Ore 9 del 23 ottobre, meno di 24 ore dalla Corsa Verde: siamo pronti alla partenza. Lo speaker, e presidente Pietro Cadoni della CS Fiamma Macomer, inizia l'appello. Passa un po di tempo rispetto all'orario ufficiale dello sparo, ma le risate e le battute che ne scaturiscono, nonché l'applauso per ogni atleta che risponde al richiamo, scaccia i pensieri e aumenta il buonumore. Lo start sarà talmente atteso, dopo questa iniezione di fiducia, che si parte con il sorriso sulla bocca. Calcolavo, se mi andrà bene, arriverò tra le 14 e le 15.. sono appena le 9 e 15 e mi mancano 60 km tra i boschi (è probabile che la cifra esatta sia 57,6k secondo qualche fonte, non cambia il fatto che è una gara molto lunga e con le sue difficoltà), tra zone archeologiche, tra strisce tagliafuoco e sentieri. Partiamo subito con una salita, poche centinaia di metri in asfalto e passiamo subito al primo viottolo. La strada si fa subito più stretta e mentre si inizia a guardare per terra, in modo da evitare i piccoli ostacoli, i più forti iniziano a scomparire dietro i brevi rettilinei e gli arbusti sporgenti. Maya, il cane di Orrù, la vedo accompagnarci gaia nel suo andare e venire, anche lei presto scomparirà da qualche parte, felice e serena tra i podisti, nel suo fare l'elastico tra i runner avanzati e quelli più indietro, andrà ben presto in avanscoperta con il suo padrone. Inizio a concentrami sul passo e seguo chi ho davanti. Dopo un po raggiungiamo una zona con la visuale più ampia. Le gambe girano bene, in una discesa, sulla striscia tagliafuoco, mi riavvicino in modo notevole al primo gruppo. La polvere rossa che ricopre il suolo ricorda l'esperienza di un astronauta sul suolo lunare, ma in questo caso sembriamo i colonizzatori di Marte. Credo che se dovessi pensare di atterrare su questo pianeta, questo tratto di gara sarebbe esattamente parte di quello che mi aspetterei. Ogni tanto evito un canale, scavato presumibilmente dall'acqua, e ogni tanto sfioro qualche roccia affiorante, per il resto mi faccio trasportare dalla discesa e non capisco perché io vada così veloce. Mi diverto a sprofondare in quella sostanza finissima e creo dei buchi enormi, è così soffice che viene voglia di correrci dentro ancora più velocemente, non dà per niente fastidio ai muscoli, ti ammortizza molto bene, quindi decido di spingere un po di più. Dopo un breve tempo questo divertimento finisce e come passiamo su altri sentieri, più rigidi nella loro percorrenza, perdo nuovamente da chi ho davanti. Inizio a impostare un nuovo passo, più rilassante, faccio calare il mio lieve affanno che sento aumentare nei polmoni, una breve salita mi indica meglio che andatura tenere. E' ancora prestissimo, abbiamo fatto pochi km, eppure la gara sembra già nel vivo, meglio non farsi fregare. Arriviamo così ad una discesa ripidissima, quasi dove calarsi con attenzione, come composta di scalini sulla roccia sporca di terra, da non sottovalutare, ci si deve quasi fermare, qualche passo agile e siamo in basso. Saranno stati una decina di metri ma amplifica i distacchi. Cambia lo scenario, secondo me da qui in poi può essere considerata come "zona archeologica". Ora è il turno di un tratto semplice come pendenze ma con dei canaloni scavati probabilmente da un fuoristrada, deve aver trovato il suolo bagnato e ha lasciato impressi, nella terra assettata, i suoi segni. Devo ancora abituarmi a perdere meno tempo nel trovare la strada giusta ed a rendere più automatiche le mie scelte in base agli ostacoli del terreno. Quanti saranno? 3-4Km? Ancora non sono stati sufficienti ad imparare il terreno. Devo iniziare a pensare meno a dove mettere i piedi, devo essere più intuitivo. Fortunatamente arriviamo già al tratto di asfalto che ci porta verso i Betili di Tamuli, le tombe dei giganti e il nuraghe omonimo. Siamo verso il 4° km sicuramente. Con precisione quasi matematica, infatti, troverò il primo ristoro! Sembrava non dovesse arrivare e invece eccolo lì, ci indica che mancano 55km circa. AIUTO! Per la cronaca, ogni 5km ci sarà un punto di ristoro con dolci, succhi di frutta, acqua, coca cola e altro, nonché si aveva la possibilità di farsi portare il proprio rifornimento privato nella postazione preferita! Fantastico. Siamo arrivati quindi ad 1/6 del primo giro, cartello 5K/35K. Un dodicesimo della gara. Bevo, mangio un pezzo di banana e vado avanti. C'è un piccolo giro da fare dentro la zona archeologica, saranno 500 metri, per fortuna ancora non ho perso così tanto. Mentre inizio il piccolo giro i primissimi ancora non l'hanno concluso. Magra consolazione ma ottima motivazione. Esco dalla zona Tamuli, ripasso davanti al ristoro e mi viene in mente che non mi sono guardato in giro, ricordo solo il panorama distante, ho notato solo quelli che in lontananza arrivavano al ristoro posizionato più in basso e poi, poi ricordo sostanzialmente l'erba tra i piedi. Accidenti, non ho visto niente!! Ho perso un occasione di godermi il paesaggio!! Mah, pazienza, sbagli della concentrazione!! Torniamo indietro per la stessa strada, per quelli che saranno 2 km del tratto a bastone. Quindi per totali 4km tra andata e ritorno ti incroci con tutti i podisti che hai dietro e viceversa. Mi accorgo solo ora che quindi rifarò quella ripida discesa, stavolta in salita. La approccerò con tranquillità, con 2 o 3 passi veloci, per evitare troppi strappi, è peggio di una scalinata ripida, ma breve, mentre inizia la mia fatica lei finisce. Mio malgrado, però, inizio a perdere posizioni, subito dopo questo tratto infatti mi supera Olmo e la Mora. Olmo con il suo passo che sembra evidenziare la bassa gravità del paesaggio marziano attraversato prima, la Mora con il suo passo agile, una via di mezzo tra un felino e uno stambecco, con la velocità di uno scoiattolo. Tornando indietro su questa strada incrocio come dicevo, gli altri atleti, ci incoraggiamo. Nel frattempo chi avevo davanti sparisce. Sono passati solo 7km circa, si torna su una nuova parte del circuito, inesplorato fino ad ora. Inizia una lunga striscia tagliafuoco dal fondo abbastanza buono, compatto, con avvallamenti qui e là. Lontano vedo delle maglie, ma le gambe non girano tantissimo, anzi, tendo a difendermi ancora. Ben presto vengo anche raggiunto e superato da qualche altro. Al ristoro del 10°km inoltre me la prendo comoda e vengo raggiunto da almeno 4 atleti. Qualcuno lo sento molto affaticato e mi preoccupo un po, sono io che sbaglio o sono loro? Io non emetto nessun respiro, spesso corro con la bocca chiusa e le gambe sono solo un po' imballate, per ora non me la sento di aumentare. Sarà solo nella salita seguente che inizio a trovarmi più a mio agio. Infatti con il gruppetto riesco a tenere una buona andatura fino al 12° km, lì inizia una ripida salita in sterrato che mette molto in difficoltà. Se non bastasse, su in alto, si vede la sua fine, non proprio una visione d'aiuto. Lontano e piccolina si vede anche qualche macchia colorata di chi l'ha quasi finita! Il respiro dei miei compagni si fa più forte. Io salgo regolare e sembro molto più fresco. Non penso più che ci sia un problema e su qualcuno dei miei compagni d'avventura guadagno alcune decine di metri. Finalmente, giunti verso la cima, si arriva, dopo un breve sentiero, su una zona in asfalto. Riconosco lo spiazzo della parte bassa, zona in cui si passa davanti prima di giungere alla chiesa di Sant'Antonio. C'è da fare anche il breve pezzo di strada lastricata per arrivare al piazzale più in alto, e dato che ci siamo, ci fanno passare per i gradini del giorno prima così da