Il mio sogno? trovare l'anima della corsa.. e della vita.

mercoledì 6 luglio 2011

36^ Pistoia - Abetone 4h40'35'' (la gara)






Siamo pronti: direzione Pistoia! Ad aspettarmi la prima coincidenza della giornata. Appena esco dal B & B passa qualcuno vestito di rosso alla guida di una macchina e mi saluta. Penso che sia qualcuno dell'organizzazione che, vedendo le maglie, ci abbia suonato il clacson, ed invece torna indietro! Non ci credo, è Marco Stravato che stà venendo a prendere un suo amico al nostro B & B! Saluto lui e sua moglie e ci diamo appuntamento in Piazza Duomo! Che piacere rivederlo dopo tutto questo tempo! Dopo che mio padre ci fà scendere a Pistoia e ci saluta, per arrivare al ritrovo dobbiamo fare qualche centinaio di metri tra le vie, dove entusiasti, intimoriti e febbricitanti, altri runner sembrano indicarci la direzione. Più ci si avvicina e più si sente l'energia di centinaia di atleti che iniziano a radunarsi. Siamo in Piazza Duomo. Cerchiamo il CAI. Ritrovo alcuni amici, sono molto contento di rivederli. Simonetta Bucci, Luca Trovato, Stefano Gualchierotti sono solo alcuni. Incontro Erita Tempestini e Alessandro Franchi, i quali ho imparato a conoscere sempre attraverso la rete. Alessandro era stato il mio compagno di avventura negli ultimi km della Pistoia Abetone dell'anno scorso. E' anche grazie alla sua presenza se nel finale sono andato benino. Avere una figura che ha quasi il tuo stesso passo, aiutava. Lo vidi allontanarsi con passo deciso nell'ultimo strappo e mai avrei pensato che l'avrei, un anno dopo, conosciuto di persona. Erita e Alessandro: persone magnifiche, grandi atleti. Di tanto in tanto scruto le loro biciclette, bellissime! Una la conosco. E' simile alla mia, una C40 con una meravigliosa componentistica! Quest'anno seguiranno la gara, li rivedrò infatti allo scollinamento delle Piastre. Dopo aver salutato altri CAINI e rivisto Monica Liguori (scusatemi se in questo momento non ricordo bene i nomi e tutte le persone con cui ho scambiato anche un saluto) farò la conoscenza di un compagno e amico di squadra di Franca, tesserato per la Lucca Triathlon: Andrea Clerici. In pratica è quello che mi aspettavo. E' di una particolare simpatia e credo che sia una persona veramente spensierata, a cui piace tantissimo la vita e il vero sport: cosa si può pensare di qualcuno che mantenendo una promessa ha portato in bici, da Pistoia all'Abetone, del vino, pane e salame?? Un grande. Sono proprio contento di averlo conosciuto! Non mi abituerò mai alla sensazione di cosa può essere capace internet se usato nel modo migliore! Uno strumento potentissimo! Ritrovo inoltre anche Enzo Tanca, un runner sardo fortissimo, che ultimamente sta portando a casa dei bellissimi risultati! Come prevedibile ci siamo trovati in Piazza Duomo. Con lui, i suoi amici Pier Franco Canalis e Gaetano Capasso. Mi diranno che seguono il mio blog e per questo li ringrazio! Mi ha fatto veramente piacere e spero sempre di poter scrivere qualcosa che via sia gradito. Tutti loro sono sorridenti e felici di partire, sono ottime persone: si può proprio dire che sono entusiasti di essere partecipi di questo avvenimento. Con Pier Franco ci conosciamo già da un po e inoltre ci siamo trovati anche nel viaggio in aereo, poi lui è andato per Firenze ed io direttamente a Pistoia. Sicuramente ci rivedremo in Sardegna in qualche gara. Con tutti ho avuto poco tempo per parlare ma per fortuna ci troveremo anche sull'Abetone. Faccio un grosso in bocca al lupo e mi allontano. Enzo, in particolare, so che potrà dire la sua e così sarà. Sta andando alla grande e farà un tempo ottimo e una posizione di rilievo (6° assoluto con 3h e 47'). Manca veramente poco, vado alla punzonatura e provo ad andare più avanti. Quasi fatto apposta, vedo la vincitrice dell’anno scorso, Neza. Come mi avevo programmato la tengo sottocchio. Lei andrà