Ci chiamano uno per uno e cresce un po di tensione, manca
poco, arriva lo sparo. Giorgio Calcaterra fa subito uno scatto e si
porta avanti con Vincenzo Trentadue. Ripenso alla mia battuta detta a
qualcuno: attaccherò Giorgio nei primi cento metri :) :) . Invece me ne
sto tranquillo con il mio passo e li seguo a circa 50 metri, sono
felice di iniziare questa gara e stare dietro a due top, non capita
spesso. Terrò più o meno il loro passo fino al 10° km, perdendo
leggermente ma pochissimo, sarei potuto stare anche con loro se
avessi voluto, anche tranquillamente, ma sarebbe stata una perdita in
più di energia, cruciale nel finale. Stavo già andando veloce, oltre quello
che sarebbe dovuto essere il mio passo per finire una gara di oltre
4h e mezza. Comunque dopo il 10° inizio a perdere di vista il
duetto. Finalmente accelerano: questo è stato il mio pensiero. Un po
mi dispiace, non avrò nessuno da seguire. E anche se mi rendevo
conto di non avere neanche una briciola della forza di Calcaterra,
stargli dietro mi faceva piacere, finché sarebbe durato. Ne sono
rimasti sorpresi anche quelli che dopo il passaggio del 5° km mi
hanno visto lì dietro, bello tranquillo, intento a seguire il
pluricampione del mondo della 100km. Mi incoraggiavano con un: Ehhh
Bravo Davide!!, Dai!!. Avrei voluto rispondere: loro stanno andando piano.
Vorrei ancora ringraziarvi tutti, praticamente un fiume di atleti che
faceva il mio nome, fino a quando si rientrava nella striscia
tagliafuoco. In quel momento ero contento, anche perché avevo visto i
miei compagni di allenamento posizionati bene e, per fortuna, anche
Lorenzo Pisani era vicino, era lì a farmi compagnia qualche decina di metri dietro di me.
Ora ci si doveva solo concentrare bene, la gara da questo punto è
come se si modifichi, cambia lo scenario e il fondo, tutto diventa
più solitario, silenzioso, intimo. Bisogna sentire le scarpe e le
gambe, fare bene leva sul terreno e correre sciolti senza perdere
energie, prende quasi un certa fretta, presto arriverà la prima
salita e non bisogna perdere troppo tempo, ci si sente forti e 60 km
non sembrano così tanti, forse perché la metà del primo giro, la
prima asperità impegnativa si affronterà a breve. Io devo dirlo, in
questo tratto un po ci ho creduto al 3° posto in classifica generale, ma Lorenzo è forte e
ben preparato e più tardi me lo ha dimostrato ampiamente. Quattro minuti
andavano tolti: forse anche questo mi ha fatto fare un primo giro
veramente ottimo, alla ricerca di quei minuti da recuperare. Così passa il primo ristoro, il secondo e il
terzo. Lorenzo mi seguiva a distanza e ogni 5km guadagnavo
leggermente. Durante i ristori notavo che lo spazio si dilatava, dopo
il 15° circa, disposto dopo la salita di quasi un km e i “gradini”
mi butto in discesa con un lieve vantaggio. Sto benissimo, nella
salita precedente quasi mi emozionavo per essere così fresco, ho
fatto la salita con piacere, gli scalini quasi scattando: Le foto seguenti di Signor Gavino Sole immortalano quel momento.
Purtroppo
alla fine della discesa non vedo un cartello e il nastro che ci
segnalano la svolta a destra, poco prima dell'attraversamento della
strada che porta a Scano di Montiferro (pensare troppo e concentrarsi
eccessivamente non è sempre bene) e perdo circa 30'' o 40''. Per
fortuna mi accorgo dell'errore dopo solo 50 metri, in quanto anche
durante l'allenamento sul posto di qualche settimana prima abbiamo fatto lo stesso errore. Torno subito
indietro come distinguo lo slargo stradale che si apre davanti a me.
Arriva anche Lorenzo, quel poco vantaggio è andato, mi prende un po
lo sconforto, più che altro un leggero rimprovero verso me stesso. Dopo qualche km però mi sento meglio e mi
rendo conto anche di quanto sia in forma Lorenzo, tranquillo, impassibile.
Io , invece, avevo un leggero fiatone. Sto iniziando a perdere troppe energie. Scambiamo qualche parola: Lorenzo mi chiede se stessi andando più forte dell'anno
scorso. Gli dico di si, ma che non so bene quanto, perché non ho i
tempi dei passaggi. Mi dice che in salita ne ho più di lui, gli
rispondo: finché dura.