prendere il piazzale da una zona ancora più in alto. Nel frattempo incrociamo chi ha già fatto il piccolo giro di boa di Sant'Antonio. Fuggitivi si inoltrano già per un sentiero laterale fatto anche il giorno prima, si dileguano nel bosco dopo essersi fermati al ristoro posto alcune decine di metri più in alto. Faccio con sollievo i gradini e sbuco dalle rocce, svolto a sinistra ed ecco lì il tavolo con le vivande e le bevande.Vedo da lontano mio padre che è salito fin lassù per fare un po di foto, poco prima avevo già riconosciuto la macchina in un punto predisposto per il parcheggio. Per fortuna sono ancora molto lucido. Cerco il mio zainetto, poco più di due ore prima l'avevo lasciato insieme al mio tasky all'ananas ed altri rifornimenti ad un responsabile che sarebbe salito al ristoro del 15°. Mi fermo e bevo quasi interamente il contenuto. Indeciso, controllo nuovamente il tavolo per vedere se c'è altro da mangiare di mio gradimento. Sul momento i dolci non mi attirano. Una ragazza mi chiede se voglio della torta, gli rispondo velocemente di no e ritorno a correre, con me prendo solo dei carboidrati dalla tasca principale del monospalla e li faccio sciogliere in bocca. Ho perso nuovamente delle posizioni, devo cercare almeno di difendere quei 15km successivi da altri atleti che mi raggiungono in men che non si dica e che mi sorpassano con una freschezza che sembra superiore alla mia. Non voglio più perdere, ora devo iniziare ad essere più concentrato! Devo fare una pausa al discorso e dire che in questi 3 ristori gli addetti si sono già dimostrati ampiamente gentili, spesso ci siamo scambiati anche brevi battute, spesso ti vedevano da lontano e ti chiedevano in anticipo cosa volevi, ti preparavano l'acqua, ti indicavano dove era quello che desideravi, ti versavano la coca cola, ti chiedevano se la gara era dura, ti informavano che davanti avevi qualcuno vicino. Io con piacere li ringraziavo per ogni cosa, già intravedere questo comportamento esemplare dava molta serenità e piacere nel proseguimento della corsa! Mi faceva proprio piacere arrivare all'oasi-ristoro. Una corsa a tappe nella seconda tappa! Torniamo al 3° ristoro della chiesa: dopo questa piccola sosta mi tuffo giù per la discesa tra i boschi che in seguito continuava per un bel sentiero leggermente sconnesso tra la fitta vegetazione. Davanti a me vedo chi mi aveva superato poco tempo prima ma non riesco ad avvicinarmi, anzi, nonostante un passo più deciso, perdo stranamente strada. Anche sul piano vedo allontanarsi chi ho davanti. In seguito attraversiamo anche la strada asfaltata che porta verso il paese di Scano di Montiferro e ci addentriamo in una altra parte del percorso, siamo oltre i 16-17km e l'istinto di svuotare la vescica mi porta a fermarmi per un po. Perdo un po di tempo ma sono stranamente tranquillo. La strada da percorrere mi sembra un po difficile, l'area è più aperta, nonostante il bosco a sinistra, i campi aperti e la visuale ampia sul lato destro sono più evidenti, dopo che si è fatta la discesa e una strada più intima comportano un impatto faticoso sulla mente. Così prendo anche questa parte con cautela, brevi salite abbastanza difficili da interpretare mi fanno faticare leggermente. Inizio a fare tira e molla con un altro atleta che mi ha raggiunto. Più avanti la strada si appiattisce ma peggiora il terreno. Ne risulta un'altra parte faticosa, nel momento in cui i demoni si affacciano, vedo il ristoro. Mi fermo, bevo, mangio e riparto. Mi riporto sull'atleta e lo supero così come avevo fatto dopo che avevo finito di fare pipì. Non è mia intenzione staccarlo, anzi, continuo del mio passo. Raggiungerlo e distanziarlo però mi infonde fiducia. Più avanti non lo vedrò più. Inizia un bel pezzo di discesa tra i boschi, secondo me la parte più bella della Sardinia Ultramarathon. Sono quasi 2 km in una striscia taglia fuoco dal suolo compatto, ricco di muschio ed erba, qualche pianta un po più grandetta qui e là. Il tutto è all'ombra, una vegetazione da fiaba sulla sinistra, ancora più selvaggia di quella già vista. Mi viene una tentazione forte di entrarci dentro per scoprire i misteri nascosti tra quei alberi, vedere che cosa si nasconde. Per un po corro guardando se riesco a percepire qualche creatura fantastica, sono sereno, vorrei che questa parte non finisca più. Riesco anche a correre meglio ed evitare, come in un gioco, gli eventuali avvallamenti, i rami e fossi che trovo di tanto in tanto. Sempre con ottima attenzione arrivo alla fine di questo contesto con sufficiente facilità. Tornare sul piano, invece, mi fa tornare della stanchezza. Poco prima di arrivare alla mezza maratona si attraversa un bosco più aperto e luminoso, si passa dentro. Qui sarebbe il luogo ideale per un pic nic. Nel frattempo, sulla mia destra, passano 2 ciclisti sulla bici da cronometro. Oltre gli arbusti e gli alberi c'è una strada che inizio a fiancheggiare. Sarebbe veramente bello stare seduti su un sasso per vederli passare, magari con buona compagnia e qualcosa da sgranocchiare. Respirare l'aria pulita e passare un po di tempo. Invece continuo, la strada S.P. 43 che porta a San Leonardo si attraversa subito dopo e ci si inoltra in un altra parte del percorso. All'inizio lo scenario è simile ma dopo un breve tratto all'ombra degli alberi si svolta a sinistra, l'ambiente inizia ad aprirsi e in breve è come trovarsi sulla cima del percorso, così non è, il tratto più alto era in corrispondenza della chiesa. In realtà siamo all'inizio di un altra forte discesa, molto tecnica, dove far andare le gambe ed evitare terra, sassi, buchi e rami. C'è di tutto e se ci si lascia troppo incantare dalla vista che spazia lontana ci si può far male. Bisogna sempre guardare dove si mettono i piedi. Ad un certo punto, davanti a sè, si trova anche una breve salita molto ripida, naturalmente siamo sempre in mezzo al terreno che sembra sconquassato da un grosso aratro, alle volte da anche l'idea che lo abbiano usato come zona per testare piccoli esplosivi. Descrivere il suolo è difficile. In certi punti si affonda, in altri difficilmente si riesce ad andare avanti e non si capisce quale sia la strada migliore da prendere per evitare gli ostacoli. Se si sceglie un punto meno pendente ci si ritrova con difficoltà maggiori di appoggio. Alle volte bisogna allungare la strada per non entrare dentro l'ostacolo, bisogna necessariamente girarci attorno, l'alternativa sarebbe quella di faticare di più. Bene o male la corsa lungo questa mezza costa ci porta tra mille problemi fino al rifornimento del 25°, in questo punto si vede uno spaventoso cartello con la scritta 55°km! Non lo guardo troppo e bevo, mangio. Subito dopo si scende, una curva a sinistra e si entra in un sentiero piatto, dal suolo più compatto, infido, ti fa venire voglia di fermarti, è rilassante e stancante allo stesso tempo. Ci si trova in mezzo ad una pineta che lascia strada ben presto ad altra vegetazione mista. Ritornare a non vedere oltre i 50 metri mi mette a disagio. Intorno c'è solo vegetazione. Il sentiero tende a salire, le gambe si fanno pesanti. Questo punto per me è il più difficile. Iniziano tante domande: chi me lo fa fare?, riesco ad arrivare in queste condizioni? Come faccio a fare la salita per arrivare alla fine del primo giro e poi a fare altri 30km? è meglio ritirarmi? E' già tanto quello che ho fatto? Sto rallentando!?, aspetto quelli che ci sono dietro se dovessi trovarmi in difficoltà ancora maggiori..?! etc, etc. La parte più bassa di questo anello è anche quella che moralmente ti manda