'ambiente mi piace molto e vedere la gioia dei podisti, la loro voglia di essere in quel posto e correre, mi elettrizza ancor di più. La giornata inoltre è perfetta. Un po di aria frizzante, fresca e pura anima ancora di più il buon umore. Tra i tanti amici noti, che ringrazio sempre per i loro saluti, i loro sorrisi e i complimenti su alcuni post del blog, si notano subito i visi di alcuni nuovi volti: subito riconosco Calcaterra, sembra un nuovo iscritto alla Fidal Sardegna, tanta è la sua spensieratezza, in parte titubante, sul da farsi. E' come qualcuno che ha appena iniziato a correre e che farà quel che potrà, pensando a cosa sarebbe meglio, ma senza mettersi pensieri negativi. Alla fine vincerà ^_^. Il suo sorriso quando incontra gli occhi della gente incanta, uomo di grande spessore sportivo e di anni e anni di corse, nasconde dietro i suoi sguardi una ricchezza inestimabile. Lui e la Correale sono proprio un bel quadretto.. sicuramente una luce negli occhi li accomuna. Bisogna guardarli, per capire di che parlo. Olmo, invece, è un vero e proprio uomo-corsa. Mi spiego meglio: se dovessi descrivere una persona votata al correre, sarebbe lui! Alto, magro, scavato dai km e dai paesaggi attraversati con i km. Dal fisico che sembra un fusto d'albero ma dalla pelle e dall'aspetto che ricorda il deserto. Sicuramente ricorda più il deserto che il Monte Bianco!!, ogni suo aspetto (e lo è) sembra adattato agli ambienti ostili. La sua corsa, elastica e ammortizzata, sembra rispettare il terreno su cui spinge i suoi piedi. E' un uomo a cui si deve molto rispetto e che secondo me, quando se ne acquista la fiducia, può regalarti ore e ore di pensieri, riflessioni e storie. Al contrario, Italo Orrù è invece un chiacchierone ed estroverso fin dal primo momento che lo si incontra, nel vero senso della parola: questo è un vero e proprio complimento che gli faccio. E' un uomo dal grande spirito, con una visione della corsa che esce dai consueti schemi. Ama sicuramente la natura, il viaggio, la scoperta.. le persone. Devo ancora capire come ha fatto a digerire i 5000 e passa km della LA-NY, straordinaria avventura che sembra non l'abbia minimamente toccato, anzi, anche se non lo conosco, penso che lo abbia reso ancora più dedito alla sua corsa e a quello che rappresenta. La sua cagnetta Maya, poi, è dolcissima, una vera super ultramaratoneta che ci accompagnerà per i 21km.. ma sa fare ben altro e molto di più. Anche la moglie di Italo è troppo simpatica, le devo 100 euro :)! Forse nelle descrizioni mi potrei sbagliare ma dietro questo tipo di atleti posso sicuramente intravedere con certezza il mondo che ho sempre sognato, i desideri che forse potrò realizzare. Altri grandi interpreti esterni alla nostra Sardegna erano presenti, tra i tanti ho riconosciuto anche Cecilia Mora, l'argento del Mondiale Ultratrail di Connemara. E' una donna incredibile! Ma questo è solo una parte di quello che si percepiva. La gioia dei tanti amici sardi, la soddisfazione per una gara che si preannuncia come un ottimo successo, le battute, il timore dei 60km del giorno dopo, i complimenti reciproci e tutte le altre sfumature dei podisti sardi sono sempre una buona fonte di ricarica per tutte le altre attività della vita quotidiana e descriverle tutte e nominare tutti sarebbe impossibile, dimenticherei sicuramente qualcuno, cosa che non vorrei. Ma passiamo alla gara: Io parto molto tranquillo, davanti tutti vanno via ed io rimango ben presto a metà gara, subito dopo dei dintorni della parte avanzata della corsa che segue i primi super atleti. Ci sono da fare due giri identici che partono in discesa, per poi risalire ben presto passando dall'asfalto allo sterrato. Parte di strada la conosco, l'avevo fatta anche alla corsa verde del 2009. Si sale, il terreno del sentiero composto di ghiaia, terra battuta ed erba inizia a farsi sentire. Tengo sotto controllo il respiro e lascio perdere i dolori che mi vengono alla gamba destra: so che scompariranno. Non ho fatto riscaldamento per una mia particolare scelta e dopo il riposo della settimana appena passata credo sia normale avvertire dei fastidi. Ogni tanto metto il piede male e i muscoli tirano. Devo stare più attento. Tra i tanti ostacoli arriverò fino alla chiesa, alla fine del primo giro e il secondo, come dirò più avanti, sarà più semplice. Boschi fatati dall'ombra mattutina e dai misteriosi giochi di luce mi stancano un po la vista e nonostante le frecce per terra di color arancione, il nastro bianco e rosso a petto d'uomo, lo staff dell'organizzazione che indica la strada giusta da prendere, ho avuto un senso di smarrimento dovuto a tutto quel verde e alla mancanza degli occhiali. Ma non ho mai avuto paura di perdermi, nonostante qualche pezzo di corsa solitaria in mezzo al verde a 360°, anzi, mi sentivo al sicuro in ogni momento. Arrivo ad una discesa in sterrato che ci accompagna verso la chiesa di Sant'Antonio. Prima di arrivare, però, bisogna passare attraverso un altra salita molto infida, che nonostante il mio passo più tranquillo mi mette in affanno. Inizio a pensare di mollare ancora un altro po la velocità, ma finisce d'improvviso dopo un ultima disperata pendenza che non mi dà minimamente il pensiero di camminare, nonostante la sua tenacia. Mi trovo davanti a