In pratica facciamo la gara insieme per qualche km, anche se più avanti siamo nuovamente staccati di pochi secondi, io cercando la fuga e lui che amministra una bellissima corsa. Così fino a poco prima del ristoro
del 40° (in pratica quello prima della salita della chiesa durante
il secondo e ultimo giro di 30km). Infatti cambia tutto verso
l'inizio dell'ultimo giro, subito dopo il ristoro del 30°.
Improvvisamente sento, più del normale, un
senso di stanchezza, e piano piano rallento, dopo qualche km, oltre il
ristoro del 35°, inoltre mi compaiono dei dolori al basso ventre, sia
a sinistra che a destra, che mi portano per alcuni tratti a
rallentare vistosamente. Forse il vento un po fresco mi ha fatto male
alla pancia, forse un po di gonfiore dovuto a qualcosa che ho
mangiato e/o bevuto in combinazione o frettolosamente. Cmq Lorenzo mi
passa, ed io devo anche fermarmi a fare pipì. E' l'inizio di quasi
23km infernali. Penso di tutto. Inizio ad avere il pensiero che tutti
verranno a prendermi, più volte mi accorgo di pensare a questa
frase: forse è giunto il momento di capire che per la prima volta
devo ritirarmi, come faccio a finire, a fare 20km. Eppure vado. Vedo
da lontano Lorenzo, al ristoro del 40°. Giungo anche io e riparto
dopo la mia sosta, e non lo vedo già più, lui è oltre le lontane
curve. Ora c'è anche la salita. In un modo o nell'altro devo
arrivare fin su, almeno lì, penso a me stesso seduto ad aspettare a
Sergio o a Stefano, così potrò riprendere la corsa insieme ad uno
di loro. Penso a tutti quelli che ci sono dietro, devo dire che mi
dispiacerebbe deludere qualcuno, mi hanno pure incoraggiato. Così
tanti allenamenti, penso a Filippo che mi diceva che dovevo stare attento a non esagerare il primo giorno, a Sergio che mi diceva di andare più
piano (al secondo giro, quando ci si è incrociati, mi fa cenno di
rallentare e di non sforzarmi ulteriormente), eppure stavo bene, non
mi sembra di essere andato così forte, e anche nel primo giro sono
stato attento, rischiando qualcosa, ma sempre con riserva, per non
sentirmi stremato alla fine. Vado avanti. Ho usato anche gli
accorgimenti in discesa, che mi ha suggerito Filippo durante la
discesa a punta Giglio . Ho usato le scarpe da trail che vanno sempre
che è una bellezza, anche ora mentre sono stanco, anche ora che mi
sento svuotato. Penso e ripenso, ma vado avanti. Faccio la salita, la
schiena mi si piega in avanti, sembra un ponte strallato con i cavi
sfilacciati, non mi regge più, ma arrivo fino alla fine, sorrido.
Quasi non riesco a riprendere a correre, mentre sotto le piante dei
piedi percepisco la breve discesa che mi porterà al breve sentiero
che comunica con la strada asfaltata che giunge alla chiesa. Ma
mentre penso corro, i passi uno dopo l'altro mi portano al piazzale,
faccio la salitella in pietra, giro a destra: ecco i gradini. Qui
inizio a sentire lo stanco velo d'acqua sopra il mo corpo, sul
viso sembrava che mi sciogliesse le occhiaie, poi lungo il viso
arrivo a percepire questo film acquoso anche nel collo, che scorre sotto la
maglia, nelle spalle, sono completamente bagnato. E quel liquido mi porta via le forze. Ma ora il vento non
c'è e non sento freddo. I dolori sono pure diminuiti. Arrivo al
punto più alto. Vedo un ragazzo mentre fa una foto e mia
madre, subito dopo, che mi dice: dai che va bene. Io rispondo quasi
sconfitto: non và bene. Al ristoro c'è anche mio padre, mi
fermo più del previsto, esausto, ricordo ancora le parole che mi
escono di bocca: eeeeh stanco, sono!
Mangio, bevo: non troppa coca cola, forse è stata lei ad avermi gonfiato. Ripenso al ritiro, e
automaticamente riparto, una fitta sulla parte esterna del ginocchio
destro mi fa zoppicare per 100 metri, lascio perdere, passerà dopo
qualche minuto: lo penso con convinzione, conosco il sintomo. E così
succede, mi riprendo un poco in discesa, ma ho sempre la voglia di
camminare, aspettare, fermarmi, riposare. Eppure vado. Arrivo alla
leggera salita prima del penultimo ristoro, faccio anche quella
correndo, ripenso alla precedente. Mi accorgo che faccio tutti i
pezzi più duri correndo. Mi rendo conto che quando entro in crisi
profonda, cioè più che negli altri momenti, rallento un po e tutto
passa: altro suggerimento di Filippo che mi aveva dato conferma di
alcuni miei modi di agire durante la corsa. Ripenso agli allenamenti,
ad alcune cose che forse mettevo già in pratica, ma che a volte
vogliono ricordate, approvate da altre voci più esperte di mè.