più giù. Eppure arrivo ad una nuova strada asfaltata, sono a circa 26km dal via. Attraverso la strada che porta a Macomer e si entra per la via che conduce alla colonia, dove c'è il luogo di ritrovo. L'asfalto è come catrame morbido. Mi sento lentissimo, senza una risposta rigida al mio passo. E' proprio qui che ho avuto le sensazioni peggiori. Dopo poco si gira a sinistra e si sale, manca ancora un breve tratto per arrivare al termine della prima tornata. Sono circa 2 km in sterrato, la prima parte più pendente. Qui inizio a pensare a delle soluzioni alternative, posso arrivare almeno al 45°, posso continuare, vedo come sto al 35°. Salire mi fa tornare il morale, la convinzione, fare questa salita è come se mi infondesse nuova linfa, mi ci trovo meglio. Nel frattempo, davanti a me, vedo una delle prime donne, lungo la salita le ritorno sotto, è sempre più vicina, è la Correale. Mi rendo conto che non sto andando piano, ascolto la mia andatura, rispetto a pochi km prima è tornata abbastanza buona. Lei non è scoppiata, anche se forse è un po in difficoltà, averla recuperata mi dà ottime informazioni sulla mia condotta di gara precedente. Prima neanche la vedevo in lontananza. Il rifornimento del 30°k da all'ottimismo un valore aggiunto, siamo anche alla fine del primo giro. Da lontano mi riconoscono e urlano il mio nome: è Davide Ribichesu. La gente inizia a urlare, a fare il tifo, ad incitarti. E' bellissimo. E' un emozione unica. Cambia tutto! Mi passa per la mente una frase: e come faccio adesso a ritirarmi, a pensare di non finire questa gara, come posso solo averlo pensato!!. Non ho più le gambe pesanti, non sento più niente. Non mi fermo. Anzi, mi fermo solo per mangiare, rilassato, tranquillo, perdo solo più tempo del previsto a cercare mia madre o mio padre per lasciarli i guanti. Mi mangio un altro pezzo di banana. Rivolgendomi all'addetta al rifornimento, gli chiedo se posso lasciare i guanti sul tavolo, mi risponde: si. Mi ritrovo in un istante lungo la stessa salita fatta dopo il via. Lontano vedo un atleta, lo acchiappo! Poco prima di rientrare per la strada sterrata vedo mio padre, durante quest'ora è risceso a fare foto delle foto anche qui, mi tolgo l'orologio e glielo porgo. Al contrario della Pistoia-Abetone, questo non è un segno di resa, è un segno di ripartenza. Mi metto all'inseguimento della seconda delle donne, che mi aveva nuovamente distanziato, e di una altro atleta che era insieme a lei. All'inizio sono titubante, dopo poche centinaia di metri, più spavaldo. Quando arrivo nel bel mezzo della zona con l'alta polvere rossa lungo la discesa li sorpasso e li stacco. Ora l'obiettivo è raggiungere Tamuli. Entro nella lunga zona dove si incrociano i podisti e vedo quasi subito il terzo, gli urlo: Dai Enzo, bravissimo! Calcaterra e Salaris quindi sono già passati, forse Filippo era quella maglia che mi sembrava di aver percepito mentre arrivavo all'inizio del tratto a bastone. Caspita hanno tutta questa strada davanti a me, praticamente più di 4km!! Più avanti vedrò Olmo, la Mora, via via tutti gli altri lungo questi 4000 metri. Prima tutti quelli davanti a me e poi tutti gli altri dietro, lungo il ritorno mi faranno compagnia. Sono tutti bravissimi!! Quando riesco scambio qualche sorriso, un cenno, in particolare ricordo il sorriso di Silvio. Tornando un attimo indietro con i ricordi mi viene ora in mente la scena buffa che ho vissuto. Arrivo al rifornimento e mangio, bevo. Prima di partire un signore dell'organizzazione mi chiede se voglio dell'acqua appena ripasso, da bere dopo il piccolo giro di boa. Gli rispondo di si. Ripasso e prendo un bicchiere al volo mentre, subito dopo, mi porgevano una bottiglietta. Al volo faccio un opppsss e li saluto. La nuova linfa mi ha messo quasi fretta, non aver visto subito qualcuno con una bottiglia in mano mi ha fatto agire di anticipo. Torno sull'asfalto e, come dicevo, di tanto in tanto si vede un podista, tra loro sono molto più distanziati, la gara inizia a diventare più solitaria, più spirito trail. Questi chilometri saranno gli ultimi dove vedrò così tante persone. Si rientra presto nel percorso sterrato e affronto il piccolo muro dove mi avevano superato al primo giro Olmo e la Mora. Lo faccio anche meglio e aumento l'andatura nel seguente sentiero che si imbocca. Arrivo alla fine del percorso in cui potevo incrociare gli altri, ho la conferma che ci sono stati dei ritiri. Di quelli che avevo davanti almeno 4 si sono fermati. Sulla destra degli uomini che sorvegliano il punto allestiscono un fuoco, spero non vogliano cucinarsi un porcetto perchè in questo caso mi stò fermando! Non sembrano pronti, chissà che vogliono fare, probabilmente ci vorrà del tempo, tanto vale continuare a correre e fantasticare. In fondo al percorso a me visibile vedo qualcuno, accelero lievemente e seguo chi ho davanti, stò recuperando su un podista! Arrivo così al rifornimento del 40°km. Mi dicono che sono il 12°. Mi sembra un po strano, ma effettivamente davanti non avevo moltissimi podisti. Chiedo conferma se qui siamo al 40°, mi dicono che dovrebbe essere circa il chilometro 41, 5. Li rispondo: ah meglio così! Mi dicono: dai che sono vicini! Con tranquillità, quasi volessi rimanere ancora un po a chiacchierare li rispondo: li ho visti! Avevo già percepito che forse ne avrei potuto raggiungere qualcuno. Bevo un bicchiere di coca cola e, nel salutarli, in tono quasi come per affermare, ora devo proprio andare, concludo: questa deve bastarmi fino alla chiesa! Riparto abbastanza agile, corro meglio del giro precedente, sono più veloce e meno affaticato. Penso: sono solo 18km. Arrivo alla salita più difficile che bisogna scalare per giungere alla chiesa, vedo il muro su in alto, non mi fa paura come qualche ora prima. Una maglia è già in alto, la vedo lenta. Nel frattempo riprendo un ragazzo lungo il pendio, mentre lo supero lui cammina, mi fa una battuta, mi chiede: ma è salita questa? Gli rispondo: si, ed è pure dura. Vado avanti, ormai l'ostacolo più grosso è superato. Poco prima di sbucare verso la strada asfaltata che porta al ristoro della chiesa un uomo dell'organizzazione mi dice: dai, forza! sei a 37' da Calcaterra. Sorrido, nella sua voce non c'era una battuta, mi stava veramente incoraggiando! In quel momento non era un grosso distacco, ma era anche qualcosa di enorme, dipendeva da che punto di vista lo si vedeva quel numero da vecchia sveglia. Arrivo ben presto agli scalini prima della chiesa. Li faccio meglio del primo giro, giungo al ristoro. Riconosco l'altra maglia che era davanti a me. E' ferma al ristoro. Riparte prima di me. E' Italo Orrù. Mi fa uno strano effetto, non nascondo che trovarlo lì mi entusiasma, come minimo il pensiero che ne segue è: non sto andando così male! Lui riparte seguito da Maya. Io bevo, mangio un pezzo di dolce e riparto. A grandi passi faccio la discesa in lastricato di pietra, raggiungo in un attimo chi avevo davanti, lo supero e lo stacco. Italo mi dice al volo: Vai, che io sto andando di conserva (o qualcosa di simile)! Non mi ricordo se gli abbia risposto qualcosa ma mi ha fatto un grande piacere, userò quella sua frase come motivazione in più. Mi butto per la discesa in mezzo ai boschi, vedo Maya, mi viene da dirle, come sempre: Brava Maya! Con una velocità che non avevo neanche nel primo giro della 21km del giorno prima in breve arrivo alla fine della zona alberata e segnalata da nastri rossi e bianchi. Vedo Signor Dettori che mi fa un immenso: Bravo Davide! Sento le gambe andare veramente bene e mi lascio un attimo prendere