Il mio sogno? trovare l'anima della corsa.. e della vita.

giovedì 13 ottobre 2011

2^ Maratona della Solidarietà Cagliari 3h10'12''

Sveglia ore 4:15. Partenza da Sassari ore 5:00. Inizia così la mia giornata della Maratona di Cagliari del 2 ottobre scorso. Devo dire che il viaggio di andata è stato abbastanza veloce, quasi tutto al buio e con la voglia di sonnecchiare che ogni tanto mi faceva chiudere gli occhi. In macchina sono stato anche abbastanza tranquillo. Ripensavo un po alla velocità che avrei potuto tenere. Nei giorni prima pensavo di passare verso 1h e 27-28 alla mezza per poi avere almeno 5 o 6 minuti da gestire. Il mio obiettivo infatti era di scendere sotto le 3 ore. Chi è che non ci pensa? Invece dentro di me, nel profondo volevo tentare ancora di più! In realtà mi sarebbe andato bene fare un passo di 4'05''/km per almeno 21 km o qualcosa in più.. e poi, il caso mi avrebbe guidato. Tutto sommato ero sul pensiero di prendere la gara così come veniva. Avevo guardato un po i tempi, ma senza convinzione. Stavo pensando di fare ogni 10k in 41 minuti, ma anche questa soluzione era troppo schematica, anche se molto appetitosa. L'unica cosa che mi aveva un po esaltato era di aver visto nella lista dei partecipanti il nome di Malfatti Pio. Avevo subito pensato che se l'avessi trovato in gara sarei potuto andare con lui. Ero quasi convinto che siccome volevo cercare di fare lo stesso suo passo delle recenti maratone che aveva disputato, lo avrei trovato tra i podisti più o meno davanti o dietro di me. Nei giorni seguenti anche questo pensiero mi era sfuggito di mente. La notte prima, invece, avevo addirittura sognato una conclusione in 2h e 56. Questo 56 mi era rimasto impresso in mente e non capivo perché. Mah, che fosse un segno? Non ho mai creduto a queste cose, però mi divertiva molto.
La mattina, quindi, arriviamo verso le 7 e 15 nel luogo del ritrovo. Chiediamo informazioni, parcheggiamo e andiamo a prendere un caffè in un bar dei portici di Via Roma. Cagliari è una città che purtroppo conosco ancora poco, per questo mi sembra quasi di essere andato a gareggiare fuori dalla Sardegna, tanto mi sento estraneo. In breve arrivano tanti podisti e ritiro il pettorale in mezzo a loro, anch'essi estranei rispetto alle gare del nord Sardegna. Non tutti però mi erano sconosciuti. Ritrovo invece tanti amici e le foto di rito diventano un momento sacro! Tutti sono animati da una certa allegria e lo spirito di questa 42,195k è anche intriso dalla volontà di correre in una speciale maratona che vede ricordare un bravo ragazzo, lavoratore, podista, marito e padre: è Efisio Deidda, che ci ha lasciato poco tempo fa, la cui prematura scomparsa ha lasciato un segno indelebile tra tutti i suoi parenti, amici e conoscenti. Proprio per questo è stata predisposta anche una staffetta, molto ben organizzata, che ha corso lungo tutto il tragitto, portando con sé l'amore dei parenti e il rispetto e la stima degli amici per Efisio, nonché la sua passione per la corsa. Poco prima del via ritrovo anche Anna Giunchi, la nostra neolaureata per la terza volta proprio pochi giorni fà. Come sempre è solare e veramente carica!! Mo come è forte questa ragazza!! Non la ferma nessuno!! Siamo praticamente pronti alla partenza!! Con la soddisfazione di non rimpiangere il viaggio mi godo anche lo spettacolo di tutti gli altri sportivi alla partenza: ciclisti, pattinatori, diversamente abili delle categorie T53, T54,T11,T12,T13, T37 e gli handbike. Questo è proprio il trionfo dello sport. Vedere una cosa del genere per la prima volta, anche se a Cagliari, e non in una grande maratona oltremare, mi riempie di fiducia. Mentre assaporo questa atmosfera, con la fortuna di poter essere comodamente a pochi passi da alcuni big presenti, il via ci fa prendere il largo. In pochi km mi ritrovo abbastanza avanti, corro tranquillo, troppo veloce. Il fatto che mi passerà la Mancini e che si porterà alle spalle del gruppo dei sardi davanti a me, mi dice che forse ero sotto i 4'/km. Di conseguenza, piano piano, comincio ad adeguare l'andatura a quello che percepisco, ogni tanto mi avrebbe pur fatto piacere tenere la Mancini a vista, ma era troppo superiore. Un altro gruppo mi raggiunge e presto mi stacca, il loro passo è anch'esso al di là delle mie forze, inoltre ai primi 5km inizio ad ansimare e rallento nuovamente. Non ho il coraggio di guardare l'orologio e mi faccio portare dalla testa che, minuto per minuto, associa sensazioni, respiro e la cifra 42 km al passo da tenere. Devo dire che la strada sarà piuttosto complicata, leggeri dislivelli non rendono certo facile la prima parte di gara e anche tenere la cadenza di qualcuno che mi passa è abbastanza difficoltoso. Più avanti, però, inizio a fare tira e molla con un atleta. In salita lo recupero e in discesa e nelle curve sembra che mi stacchi. Quando la strada inizia a farsi più semplice invece andiamo quasi dello stesso passo e per la prima volta penso che potrei fare