degli scalini, li avevo visti solo in foto, avevo pensato che avrei dovuto tenermi le gambe, invece mi sembrano fin troppo facili, recupero dal movimento fastidioso della salita in sterrato, ringrazio la scala per quelle decine di gradini molto graditi e vado avanti. Davanti alla chiesa inizia la discesa, saranno almeno 4 o 5 km in asfalto tra il tratto per arrivare all'arco di arrivo e il tratto che dopo il secondo giro ci porta nel punto più basso, per poi risalire e portarci nuovamente verso la chiesa. Il secondo giro lo farò un po meglio, i dolori son passati, e provo ad accelerare leggermente nella prima discesa in sterrato prima di risalire nel secondo pezzo della salita per Sant'Antonio. Durante questi sentieri troverò anche Mauro con tutti gli appassionati del Nordic Walking. Che vista rilassante e rincuorante. Mi sentivo così bene, vedere quanto eri più veloce di loro che camminavano era un ottima cosa, capivi che non eri fermo. Inoltre tutte quelle persone e bambini tiravano su l'umore, condividevano con tè quel paesaggio così selvaggio, quel sentiero isolato e stretto nel verde. Quella loro calma e gioia, l'ho presa e portata con me. Ritornare a inseguire in solitaria, ad essere padrone del tuo percorso ora sembrava ancor più bello. Le foglie questa volta non mi ostacolano con i loro tranelli, i sassi nascosti mi danno meno problemi, mi vengono pure i dubbi di star andando un po troppo veloce. Continuo così e arrivo alla seconda salita, la più dura. Mi mette in leggera difficoltà, non c'è verso di farla tranquillamente, passa anche questa e salgo i gradini, che trovo sempre semplici rispetto al piano inclinato. Si ritorna sull'asfalto. Qualcuno mi supera e si allontana velocemente. Sto perdendo tantissimo ma continuo con il mio passo leggero e senza mai usare l'altra falcata. Ho paura di rovinarmi le gambe e questa volta ho fatto una promessa a me stesso: devo fare da bravo e fare le gare senza le pazzie che ogni tanto mi diverto a improvvisare. Concludo senza nessuna accelerazione fino all'ultimo metro. Mi incitano pure, io rispondo che tanto oggi devo andare piano. Riceverò una simpatica ramanzina, è stata una scena veramente buffa. Se non sbaglio poi si è dibattuto sul fatto di come non mi scomponessi neanche di un pochino durante gli ultimi metri, senza nessun accenno di accelerazione per gustarmi il traguardo. Nel frattempo, però, le gambe si sono fatte pesanti e leggermente indolenzite e le mani iniziano ad essere fredde, inizio a riflettere su questo problema in previsione del giorno dopo. Spero di non essere andato troppo veloce. Sono sempre 1h35'50'' (la classifica mi dirà 1h35'01'') e la distanza, a detta del garmin è leggermente inferiore. Forse 20,6k. Sono andato come dovevo, ma il percorso mi ha dato più difficoltà di quello che pensavo. Volevo arrivare ancora con meno problemi, purtroppo devo tornare a casa con degli indolenzimenti che mi renderanno la serata e la nottata non molto tranquilla. Eppure la chiacchierata finale con Salaris, mente lui defaticava ed io finivo la mia gara, dimostra che ero totalmente lucido e con il fiato integro. Speravo che il giorno dopo andasse meglio. La gara infatti mi ha rimesso in moto le gambe e dovrebbero poter recuperare quasi totalmente in quelle poche ore che mi separano dalla 60K. Dopo le belle premiazioni, con buoni premi, si mangia abbondantemente. Sarà un ottimo pranzo! Di più proprio non si poteva chiedere!!!!!! La sera torno a casa, i muscoli si fanno sentire, la parte sinistra del ginocchio pure, la parte bassa della gamba destra risente di quella mezza scivolata proprio nei primi km. Eppure riesco a tenermi positivo, penso alle strategie del ciclismo che ho usato nelle ultime 3 settimane per allenarmi, devo essere fiducioso per il giorno dopo. Mi sembra strano aver sbagliato. La notte passa, è strana, mi sveglio più volte durante il cuore delle ore notturne, muovo le gambe e sento tutti quei fastidiosi doloretti. Non so come farò a coprire quella distanza. Mi ricordo sempre quello che penso a riguardo del podismo: la corsa rompe, la corsa cura. Mi riaddormento: faccio dei sogni che sono un po angoscianti, mi ritrovo in mezzo al bosco subito dopo la chiesa. Ho la visione un po sfuocata, un po di paura e sento il sapore della distanza, come impotente ne sento il timore, relegato in mezzo a quegli alberi, senza via di uscita. Mi sveglio con un sentimento strano, come dire: i dolori articolari aumenteranno?, forse! Riuscirò a fare quei km? Se non ci riuscirò non mi importa, so anche camminare, male che vada aspetto chiunque ci sia dietro di me. In ogni caso so che oggi dovrei stare meglio. Spesso, il solo muoversi ha migliorato di tanto le condizioni. Io ci voglio essere, non andare a questa 60 km sarebbe come buttare via un anno. Io vado! Voglio vedere quel paesaggio!! Dal momento in cui mi sveglio i timori sono piano piano spariti, l'incubo è diventato un posto in cui tornare e capire che c'era da vedere e cercare più a fondo, perché lo sognavo, il perché di quella zona alberata. Mentre mi dicevo che in quelle condizioni fisiche poteva succedere di tutto, che arrivare sarebbe stato in ogni caso difficile, mi davo forza. Scendere dalla macchina e sentire quell'aria fresca mi aveva già curato. Volevo solo partire!