dal benessere di quel momento e forzerò in discesa. Non voglio più che chi è dietro mi riprenda. Vado avanti, e avanti, ogni tanto mi sembra strano correre così bene, ormai saranno quasi 50km di gara. Sento dei passi dietro di me, ma sono solo gli echi dei miei. Non so bene in che momento e in quale km ma davanti a me inizio a percepire altri 3 corridori, mi avvicino in modo evidente, mi accorgo, in particolare, che fanno parte di quel gruppo che mi aveva staccato dal 15°km in poi. Uno è in difficoltà e viene superato dagli altri due. Sarà proprio poco prima del rifornimento del 50° km che in poco meno di 2 km li riprendo, li supero e li stacco. Dovrei essere 7°. In seguito capirò che quel 12° posto era riferito alla esatta posizione maschile. Al 50° però arriva qualcuno da dietro, è fresco, non l'ho mai superato e visto durante la gara, ma va veramente forte. Dopo aver bevuto un po cerco di rimanergli vicino. Ha un passo molto migliore del mio. Ormai mancano solo 10km e molta discesa, penso che forse potrei provare a difendermi da questo atleta che stà svolgendo un ottimo finale di gara. Spero che nella discesa vada più lento. Niente da fare, sarò io quello che aumenterà il passo per tenerlo vicino. Mi trastullo con l'idea di riuscire a seguirlo e arrivare con lui in una volata. Penso che magari in salita ne possa avere di meno. Niente da fare. In discesa, e sopratutto lungo le zone più impervie, va più forte di me! E' agile. Passiamo lungo gli splendidi paesaggi di cui si può godere dopo il 50°. Arriviamo fino al 55°, proprio quando inizio a perderlo di vista lo rivedo partire dal ristoro. Credo che si volti, che mi veda arrivare, parte deciso e sicuro, con spinta. Sarebbe ancora vicino, forse 100 metri, potrei ancora avere una possibilità di riprenderlo lungo la salita finale, passare dritto al ristoro e sfruttare quel vantaggio. Le energie, però, iniziano a mancare, non sono più pimpante come nei precedenti 20km. Lascio perdere e mi fermo a bere. Riparto. Mancano 5km, me lo ripeto in testa. Devo arrivare. E' questo l'importante. Inoltre ci sono 3 atleti dietro, meglio amministrare le energie per contrastare un loro eventuale ritorno. Gli addetti del ristoro mi hanno confermato che l'arrivo non è alla chiesa. Avevo ascoltato qualcuno che avevo sorpassato, discuteva, spiegava che l'arrivo sarebbe dovuto essere alla chiesa, mi sembrava strano, potevo benissimo aver capito male... o era vero? Era lui che sbagliava? Dopo più di 50km certi dubbi danno qualche brutto pensiero. Seguire l'atleta lì davanti aveva portato a termine le mie energie. Tutto volevo fare tranne quei km non previsti. Oltre lo sterrato in salita per la colonia avrei dovuto girare a sinistra e fare altri km in asfalto, sul momento non era proprio di mio gradimento. Volevo togliermi dalla mente questo dubbio. Come nel giro precedente il passaggio ad un ambiente diverso mi fa calare le forze e le energie. Soffro abbastanza con la testa ma ormai sono in vista della strada. Vedo le due signore del giorno prima, quelle che al traguardo mi avevano incitato ed io le avevo risposto che dovevo andare piano. Chiedo a loro se bisogna arrivare alla chiesa o se l'arrivo fosse sempre in prossimità del passaggio finale. Mi dicono che è dove c'è la colonia, quindi leggermente più giù, in pratica dove siamo partiti. Quindi dovrò, male male andando, girare a destra e scendere?, oppure l'arco verrà messo sul punto di passaggio? Spero ancora di non dover prendere la salita in asfalto per arrivare alla chiesa di Sant'Antonio, quella dalla parte opposta a quella della salita in sterrato usata per salirci 15 e 45km prima. La stanchezza inizia a non farmi pensare lucidamente. Sapevo benissimo come era fatto il percorso, ma ora non voglio sorprese, quelle sorprese che in realtà non esistono. Ho appena passato la strada e sono tornato sulla strada per la colonia. Le gambe sono pesanti ma leggermente meglio del giro prima. O forse no? No, invece sono più deboli. Appena prendero il tratto sconesso me ne renderò subito conto. Devo continuare a spingere. Spero che l'ultima salita in sterrato vada bene come 30km prima. Senza soste e senza cali ulteriori. Un signore dell'organizzazione mi dice che manca un km e mezzo. Sorrido dentro di me, inizio a salire, non voglio girarmi, le cose non sono proprio tutte rose e fiori ma il passo è discreto. Percepisco che dietro non c'è nessuno, ormai il pendio si alleggerisce e accelero, accelero. In questo momento non credo che chiunque mi possa raggiungere riesca ad averla vinta facilmente. Siamo tutti stanchi. Da dietro non arriva nessuno. Non ho l'occasione per testare quella ultima fiamma di vitalità che mi torna. Da lontano vedo delle persone, sono meno del giro prima. Le altre sono al traguardo. Mi incitano da lontano come la precedente volta, le raggiungo, mi sento leggero, si svolta a destra. C'è da fare la strada della partenza, ora è in discesa, 5 ore prima l'abbiamo fatta in salita. Mancano sicuramente poche centinaia di metri. Vedo mia madre e le chiedo quanto manca, lei mi dice: E' lì. Dopo pochi passi vedo leggermente più giù il gonfiabile. Sulla mia decisa accelerazione, accelero ancora, di più, e di più, e di più! Sto volando, è uno sfogo! A poche decine di metri decido di non accelerare ulteriormente. Forse sto già sfiorando i 3- 3'10''/km, non saprei bene, ma andavo veramente veloce! Mi fermo qualche decina di metri oltre l'arrivo per smorzare la velocità. Ho il viso con sopra una maschera, come se avessi finito una guerra ma con ancora energie che uscirebbero fuori all'occorrenza, se dovessi continuare a combattere. Ma ormai è finita, mi posso abbandonare. Mio padre mi fa una foto, saranno passati pochi secondi dall'arrivo. Sono fiero di me, di aver corso bene, di aver fatto una bellissima gara. Ricevere i complimenti di amici e di altri corridori, dell'organizzazione, del Promoter IUTA Carlo Fenu, dà una soddisfazione immensa, sopratutto quando il morale è alto e d'accordo (non sempre dentro se stessi si è sempre soddisfatti della prestazione ottenuta). Scendendo verso la colonia, dove era parcheggiata la nostra macchina, devo dire la verità, mi sento un po emozionato, un po le lacrime avrebbero anche voglia di uscire, di sfogare questa cosa nuova per me, mai fatta prima, forse è la sensazione che ha il corpo quando si rilassa dopo tanto lavoro fisico. E' una grande sensazione, me la tengo dentro. Quanta serenità ne deriva in seguito, anche tanti pensieri, sopratutto: cosa fare?, continuare con questo tipo di gare o deviare verso altre? Sicuramente la corsa lunga di resistenza richiede molto in cambio ma dà tanto, tantissimo! Alla fine saprò altre belle cose: Arriverò 9° assoluto, 8° degli uomini, quello che mi ha sorpassato e che si è involato via negli ultimi km era il 5° uomo, arriverà con Cecilia Mora 3' e 35'' davanti a me. Di questa cosa sono molto contento perché il quinto posto ero molto vicino. Davanti c'era solo un vuoto, per me incolmabile, con Olmo in quarta posizione che chiude in 4h45'55 contro il mio 5h 03'21''. Calcaterra, invece, è vincente con 4h21'44''. Salaris e Tanca subito dietro di lui. Quanto ancora c'è da fare! Per completare i dati che mi rendono molto molto contento devo dire che sarò anche 8° nella combinata 21k della Corsa Verde + 60k e 3° dei sardi nel campionato regionale IUTA della 60km. Secondo di categoria nella 60 e primo nella combinata. Oltre questi numeri, che per me sono stati ottimi, c'è però ciò che mi ha lasciato questa giornata... in breve: queste gare sono strane, ti mancano.