qualche km con questo atleta o perlomeno tenerlo a vista. Non ricordo bene quando, ma ad un certo punto mi parla e mi chiede se era la prima volta che correvo una maratona, gli dico di si. In breve, tra una chiacchiera e l'altra, lui mi dice che è alla ventesima maratona disputata in questo anno. Gli chiedo il nome con una certezza già in mente. Mi risponde che si chiama Malfatti Pio. Mi ritorna subito in mente il mio pensiero di trovarlo in gara. Allucinante! Non so se gli abbia fatto molto piacere che l'abbia seguito come un ombra fino a circa il 25° km, ma sembrava abbastanza stimolato anche lui a non farsi tutta la gara da solo. Mi dice che il suo obiettivo, naturalmente, era di scendere sotto le 3 ore e che voleva passare in 1h25-26 alla mezza e poi resistere fino al 30° con quella media, di lì, avremmo potuto anche rallentare. Ogni tanto mi incita anche a lasciarlo nel caso ne avessi avuto di più di lui, ma io gli rispondevo che per ora andava bene così e lo avrei seguito, che stavo andando già per quanto ritenevo possibile. Mi chiede quindi quanto avessi in mezza, al mio 1h e 22 fa un esclamazione e mi fa capire che teoricamente potrei anche accelerare. Gli rispondo che però per me, ancora, una mezza e una maratona erano due mondi diversi. Tra diverse battute arriviamo in 1h 25'32'' alla mezza, esattamente in linea quanto previsto. Correre con qualcuno che segue perfettamente il ritmo è molto interessante e rilassante, mi sono proprio divertito a prendere al volo quest'occasione. Mi sono anche stimolato un po con il pensiero di poter arrivare con lui, ma in breve, siccome ero comunque al limite, avevo avvertito anche la felicità di potermi staccare entro il 25° o 30° e andare con un passo più tranquillo. Sarebbe andata ottimamente anche in questo modo. Purtroppo non mi aspettavo quello che sarebbe successo dopo. Al 25°, infatti, il passo di Malfatti mi diventa insostenibile e con un po di dispiacere mi stacco. Tengo circa 5 o 10 secondi in meno al km e lo seguo a distanza, nel frattempo mi passa anche Tatiana Betta e inizio a sentire una certa pesantezza. Verso il 28° ancora tutto andava quasi bene e vedevo a breve distanza il gruppo di Malfatti e Betta con il suo accompagnatore. Qualcosa cambia ancora e il mio passo sembra quello di una macchina a cui manca la benzina. Sento insostenibile il semplice continuare. Il mio passo da 4' e 30'' – 4'40''/km, che solitamente mi viene semplice, sembra anche esso impossibile, decido di tenere duro fino ad almeno il 30°, km in cui avrei trovato un ristoro. Questo arriva poco prima del cartello, e già in preda a una grossa preoccupazione, mi fermo e bevo tranquillamente 2 bicchieri e mezzo di sali e un po d'acqua. Riparto con il crono che segna qualcosa in meno di 2h e 4'. Cammino fino al cartello dei 30. Durante questa camminata penso che forse potrei anche farcela a stare sotto le 3 ore. Sono 55 minuti e 12km, mancano sopratutto 7km sul lungo mare. Riparto con la corsa, ma le mie leggere convinzioni sono schiacciate dalla realtà. Posso ancora correre ma non c'è la faccio a essere efficace. Intorno al 32° avrò altri problemi, cammino, riparto. Ho un pensiero fisso sul risolvere il problema di arrivare al traguardo. Camminerò almeno 5 o 6 volte. Durante questi km sbucano atleti ancora freschi e qualcuno in difficoltà ma non con la testa che guarda verso il basso come me. Ma non sono sconfitto. Sono in una maratona, non c'è salita. Arriverò anche se a piedi. Eppure 8km mi sembrano infiniti. Non mi spiego neanche come si può volare e poi strisciare. Comunque ritento a correre, in alcune occasioni i bagnanti che lungo la pista ciclabile mi vedevano riprendere a correre si entusiasmano. Percependo il mio stato, sorridevano di gioia e urlavano: dai, dai, bravo!, e applaudivano. Da queste cose si capisce perché Pantani veniva così amato: la gente adora chi non si arrende, chi deve recuperare, chi tenta tutto per arrivare alla meta, chi rovescia i pronostici e parte da una situazione già critica o in svantaggio. Come il caro Marco doveva sempre vincere il giro nelle tappe di salita partendo da uno svantaggio in classifica, io dovevo poter scacciare i demoni e arrivare allo stadio e sopportare il sole sempre più caldo. Ma i 30° non erano poi così fastidiosi, i km non pendenti, le 3 ore non così importanti. Inizio a riprendermi e trovo anche Costanzo e Patrizia che mi correranno affianco. Mi faranno passare velocemente quel tratto di strada. Li sento preoccupati, mi dicono: dai, non mollare!! Per lasciarli tranquilli e correre senza preoccupazioni con la staffetta di Efisio gli dico di non preoccuparsi: io tanto... già arrivo. Che strana cosa che è la corsa. Dopo un po mi dovranno lasciare e mi sento di nuovo solo, con una promessa da mantenere, anche per me stesso. Mi impegno a fare un passo lieve e non andare a forzare. Eppure i km sono lunghissimi, tra una cosa e l'altra il Poetto (la spiaggia di Cagliari) finisce e la crisi aumenta. Negli ultimi 