vicina alle 4 ore e voglio vedere come parte qualcuno che fa quella media. Così, prendendomi anche un rimprovero (sento dirmi: ma dove va questo con questa fretta che ci sono 50km da fare) perché cerco di passare con passi veloci verso le prime file della partenza, ci prepariamo allo start. Mi tengo a qualche metro da lei. Vorrei anche salutarla e chiedergli se si ricorda di me, ma sul momento grazie al mio non fluente inglese non saprei proprio che fare, che dire. In più stiamo anche per partire, c'è poco tempo. Pazienza, vedo che è dimagrita, ancora più bella dell’anno scorso. E’ contenta, sorridente, molto tranquilla. Non va neanche in prima fila, anzi, siamo abbastanza indietro, forse 5 o 6 file dai primi. Partiamo. Quasi mi sfugge via: facendo attenzione a non toccare nessuno e far vedere che ho troppa fretta, altrimenti qualcuno mi apostrofa, mi porto quasi dietro la sua scia. Sono già davanti e superiamo poche persone. Passiamo al 1° km in 3’58’’. Non credo ai miei occhi. Eppure sembrava di passeggiare. Che sia sbagliato il cartello? Passiamo al 2° km in 8’12’’. Qui la saluto mentalmente. Penso: va Neza!, va verso la vittoria... e lei pian piano sparisce. La seguo felice con lo sguardo e mi diverto, anche dopo un po, a cercarla oltre le spalle di altri corridori, a cercarla lontano nelle prime curve della salita. Io, nonostante e naturalmente, non sia ancora stanco non posso continuare di quel passo e aumento di diversi secondi al km la mia media. Passo comunque al 5° km, in corrispondenza del ponticello e dell’inizio della salita, in 21’ e 30 secondi. Qualcosa mi avverte che non è una cosa giusta. Forse sto iniziando a creare la mia rovina, ma rispondo forte con la mente. Sono partito senza paura e questo è ottimo!. Non mi importa, sto bene e vado avanti. Vedo una fisionomia che conosco, saluto con un grande sorriso Monica Liguori che mi fa una foto e inizio subito dopo la prima salita. Una foto che starà per un bel po qui sopra, nel mio blog. Sento qualcuno dire: si inizia!, d’ora in poi ci sarà salita quanta ne vuoi. Sono due podisti che chiacchierano vicino a me. E’ proprio vero, inizia la Pistoia Abetone, quella facile, quella che finisce a La Lima. Rispetto all’anno scorso però il mio passo è leggermente più potente e seguo qualcuno lì davanti. Mi ricordo di Pantani, chiedo quasi scusa, questa volta non sono così agile, stò usando di più la forza ma mi impegno almeno per qualche centinaio di metri ad andare via con più passi al minuto. La salita quest'anno è diversa: tutte le decine di persone che superavo l’anno scorso non ci sono, non mi fanno compagnia, sono solo pochi atleti concentrati. C'è talmente tanta differenza nel numero che quest'anno mi sembra tutto più luminoso, più aperto al panorama. E' sicuramente una situazione più difficile ma molto più entusiasmante. Vantaggi e svantaggi mentali si annullano. Sono molto più avanti, libero e contento. Quest'anno sento di essere più forte. Non faccio fatica eppure i km scorrono. Inizio a pensare che devo stare attento e concentrato sul passo intorno al 9° o giù di lì, non ricordo bene. Dal 10° inizio a sentire un po di fatica e quindi corro ai ripari, rallento il passo. La salita inizia a farsi sentire ma ormai siamo quasi in prossimità del punto più alto, anzi, questa volta ho meno pensieri negativi della scorsa volta e non mi fermo neanche ai ristori. Passo e prendo al volo due bicchieri. Forse sto iniziando a fare altri errori? Non saprei. Quando sei in corsa bisogna decidere in fretta e spesso le sensazioni sono quelle che ti guidano, troppo spesso sono solo loro. Bisogna imprimere nella mente le cose da fare, bisogna farle diventare emozioni da riconoscere e ricercare di volta in volta. Se vuoi che alcuni comportamenti e alcuni atteggiamenti diventino naturali, diventino essi stessi sensazioni, bisogna imparare a conoscerle o quelle più forti