sabato 5 novembre 2011
Sardinia Ultramarathon 60km - 5h03'21''
Ore 9 del 23 ottobre, meno di 24 ore dalla Corsa Verde: siamo pronti alla partenza. Lo speaker, e presidente Pietro Cadoni della CS Fiamma Macomer, inizia l'appello. Passa un po di tempo rispetto all'orario ufficiale dello sparo, ma le risate e le battute che ne scaturiscono, nonché l'applauso per ogni atleta che risponde al richiamo, scaccia i pensieri e aumenta il buonumore. Lo start sarà talmente atteso, dopo questa iniezione di fiducia, che si parte con il sorriso sulla bocca. Calcolavo, se mi andrà bene, arriverò tra le 14 e le 15.. sono appena le 9 e 15 e mi mancano 60 km tra i boschi (è probabile che la cifra esatta sia 57,6k secondo qualche fonte, non cambia il fatto che è una gara molto lunga e con le sue difficoltà), tra zone archeologiche, tra strisce tagliafuoco e sentieri. Partiamo subito con una salita, poche centinaia di metri in asfalto e passiamo subito al primo viottolo. La strada si fa subito più stretta e mentre si inizia a guardare per terra, in modo da evitare i piccoli ostacoli, i più forti iniziano a scomparire dietro i brevi rettilinei e gli arbusti sporgenti. Maya, il cane di Orrù, la vedo accompagnarci gaia nel suo andare e venire, anche lei presto scomparirà da qualche parte, felice e serena tra i podisti, nel suo fare l'elastico tra i runner avanzati e quelli più indietro, andrà ben presto in avanscoperta con il suo padrone. Inizio a concentrami sul passo e seguo chi ho davanti. Dopo un po raggiungiamo una zona con la visuale più ampia. Le gambe girano bene, in una discesa, sulla striscia tagliafuoco, mi riavvicino in modo notevole al primo gruppo. La polvere rossa che ricopre il suolo ricorda l'esperienza di un astronauta sul suolo lunare, ma in questo caso sembriamo i colonizzatori di Marte. Credo che se dovessi pensare di atterrare su questo pianeta, questo tratto di gara sarebbe esattamente parte di quello che mi aspetterei. Ogni tanto evito un canale, scavato presumibilmente dall'acqua, e ogni tanto sfioro qualche roccia affiorante, per il resto mi faccio trasportare dalla discesa e non capisco perché io vada così veloce. Mi diverto a sprofondare in quella sostanza finissima e creo dei buchi enormi, è così soffice che viene voglia di correrci dentro ancora più velocemente, non dà per niente fastidio ai muscoli, ti ammortizza molto bene, quindi decido di spingere un po di più. Dopo un breve tempo questo divertimento finisce e come passiamo su altri sentieri, più rigidi nella loro percorrenza, perdo nuovamente da chi ho davanti. Inizio a impostare un nuovo passo, più rilassante, faccio calare il mio lieve affanno che sento aumentare nei polmoni, una breve salita mi indica meglio che andatura tenere. E' ancora prestissimo, abbiamo fatto pochi km, eppure la gara sembra già nel vivo, meglio non farsi fregare. Arriviamo così ad una discesa ripidissima, quasi dove calarsi con attenzione, come composta di scalini sulla roccia sporca di terra, da non sottovalutare, ci si deve quasi fermare, qualche passo agile e siamo in basso. Saranno stati una decina di metri ma amplifica i distacchi. Cambia lo scenario, secondo me da qui in poi può essere considerata come "zona archeologica". Ora è il turno di un tratto semplice come pendenze ma con dei canaloni scavati probabilmente da un fuoristrada, deve aver trovato il suolo bagnato e ha lasciato impressi, nella terra assettata, i suoi segni. Devo ancora abituarmi a perdere meno tempo nel trovare la strada giusta ed a rendere più automatiche le mie scelte in base agli ostacoli del terreno. Quanti saranno? 3-4Km? Ancora non sono stati sufficienti ad imparare il terreno. Devo iniziare a pensare meno a dove mettere i piedi, devo essere più intuitivo. Fortunatamente arriviamo già al tratto di asfalto che ci porta verso i Betili di Tamuli, le tombe dei giganti e il nuraghe omonimo. Siamo verso il 4° km sicuramente. Con precisione quasi matematica, infatti, troverò il primo ristoro! Sembrava non dovesse arrivare e invece eccolo lì, ci indica che mancano 55km circa. AIUTO! Per la cronaca, ogni 5km ci sarà un punto di ristoro con dolci, succhi di frutta, acqua, coca cola e altro, nonché si aveva la possibilità di farsi portare il proprio rifornimento privato nella postazione preferita! Fantastico. Siamo arrivati quindi ad 1/6 del primo giro, cartello 5K/35K. Un dodicesimo della gara. Bevo, mangio un pezzo di banana e vado avanti. C'è un piccolo giro da fare dentro la zona archeologica, saranno 500 metri, per fortuna ancora non ho perso così tanto. Mentre inizio il piccolo giro i primissimi ancora non l'hanno concluso. Magra consolazione ma ottima motivazione. Esco dalla zona Tamuli, ripasso davanti al ristoro e mi viene in mente che non mi sono guardato in giro, ricordo solo il panorama distante, ho notato solo quelli che in lontananza arrivavano al ristoro posizionato più in basso e poi, poi ricordo sostanzialmente l'erba tra i piedi. Accidenti, non ho visto niente!! Ho perso un occasione di godermi il paesaggio!! Mah, pazienza, sbagli della concentrazione!! Torniamo indietro per la stessa strada, per quelli che saranno 2 km del tratto a bastone. Quindi per totali 4km tra andata e ritorno ti incroci con tutti i podisti che hai dietro e viceversa. Mi accorgo solo ora che quindi rifarò quella ripida discesa, stavolta in salita. La approccerò con tranquillità, con 2 o 3 passi veloci, per evitare troppi strappi, è peggio di una scalinata ripida, ma breve, mentre inizia la mia fatica lei finisce. Mio malgrado, però, inizio a perdere posizioni, subito dopo questo tratto infatti mi supera Olmo e la Mora. Olmo con il suo passo che sembra evidenziare la bassa gravità del paesaggio marziano attraversato prima, la Mora con il suo passo agile, una via di mezzo tra un felino e uno stambecco, con la velocità di uno scoiattolo. Tornando indietro su questa strada incrocio come dicevo, gli altri atleti, ci incoraggiamo. Nel frattempo chi avevo davanti sparisce. Sono passati solo 7km circa, si torna su una nuova parte del circuito, inesplorato fino ad ora. Inizia una lunga striscia tagliafuoco dal fondo abbastanza buono, compatto, con avvallamenti qui e là. Lontano vedo delle maglie, ma le gambe non girano tantissimo, anzi, tendo a difendermi ancora. Ben presto vengo anche raggiunto e superato da qualche altro. Al ristoro del 10°km inoltre me la prendo comoda e vengo raggiunto da almeno 4 atleti. Qualcuno lo sento molto affaticato e mi preoccupo un po, sono io che sbaglio o sono loro? Io non emetto nessun respiro, spesso corro con la bocca chiusa e le gambe sono solo un po' imballate, per ora non me la sento di aumentare. Sarà solo nella salita seguente che inizio a trovarmi più a mio agio. Infatti con il gruppetto riesco a tenere una buona andatura fino al 12° km, lì inizia una ripida salita in sterrato che mette molto in difficoltà. Se non bastasse, su in alto, si vede la sua fine, non proprio una visione d'aiuto. Lontano e piccolina si vede anche qualche macchia colorata di chi l'ha quasi finita! Il respiro dei miei compagni si fa più forte. Io salgo regolare e sembro molto più fresco. Non penso più che ci sia un problema e su qualcuno dei miei compagni d'avventura guadagno alcune decine di metri. Finalmente, giunti verso la cima, si arriva, dopo un breve sentiero, su una zona in asfalto. Riconosco lo spiazzo della parte bassa, zona in cui si passa davanti prima di giungere alla chiesa di Sant'Antonio. C'è da fare anche il breve pezzo di strada lastricata per arrivare al piazzale più in alto, e dato che ci siamo, ci fanno passare per i gradini del giorno prima così da prendere il piazzale da una zona ancora più in alto. Nel frattempo incrociamo chi ha già fatto il piccolo giro di boa di Sant'Antonio. Fuggitivi si inoltrano già per un sentiero laterale fatto anche il giorno prima, si dileguano nel bosco dopo essersi fermati al ristoro posto alcune decine di metri più in alto. Faccio con