Penultimo ristoro: mi guardo sempre indietro, bevo e riparto presto,
mi dico: se non mi hanno preso qui.... Mi aspetto la folla da un
momento all'altro, che mi sorpassa, io che penso: vorrà dire che con
la loro scia riuscirò ad arrivare all'arrivo. Ma cmq vado. Altra
fitta alla ripartenza del 50°, è dolorosa, molto, per decine di
metri non riesco a piegare la gamba ma poi passa nuovamente. Ora c'è
la discesa: che bello!, un tratto facile, eppure fatico, ma sempre
meno come si avvicina il traguardo. E non cammino, anzi, doso sempre
meglio le energie, vado avanti, avanti, avanti, le gambe reggono
anche nei tratti più impervi. Arrivo all'ultimo ristoro, ci sto poco
e riparto: giusto qualche secondo in più per rifiutare un invito a pranzare con le bistecche
che gli addetti si hanno appena cucinato. Ho bevuto sempre, non ho
sbagliato nell'alimentazione, forse solo un po di stanchezza, se
avessi sbagliato, ora sarei fermo, pieno di dolori. Anche il tratto
finale lo faccio abbastanza bene, non cammino neanche per un momento
nell'ultima salita, anzi, procedo molto lucido, Arrivo in fondo alla
strada, c'è mia madre, come se non lo sapessi gli chiedo se devo
girare a destra, una conferma inutile ma che mi piace farmi dare.
Giro a destra, gli ultimi 300 metri circa, ecco l'asfalto. Ad un
tratto un boato mi accoglie: sento il mio nome nella voce dello
speaker, tutti che applaudono. E' una sensazione meravigliosa.
Accelero e chiudo, con una progressione, la mia gara. Tutto si svolge
in un attimo, arrivano perfino dei ragazzini per farsi una foto con me e
Lorenzo, giunto qualche minuto prima.
Dopo dico la mia prima parola:
birra! Poi chiedo il tempo: 4'47''08'' !! Non riesco ad essere felice
con i muscoli facciali ma dentro sento qualcosa di orgoglioso dentro
di me, questa volta riesco a calcolare facilmente in pochi istanti il
miglioramento: più di 16' rispetto all'anno prima. Nonostante un secondo giro faticosissimo
e durissimo, le gambe sono andate, non come nel primo anello, ma mi
accorgo di aver fatto un buon passo cmq. Quarto in combinata, con 3
campioni davanti. Sono veramente contentissimo, sereno, felice,
soddisfatto!!! Ci ho provato a fare l'impossibile, con criterio, ho
dato l'anima in questi due giorni e ciò che provo alla conclusione
mi ha ampiamente ripagato, nonostante tutti quei brutti pensieri. Ma
li ho dominati, nonostante ci fossi dentro, ci sono andato d'accordo
e ci ho camminato insieme, anche questa volta una bellissimo agonismo
contro me stesso.
P.S.
Dopo la birra tutta una serata di serenità mentre aspettiamo gli
ultimi arrivi, complice una doccia, le birre e i panini (e non solo),
il clima atmosferico e umano... premiazioni molto divertenti... a
Sant'Antonio si respira bene, in tutti i sensi.
Aggiungo anche un link al sito della mia società, dove si parla anche dei miei compagni di squadra, che sono andati benissimo, tutti insieme abbiamo contribuito ad una bel risultato per la Podistica Sassari. Inoltre, anche Stefano, nostro compagno di allenamenti, è arrivato 7°, e questo ha quindi testimoniato il bel lavoro fatto tutti insieme nei fine settimana precedenti.
Aggiungo anche un link al sito della mia società, dove si parla anche dei miei compagni di squadra, che sono andati benissimo, tutti insieme abbiamo contribuito ad una bel risultato per la Podistica Sassari. Inoltre, anche Stefano, nostro compagno di allenamenti, è arrivato 7°, e questo ha quindi testimoniato il bel lavoro fatto tutti insieme nei fine settimana precedenti.
2 commenti:
racconto bellissimo...che emozione, Davide...
Sei grandissimo; complimenti e grazie per la condivisione...
Grazie Anna!!!!!! :) :)
Posta un commento