5 km devo fare corse da 6 minuti e camminare per 1 o 2 minuti, verso il 40° non posso fare neanche quello. Controllando chi c'è dietro mi accorgo di una donna che mi raggiunge, cammino almeno per 2 minuti e mi faccio raggiungere, non riesco a stargli dietro e forse non riuscirò neanche a rispondere al suo: Dai! Più tardi, a fine gara, la conoscerò di persona mentre con Anna Giunchi mi passano davanti e si fermeranno a chiacchierare, è Monica Casiraghi. Per fortuna non vedo il cartello del 40°, credendo di dover fare ancora 2 km vedo in lontananza un 41, riuscirò a correre tutto il 42° solo perché è l'ultimo e soffrirò molto negli ultimi 500 metri. Sento le voci dello speaker ma non si entra ancora nello stadio. Finalmente raggiungo quelle persone in fondo, ci sono anche i miei genitori, entro in pista, dobbiamo fare circa un quarto di anello, forse lo corro a 6' o 7'/km. Arrivo quasi camminando e subito mi assale la nausea, come sorpasso il traguardo, non ci riesco a trattenerla e rimetto liquidi, praticamente mi si svuota lo stomaco dall'acqua che avevo. Mi siedo e mi appendono al collo la medaglia. La mia gara è finita. Di lì a breve avrò anche il piacere di conoscere il grandissimo Calcaterra, poco prima l'avevo incrociato vicino all'ultimo km, riuscendo a trovare delle forze per dirgli: ciao Giorgio!!. Che stupido, come se mi conoscesse!! Ma lui aveva sorriso ed io mi ero distratto per 100 o 200 metri. Mentre mi faccio una foto con lui, scambio qualche parola, che persona, non saprei come descriverlo, è Giorgio Calcaterra. Invece è più facile descrivere Monica Casiraghi: energetica, parla delle gare sulla distanza di 24 ore come se fosse una semplice questione di testa, vi parlo di chi mi ha superato con una spinta, al 39°-40° km, che sembrava avesse iniziato una gara di dieci km e si trovasse in testa, cercando di tenere margine su chi aveva dietro. Non un segno di stanchezza. Avevo l'impressione che avrebbe avuto voglia di fare una 100km a distanza di circa 20 minuti dalla fine della maratona, gara che sembrasse avesse solo iniziato a riscaldare le sue energie.
La 42,195k quindi mi è andata benone, considerando tutto. Ho realizzato il mio tempo di allenamento e l'unica cosa su cui mi son messo a riflettere non è tanto la mancanza di energia improvvisa ma quanto la presenza di dolori fastidiosi alla schiena e in mezzo al torace, come se le ossa sbattessero tra di loro, quelle mi hanno fatto rallentare più del dovuto e mi creavano fatica nella fatica. Forse, senza quei problemi, avrei perso qualche minuto in meno, in quanto mi mettevano a camminare per dare sollievo a questi dolori, la cui presenza non mi piaceva. Sul percorso non posso raccontare molto, tranne il fascino degli spazi molto più ampi di quelli a cui son abituato. La concentrazione mi faceva tenere la vista occupata dentro di me e su chi avevo intorno. Mi ricordo però di rotatorie, gente felice che ci applaudiva e di podisti che aspettavano la staffetta, che ci incoraggiavano come non mai. E poi quel tifo, subito dietro di noi, mentre arrivavamo alla mezza, chi c'era? Io non volevo guardare per evitare di perdere la concentrazione, pensavo alla presenza di una delle donne di classifica, alla staffetta (anche se non pensavo che si mettessero a correre così forte), a qualche atleta molto conosciuto nel luogo, poi a qualcuno delle handbike. Ma a casa l'ho scoperto, a pochi secondi è arrivato il primo della categoria T11, un real time di 1h25'38''. Non c'è da dire altro che: Andrea Cionna. Mi ricordo poi di lampi di paesaggi e lunghi rettilinei, il breve pezzo di sterrato, sopratutto il su e giù dei primi km, la lunga discesa verso il 10° km. E poi il Poetto, non ho visto il mare ma lo percepivo. Mi ricordo la sella del diavolo e il suo clima quasi tropicale, lì c'era proprio l'inferno! E dopo è stato anche peggio! Ci sono sceso dentro all'inferno. Non pensavo che ci potessero essere le corsie dei taxi tutte per noi! Però era scontato che per tornare verso il purgatorio e il paradiso si dovesse passare per un cavalcavia e un altra montagna di poche centinaia di metri, che dava l'illusione di non finire mai e di essere l'ostacolo per arrivare in un nuovo mondo.
Tutta questa fatica e queste prove mi hanno pure tolto l'appetito e ricordo ancora bene quel bel vassoio pieno di cibo che non riuscivo a mandar giù. Per fortuna, però, sono riuscito ad avere le forze per salire sul palco e prendere il premio come secondo di categoria (consiglio di rafforzare le risorse per i master e amatori). Cagliari è stata una bellissima esperienza, ero qui perché era una maratona sarda, perché ero curioso, perché dovevo tentare un'impresa impossibile, perché c'era Anna, per gli altri amici, per chi mi aveva convinto ad esserci, per Calcaterra, perché dovevamo ricordare Efisio, perché corro, perché sono fiero di essere un podista.
A proposito, questa era la mia prima maratona ufficiale.. anche se in allenamento ne avevo già fatte varie.