sollievo i gradini e sbuco dalle rocce, svolto a sinistra ed ecco lì il tavolo con le vivande e le bevande.Vedo da lontano mio padre che è salito fin lassù per fare un po di foto, poco prima avevo già riconosciuto la macchina in un punto predisposto per il parcheggio. Per fortuna sono ancora molto lucido. Cerco il mio zainetto, poco più di due ore prima l'avevo lasciato insieme al mio tasky all'ananas ed altri rifornimenti ad un responsabile che sarebbe salito al ristoro del 15°. Mi fermo e bevo quasi interamente il contenuto. Indeciso, controllo nuovamente il tavolo per vedere se c'è altro da mangiare di mio gradimento. Sul momento i dolci non mi attirano. Una ragazza mi chiede se voglio della torta, gli rispondo velocemente di no e ritorno a correre, con me prendo solo dei carboidrati dalla tasca principale del monospalla e li faccio sciogliere in bocca. Ho perso nuovamente delle posizioni, devo cercare almeno di difendere quei 15km successivi da altri atleti che mi raggiungono in men che non si dica e che mi sorpassano con una freschezza che sembra superiore alla mia. Non voglio più perdere, ora devo iniziare ad essere più concentrato! Devo fare una pausa al discorso e dire che in questi 3 ristori gli addetti si sono già dimostrati ampiamente gentili, spesso ci siamo scambiati anche brevi battute, spesso ti vedevano da lontano e ti chiedevano in anticipo cosa volevi, ti preparavano l'acqua, ti indicavano dove era quello che desideravi, ti versavano la coca cola, ti chiedevano se la gara era dura, ti informavano che davanti avevi qualcuno vicino. Io con piacere li ringraziavo per ogni cosa, già intravedere questo comportamento esemplare dava molta serenità e piacere nel proseguimento della corsa! Mi faceva proprio piacere arrivare all'oasi-ristoro. Una corsa a tappe nella seconda tappa! Torniamo al 3° ristoro della chiesa: dopo questa piccola sosta mi tuffo giù per la discesa tra i boschi che in seguito continuava per un bel sentiero leggermente sconnesso tra la fitta vegetazione. Davanti a me vedo chi mi aveva superato poco tempo prima ma non riesco ad avvicinarmi, anzi, nonostante un passo più deciso, perdo stranamente strada. Anche sul piano vedo allontanarsi chi ho davanti. In seguito attraversiamo anche la strada asfaltata che porta verso il paese di Scano di Montiferro e ci addentriamo in una altra parte del percorso, siamo oltre i 16-17km e l'istinto di svuotare la vescica mi porta a fermarmi per un po. Perdo un po di tempo ma sono stranamente tranquillo. La strada da percorrere mi sembra un po difficile, l'area è più aperta, nonostante il bosco a sinistra, i campi aperti e la visuale ampia sul lato destro sono più evidenti, dopo che si è fatta la discesa e una strada più intima comportano un impatto faticoso sulla mente. Così prendo anche questa parte con cautela, brevi salite abbastanza difficili da interpretare mi fanno faticare leggermente. Inizio a fare tira e molla con un altro atleta che mi ha raggiunto. Più avanti la strada si appiattisce ma peggiora il terreno. Ne risulta un'altra parte faticosa, nel momento in cui i demoni si affacciano, vedo il ristoro. Mi fermo, bevo, mangio e riparto. Mi riporto sull'atleta e lo supero così come avevo fatto dopo che avevo finito di fare pipì. Non è mia intenzione staccarlo, anzi, continuo del mio passo. Raggiungerlo e distanziarlo però mi infonde fiducia. Più avanti non lo vedrò più. Inizia un bel pezzo di discesa tra i boschi, secondo me la parte più bella della Sardinia Ultramarathon. Sono quasi 2 km in una striscia taglia fuoco dal suolo compatto, ricco di muschio ed erba, qualche pianta un po più grandetta qui e là. Il tutto è all'ombra, una vegetazione da fiaba sulla sinistra, ancora più selvaggia di quella già vista. Mi viene una tentazione forte di entrarci dentro per scoprire i misteri nascosti tra quei alberi, vedere che cosa si nasconde. Per un po corro guardando se riesco a percepire qualche creatura fantastica, sono sereno, vorrei che questa parte non finisca più. Riesco anche a correre meglio ed evitare, come in un gioco, gli eventuali avvallamenti, i rami e fossi che trovo di tanto in tanto. Sempre con ottima attenzione arrivo alla fine di questo contesto con sufficiente facilità. Tornare sul piano, invece, mi fa tornare della stanchezza. Poco prima di arrivare alla mezza maratona si attraversa un bosco più aperto e luminoso, si passa dentro. Qui sarebbe il luogo ideale per un pic nic. Nel frattempo, sulla mia destra, passano 2 ciclisti sulla bici da cronometro. Oltre gli arbusti e gli alberi c'è una strada che inizio a fiancheggiare. Sarebbe veramente bello stare seduti su un sasso per vederli passare, magari con buona compagnia e qualcosa da sgranocchiare. Respirare l'aria pulita e passare un po di tempo. Invece continuo, la strada S.P. 43 che porta a San Leonardo si attraversa subito dopo e ci si inoltra in un altra parte del percorso. All'inizio lo scenario è simile ma dopo un breve tratto all'ombra degli alberi si svolta a sinistra, l'ambiente inizia ad aprirsi e in breve è come trovarsi sulla cima del percorso, così non è, il tratto più alto era in corrispondenza della chiesa. In realtà siamo all'inizio di un altra forte discesa, molto tecnica, dove far andare le gambe ed evitare terra, sassi, buchi e rami. C'è di tutto e se ci si lascia troppo incantare dalla vista che spazia lontana ci si può far male. Bisogna sempre guardare dove si mettono i piedi. Ad un certo punto, davanti a sè, si trova anche una breve salita molto ripida, naturalmente siamo sempre in mezzo al terreno che sembra sconquassato da un grosso aratro, alle volte da anche l'idea che lo abbiano usato come zona per testare piccoli esplosivi. Descrivere il suolo è difficile. In certi punti si affonda, in altri difficilmente si riesce ad andare avanti e non si capisce quale sia la strada migliore da prendere per evitare gli ostacoli. Se si sceglie un punto meno pendente ci si ritrova con difficoltà maggiori di appoggio. Alle volte bisogna allungare la strada per non entrare dentro l'ostacolo, bisogna necessariamente girarci attorno, l'alternativa sarebbe quella di faticare di più. Bene o male la corsa lungo questa mezza costa ci porta tra mille problemi fino al rifornimento del 25°, in questo punto si vede uno spaventoso cartello con la scritta 55°km! Non lo guardo troppo e bevo, mangio. Subito dopo si scende, una curva a sinistra e si entra in un sentiero piatto, dal suolo più compatto, infido, ti fa venire voglia di fermarti, è rilassante e stancante allo stesso tempo. Ci si trova in mezzo ad una pineta che lascia strada ben presto ad altra vegetazione mista. Ritornare a non vedere oltre i 50 metri mi mette a disagio. Intorno c'è solo vegetazione. Il sentiero tende a salire, le gambe si fanno pesanti. Questo punto per me è il più difficile. Iniziano tante domande: chi me lo fa fare?, riesco ad arrivare in queste condizioni? Come faccio a fare la salita per arrivare alla fine del primo giro e poi a fare altri 30km? è meglio ritirarmi? E' già tanto quello che ho fatto? Sto rallentando!?, aspetto quelli che ci sono dietro se dovessi trovarmi in difficoltà ancora maggiori..?! etc, etc. La parte più bassa di questo anello è anche quella che moralmente ti manda più giù. Eppure arrivo ad una nuova strada asfaltata, sono a circa 26km dal via. Attraverso la strada che porta a Macomer e si entra per la via che conduce alla colonia, dove c'è il luogo di ritrovo. L'asfalto è come catrame morbido. Mi sento lentissimo, senza una risposta rigida al mio passo. E' proprio qui che ho avuto le sensazioni peggiori. Dopo poco si gira a sinistra e si sale, manca ancora un breve tratto per arrivare al termine della prima tornata. Sono circa 2 km in sterrato, la prima parte più pendente. Qui inizio a pensare a delle soluzioni alternative, posso arrivare almeno al 45°, posso continuare, vedo come sto al 35°. Salire mi fa tornare il morale, la convinzione, fare questa salita