P.S. Ho incontrato Olmo, quel signore che ha influito sui miei sogni di ragazzo, quel signore per cui ho iniziato anche a correre. Le sue corse sono state un grosso contributo nella direzione delle mie scelte. La Marathon des Sables ormai non sò se abbia ancora lo stesso significato nel mio futuro, se è la stessa cosa che mi immaginavo da ragazzino, se sarà importante come mi aspettavo tanti anni fà, se la farò ...una cosa è certa: 3 anni di corsa non sono trascurabili ed hanno portato a delle modifiche, grazie anche a lui ho scoperto la corsa e un piccolissimo assaggio delle lunghe distanze...

3 commenti:

Giuseppe ha detto...

Forza Davide, la passione è tutto.

alina ha detto...

davide mentre leggevo immaginavo.. Boschi fatati dall'ombra mattutina e dai misteriosi giochi di luce mi stancano un po la vista e nonostante le frecce per terra di color arancione, il nastro bianco e rosso a petto d'uomo, lo staff dell'organizzazione che indica la strada giusta da prendere, ho avuto un senso di smarrimento dovuto a tutto...
mi piace molto...
Serenità nel leggerti.

Davide R. ha detto...

X Giuseppe: ^_____^

X Alina: Grazie Alina!! sono contento che ti abbia trasmesso questa sensazione!!!