Ringrazio Marta e Gavino per la foto con Malfatti, e sono stato anche fortunato perchè quello è un bellissimo ricordo di questa Maratona.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mmm, posso azzardare un'ipotesi? Forse le ossa sbattevano davvero perché avevano esaurito completamente le riserve di grassi e non avevano nulla su cui poggiare. Può essere un'idea, ho letto che prima di una maratona non è male fare una dieta senza rinunciare ai grassi, proprio per immagazzinare carburante da usare durante la corsa. Per il sicuro sto facendo qualcosa di simile per la Ultramarathon, a proposito, ci sarai?

Comunque complimenti per averla finita, una crisi del genere non è per nulal facile da superare con quasi 20 km ancora da affrontare ;)

Francesco (GRezzo)

theyogi ha detto...

complimentoni soprattutto a te per la tua gara, ma anche alla signorina 1007 della 3a foto...

traps ha detto...

Cavoli che racconto...da brividi! E' proprio vero che la maratona è una brutta bestia...ma prima o poi la sconfiggerò! :-)

Anna LA MARATONETA ha detto...

Non riuscivi a scrivere, eh??? Invece ne avevi tante!!! Davide, c'era anche la sveglia alle 5!!! Crisi di glicogeno, non c'è dubbio. Cambierà tutto, quando potrai svegliarti e partire comodo, alimentandoti meglio. Grazie per i complimenti, ma ho sofferto il caldo, eccome, pure io!!!
Allora...Olbia a dicembre, eh!

Andrea Culeddu ha detto...

Bel racconto che dà idea di come hai vissuto la gara. Il tuo arrivo mi ha colpito per via dell'evidente sofferenza che portavi addosso ed allo stesso tempo per la determinazione nel voler tagliare il traguardo. Peccato per lo stomaco chiuso nel dopo gara perchè il pranzo meritava e difatti sarà una delle cose a cui apportare poche modifiche (a parte le quantità nella speranza di una maggiore partecipazione)in vista dell'organizzazione della terza edizione prevista il 22 aprile

Davide R. ha detto...

X Grezzo: non saprei, sicuramente la muscolatura intercostale era stanca... si, ci sarò... proprio ieri mi hanno messo in elenco..
Ti ringrazio!!
X Yogi: Grazie!!, quella è la nostra campionessa sarda Manuela Manca!! :)
X Traps: tutto dipende da come la prendi... ma la finirai sicuramente, la maratona è alla portata di tutti!
X Anna: Grazie Anna!!: eh faccio sempre da monello!! :) a dicembre se sono libero ci faccio un salto!! :)
X Andrea: Grazie!! si, sopratutto complimenti per il controllo delle strade!! è stato veramente ottimo!! Beh la gara l'avrei finita sicuramente.. in ogni caso.. non ha senso ritirarsi, se non c'è un evidente problema che può portare dei danni... finchè si può camminare facilmente, si può arrivare.. :)