è come se mi infondesse nuova linfa, mi ci trovo meglio. Nel frattempo, davanti a me, vedo una delle prime donne, lungo la salita le ritorno sotto, è sempre più vicina, è la Correale. Mi rendo conto che non sto andando piano, ascolto la mia andatura, rispetto a pochi km prima è tornata abbastanza buona. Lei non è scoppiata, anche se forse è un po in difficoltà, averla recuperata mi dà ottime informazioni sulla mia condotta di gara precedente. Prima neanche la vedevo in lontananza. Il rifornimento del 30°k da all'ottimismo un valore aggiunto, siamo anche alla fine del primo giro. Da lontano mi riconoscono e urlano il mio nome: è Davide Ribichesu. La gente inizia a urlare, a fare il tifo, ad incitarti. E' bellissimo. E' un emozione unica. Cambia tutto! Mi passa per la mente una frase: e come faccio adesso a ritirarmi, a pensare di non finire questa gara, come posso solo averlo pensato!!. Non ho più le gambe pesanti, non sento più niente. Non mi fermo. Anzi, mi fermo solo per mangiare, rilassato, tranquillo, perdo solo più tempo del previsto a cercare mia madre o mio padre per lasciarli i guanti. Mi mangio un altro pezzo di banana. Rivolgendomi all'addetta al rifornimento, gli chiedo se posso lasciare i guanti sul tavolo, mi risponde: si. Mi ritrovo in un istante lungo la stessa salita fatta dopo il via. Lontano vedo un atleta, lo acchiappo! Poco prima di rientrare per la strada sterrata vedo mio padre, durante quest'ora è risceso a fare foto delle foto anche qui, mi tolgo l'orologio e glielo porgo. Al contrario della Pistoia-Abetone, questo non è un segno di resa, è un segno di ripartenza. Mi metto all'inseguimento della seconda delle donne, che mi aveva nuovamente distanziato, e di una altro atleta che era insieme a lei. All'inizio sono titubante, dopo poche centinaia di metri, più spavaldo. Quando arrivo nel bel mezzo della zona con l'alta polvere rossa lungo la discesa li sorpasso e li stacco. Ora l'obiettivo è raggiungere Tamuli. Entro nella lunga zona dove si incrociano i podisti e vedo quasi subito il terzo, gli urlo: Dai Enzo, bravissimo! Calcaterra e Salaris quindi sono già passati, forse Filippo era quella maglia che mi sembrava di aver percepito mentre arrivavo all'inizio del tratto a bastone. Caspita hanno tutta questa strada davanti a me, praticamente più di 4km!! Più avanti vedrò Olmo, la Mora, via via tutti gli altri lungo questi 4000 metri. Prima tutti quelli davanti a me e poi tutti gli altri dietro, lungo il ritorno mi faranno compagnia. Sono tutti bravissimi!! Quando riesco scambio qualche sorriso, un cenno, in particolare ricordo il sorriso di Silvio. Tornando un attimo indietro con i ricordi mi viene ora in mente la scena buffa che ho vissuto. Arrivo al rifornimento e mangio, bevo. Prima di partire un signore dell'organizzazione mi chiede se voglio dell'acqua appena ripasso, da bere dopo il piccolo giro di boa. Gli rispondo di si. Ripasso e prendo un bicchiere al volo mentre, subito dopo, mi porgevano una bottiglietta. Al volo faccio un opppsss e li saluto. La nuova linfa mi ha messo quasi fretta, non aver visto subito qualcuno con una bottiglia in mano mi ha fatto agire di anticipo. Torno sull'asfalto e, come dicevo, di tanto in tanto si vede un podista, tra loro sono molto più distanziati, la gara inizia a diventare più solitaria, più spirito trail. Questi chilometri saranno gli ultimi dove vedrò così tante persone. Si rientra presto nel percorso sterrato e affronto il piccolo muro dove mi avevano superato al primo giro Olmo e la Mora. Lo faccio anche meglio e aumento l'andatura nel seguente sentiero che si imbocca. Arrivo alla fine del percorso in cui potevo incrociare gli altri, ho la conferma che ci sono stati dei ritiri. Di quelli che avevo davanti almeno 4 si sono fermati. Sulla destra degli uomini che sorvegliano il punto allestiscono un fuoco, spero non vogliano cucinarsi un porcetto perchè in questo caso mi stò fermando! Non sembrano pronti, chissà che vogliono fare, probabilmente ci vorrà del tempo, tanto vale continuare a correre e fantasticare. In fondo al percorso a me visibile vedo qualcuno, accelero lievemente e seguo chi ho davanti, stò recuperando su un podista! Arrivo così al rifornimento del 40°km. Mi dicono che sono il 12°. Mi sembra un po strano, ma effettivamente davanti non avevo moltissimi podisti. Chiedo conferma se qui siamo al 40°, mi dicono che dovrebbe essere circa il chilometro 41, 5. Li rispondo: ah meglio così! Mi dicono: dai che sono vicini! Con tranquillità, quasi volessi rimanere ancora un po a chiacchierare li rispondo: li ho visti! Avevo già percepito che forse ne avrei potuto raggiungere qualcuno. Bevo un bicchiere di coca cola e, nel salutarli, in tono quasi come per affermare, ora devo proprio andare, concludo: questa deve bastarmi fino alla chiesa! Riparto abbastanza agile, corro meglio del giro precedente, sono più veloce e meno affaticato. Penso: sono solo 18km. Arrivo alla salita più difficile che bisogna scalare per giungere alla chiesa, vedo il muro su in alto, non mi fa paura come qualche ora prima. Una maglia è già in alto, la vedo lenta. Nel frattempo riprendo un ragazzo lungo il pendio, mentre lo supero lui cammina, mi fa una battuta, mi chiede: ma è salita questa? Gli rispondo: si, ed è pure dura. Vado avanti, ormai l'ostacolo più grosso è superato. Poco prima di sbucare verso la strada asfaltata che porta al ristoro della chiesa un uomo dell'organizzazione mi dice: dai, forza! sei a 37' da Calcaterra. Sorrido, nella sua voce non c'era una battuta, mi stava veramente incoraggiando! In quel momento non era un grosso distacco, ma era anche qualcosa di enorme, dipendeva da che punto di vista lo si vedeva quel numero da vecchia sveglia. Arrivo ben presto agli scalini prima della chiesa. Li faccio meglio del primo giro, giungo al ristoro. Riconosco l'altra maglia che era davanti a me. E' ferma al ristoro. Riparte prima di me. E' Italo Orrù. Mi fa uno strano effetto, non nascondo che trovarlo lì mi entusiasma, come minimo il pensiero che ne segue è: non sto andando così male! Lui riparte seguito da Maya. Io bevo, mangio un pezzo di dolce e riparto. A grandi passi faccio la discesa in lastricato di pietra, raggiungo in un attimo chi avevo davanti, lo supero e lo stacco. Italo mi dice al volo: Vai, che io sto andando di conserva (o qualcosa di simile)! Non mi ricordo se gli abbia risposto qualcosa ma mi ha fatto un grande piacere, userò quella sua frase come motivazione in più. Mi butto per la discesa in mezzo ai boschi, vedo Maya, mi viene da dirle, come sempre: Brava Maya! Con una velocità che non avevo neanche nel primo giro della 21km del giorno prima in breve arrivo alla fine della zona alberata e segnalata da nastri rossi e bianchi. Vedo Signor Dettori che mi fa un immenso: Bravo Davide! Sento le gambe andare veramente bene e mi lascio un attimo prendere dal benessere di quel momento e forzerò in discesa. Non voglio più che chi è dietro mi riprenda. Vado avanti, e avanti, ogni tanto mi sembra strano correre così bene, ormai saranno quasi 50km di gara. Sento dei passi dietro di me, ma sono solo gli echi dei miei. Non so bene in che momento e in quale km ma davanti a me inizio a percepire altri 3 corridori, mi avvicino in modo evidente, mi accorgo, in particolare, che fanno parte di quel gruppo che mi aveva staccato dal 15°km in poi. Uno è in difficoltà e viene superato dagli altri due. Sarà proprio poco prima del rifornimento del 50° km che in poco meno di 2 km li riprendo, li supero e li stacco. Dovrei essere 7°. In seguito capirò che quel 12° posto era riferito alla esatta posizione maschile. Al 50° però arriva qualcuno da dietro, è fresco, non l'ho mai superato e visto durante la gara, ma va veramente forte. Dopo aver bevuto un po cerco di rimanergli vicino. Ha un passo molto migliore del mio. Ormai mancano solo 10km e molta discesa, penso che forse potrei provare a difendermi da questo atleta che stà svolgendo un ottimo finale di gara. Spero che nella discesa vada più lento. Niente da fare, sarò io quello che aumenterà il passo per tenerlo vicino. Mi trastullo con l'idea di riuscire a seguirlo e arrivare con lui in una volata. Penso che magari in salita ne possa avere di meno. Niente da fare. In discesa, e sopratutto lungo le zone più impervie, va più forte di me! E' agile. Passiamo lungo gli splendidi paesaggi di cui si può godere dopo il 50°. Arriviamo fino al 55°, proprio quando inizio a perderlo di vista lo rivedo partire dal ristoro. Credo che si volti, che mi veda arrivare, parte deciso e sicuro, con spinta. Sarebbe ancora vicino, forse 100 metri, potrei ancora avere una possibilità di riprenderlo lungo la salita finale, passare dritto al ristoro e sfruttare quel vantaggio. Le energie, però, iniziano a mancare, non sono più pimpante come nei precedenti 20km. Lascio perdere e mi fermo a bere. Riparto. Mancano 5km, me lo ripeto in testa. Devo arrivare. E' questo l'importante. Inoltre ci sono 3 atleti dietro, meglio amministrare le energie per contrastare un loro eventuale ritorno. Gli addetti del ristoro mi hanno confermato che l'arrivo non è alla chiesa. Avevo ascoltato qualcuno che avevo sorpassato, discuteva, spiegava che l'arrivo sarebbe dovuto essere alla chiesa, mi sembrava strano, potevo benissimo aver capito male... o era vero? Era lui che sbagliava? Dopo più di 50km certi dubbi danno qualche brutto pensiero. Seguire l'atleta lì davanti aveva portato a termine le mie energie. Tutto volevo fare tranne quei km non previsti. Oltre lo sterrato in salita per la colonia avrei dovuto girare a sinistra e fare altri km in asfalto, sul momento non era proprio di mio gradimento. Volevo togliermi dalla mente questo dubbio. Come nel giro precedente il passaggio ad un ambiente diverso mi fa calare le forze e le energie. Soffro abbastanza con la testa ma ormai sono in vista della strada. Vedo le due signore del giorno prima, quelle che al traguardo mi avevano incitato ed io le avevo risposto che dovevo andare piano. Chiedo a loro se bisogna arrivare alla chiesa o se l'arrivo fosse sempre in prossimità del passaggio finale. Mi dicono che è dove c'è la colonia, quindi leggermente più giù, in pratica dove siamo partiti. Quindi dovrò, male male andando, girare a destra e scendere?, oppure l'arco verrà messo sul punto di passaggio? Spero ancora di non dover prendere la salita in asfalto per arrivare alla chiesa di Sant'Antonio, quella dalla parte opposta a quella della salita in sterrato usata per salirci 15 e 45km prima. La stanchezza inizia a non farmi pensare lucidamente. Sapevo benissimo come era fatto il percorso, ma ora non voglio sorprese, quelle sorprese che in realtà non esistono. Ho appena passato la strada e sono tornato sulla strada per la colonia. Le gambe sono pesanti ma leggermente meglio del giro prima. O forse no? No, invece sono più deboli. Appena prendero il tratto sconesso me ne renderò subito conto. Devo continuare a spingere. Spero che l'ultima salita in sterrato vada bene come 30km prima. Senza soste e senza cali ulteriori. Un signore dell'organizzazione mi dice che manca un km e mezzo. Sorrido dentro di me, inizio a salire, non voglio girarmi, le cose non sono proprio tutte rose e fiori ma il passo è discreto. Percepisco che dietro non c'è nessuno, ormai il pendio si alleggerisce e accelero, accelero. In questo momento non credo che chiunque mi possa raggiungere riesca ad averla vinta facilmente. Siamo tutti stanchi. Da dietro non arriva nessuno. Non ho l'occasione per testare quella ultima fiamma di vitalità che mi torna. Da lontano vedo delle persone, sono meno del giro prima. Le altre sono al traguardo. Mi incitano da lontano come la precedente volta, le raggiungo, mi sento leggero, si svolta a destra. C'è da fare la strada della partenza, ora è in discesa, 5 ore prima l'abbiamo fatta in salita. Mancano sicuramente poche centinaia di metri. Vedo mia madre e le chiedo quanto manca, lei mi dice: E' lì. Dopo pochi passi vedo leggermente più giù il gonfiabile. Sulla mia decisa accelerazione, accelero ancora, di più, e di più, e di più! Sto volando, è uno sfogo! A poche decine di metri decido di non accelerare ulteriormente. Forse sto già sfiorando i 3- 3'10''/km, non saprei bene, ma andavo veramente veloce! Mi fermo qualche decina di metri oltre l'arrivo per smorzare la velocità. Ho il viso con sopra una maschera, come se avessi finito una guerra ma con ancora energie che uscirebbero fuori all'occorrenza, se dovessi continuare a combattere. Ma ormai è finita, mi posso abbandonare. Mio padre mi fa una foto, saranno passati pochi secondi dall'arrivo. Sono fiero di me, di aver corso bene, di aver fatto una bellissima gara. Ricevere i complimenti di amici e di altri corridori, dell'organizzazione, del Promoter IUTA Carlo Fenu, dà una soddisfazione immensa, sopratutto quando il morale è alto e d'accordo (non sempre dentro se stessi si è sempre soddisfatti della prestazione ottenuta). Scendendo verso la colonia, dove era parcheggiata la nostra macchina, devo dire la verità, mi sento un po emozionato, un po le lacrime avrebbero anche voglia di uscire, di sfogare questa cosa nuova per me, mai fatta prima, forse è la sensazione che ha il corpo quando si rilassa dopo tanto lavoro fisico. E' una grande sensazione, me la tengo dentro. Quanta serenità ne deriva in seguito, anche tanti pensieri, sopratutto: cosa fare?, continuare con questo tipo di gare o deviare verso altre? Sicuramente la corsa lunga di resistenza richiede molto in cambio ma dà tanto, tantissimo! Alla fine saprò altre belle cose: Arriverò 9° assoluto, 8° degli uomini, quello che mi ha sorpassato e che si è involato via negli ultimi km era il 5° uomo, arriverà con Cecilia Mora 3' e 35'' davanti a me. Di questa cosa sono molto contento perché il quinto posto ero molto vicino. Davanti c'era solo un vuoto, per me incolmabile, con Olmo in quarta posizione che chiude in 4h45'55 contro il mio 5h 03'21''. Calcaterra, invece, è vincente con 4h21'44''. Salaris e Tanca subito dietro di lui. Quanto ancora c'è da fare! Per completare i dati che mi rendono molto molto contento devo dire che sarò anche 8° nella combinata 21k della Corsa Verde + 60k e 3° dei sardi nel campionato regionale IUTA della 60km. Secondo di categoria nella 60 e primo nella combinata. Oltre questi numeri, che per me sono stati ottimi, c'è però ciò che mi ha lasciato questa giornata... in breve: queste gare sono strane, ti mancano.
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6 commenti:
Come sempre.
ottima gestione, bravo, partenza regolare e senza lasciarsi prendere dalla foga dei primi chilometri.
Gran finale, ti meriti un bel "BRAVISSIMO".
Ciao.
Grazie Giuseppe!!!!! :)
Ho letto il tuo racconto in due riprese. :-) Bello e trasuda le emozioni che hai vissuto. Complimenti per lo scritto, ma soprattutto per la gara! Hai deciso cosa fare? Continui con le lunghe? Fausto. Un saluto anche ai tuoi genitori.
Ti ringraziamo tantissimo e ricambiano i saluti!!!!
Fausto, sinceramente ancora non ho deciso, in questo momento mi stò un po riposando dai km... sicuramente il futuro mi vedrà in altre ultramaratone... ma stò pensando molto al fatto che per fare abbastanza bene non si può andare così piano, nonostante la distanza da percorrere possa essere anche 50 - 60km o più.. quindi mi manca una base più veloce... poi c'è da considerare anche il tempo a disposizione.. ci vuole molta forza e passione per alzarsi presto la mattina o per fare anche 2 o 3 ore di corsa al giorno... che da quanto mi è sembrato è essenziale almeno durante il periodo di avvicinamento... e dedicare tutto questo tempo alla corsa... ancora proprio non sò... le emozioni cambiano ogni mese...
Un caro saluto alla tua famiglia!!!
P.S. ma tu stai correndo???? spero di ritrovarti presto in qualche gara!!
Complimenti per il racconto.... veramente bello.
Grazie :)
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