ti faranno cadere nel loro magnifico tranello: anche quello di non prendere qualcosa in più di un bicchiere d'acqua. C'è una particolare curva dove la fatica la ricordo ancora, ma quest'anno mi sembra molto più semplice da gestire. Questa volta sono più agonista e tendo a seguire chi ho davanti, mi accorgo che non voglio mollare posizioni. Noto con stupore qualcuno che si porta dietro la schiena una bottiglia da mezzo litro di gatorade o qualcosa di simile. Ne vedo un altro che ha uno zaino idrico. Incredibile, non riuscirei a salire così bene nelle loro condizioni. Vanno all'Abetone: mi stupisco ancor di più. Inizio a controllare i pettorali con più attenzione. Li vedo come avversari, questa volta ho capito: sto gareggiando proprio come in una gara sarda. Non sono venuto solo per finire. Prima delle Piastre c'è una discesa, non me la ricordavo! Che bello, recupero un po e in breve, dopo altra salita, siamo già alle Piastre. Mi assaporo questo primo traguardo, guardo gli spettatori, individuo il famoso cartello che indica dritti per l'Abetone e per la prima volta rallento un po, da bravo podista. Disciplinato, bevo tranquillo e mangio un pezzettino di banana. Peccato che con il proseguimento della gara la testa l'abbia usata di meno. Mi rendo conto di essermi fatto coinvolgere troppo. Vedo un gruppo di amici, se non sbaglio c'è Erita, Alessandro e Andrea. Andrea mi segue un po e mi fa qualche foto, mi chiede se ho bisogno di acqua. Gli rispondo di no e contento di averli rivisti imposto il passo per la Valle del Reno. Iniziano a raggiungermi degli atleti più veloci. Caspita hanno tutti il pettorale rosso, cerco di starli dietro. Qualcuno in verità ha il pettorale di San Marcello e capisco che poi non è così tragico questo pezzo di falso piano! Non sono così lento. Resta comunque il fatto che hanno una falcata micidiale. Provo a limitare i danni e vado del mio passo. Mi rendo di nuovo conto che non sto andando piano. Forse 4'20''/km. Non riesco a capire bene. Eppure altri atleti che mi sembrano altissimi mi superano con facilità. Inizio a bagnarmi sotto una doccia, questa giornata inizia ad essere già più calda dell'edizione passata. Se non sbaglio l'anno scorso non mi sono mai bagnato. Tra i tanti che vanno a San Marcello, in particolare, rimango qualche km con un signore dai capelli lunghi. Dopo un po, forse perché passo avanti e accelero lievemente, mi chiede se era la prima volta che facevo la Pistoia Abetone. Gli dico che l'ho fatta l'anno prima. Mi risponde che secondo lui stavo andando troppo veloce. Effettivamente, penso, sto un po ansimando. Sto spendendo molte energie ma non so perché mi va di tenere questo ritmo e non perdere troppo terreno. Gli rispondo che questo passo per ora mi fa stare tranquillo e che preferisco tenerlo. Mi chiede quanti ne ho davanti. Gli dichiaro che non lo so. Poi lui sta zitto e io, che non ho molta voglia di parlare, rimango più largo e mi tengo sulla destra. Rimaniamo insieme sino al prossimo rifornimento poi, dopo che rallenta per l'acqua o altro, lo perdo di vista. Se non sbaglio non mi supererà più fino a San Marcello. Non lo vedrò più. Qualche altro invece mi raggiungerà poco prima dello sterrato verso l'Oppio e qualche altro lungo la strada lo raggiungerò e lo staccherò. Come sempre dopo il rifornimento mi trovo abbastanza bene. La strada comincia a salire e aggiustando il passo non mi trovo in difficoltà. Ho bevuto e preso un altro pezzetto di banana. Forse troppo poco. Se mi ricordo bene ho pensato che avrei dovuto mettere dentro qualcosa di più e più secco. Ancora sono un bravo podista. Lo sterrato per l'Oppio lo svolgo bene e riesco a stare dietro a qualche podista che va a San Marcello. Anzi, mentre all'inizio ho un attimo di sensazioni negative, poi mi sento talmente bene che ho un pensiero fisso e unico che è orientato a sperare in un altro ristoro, sarebbe l'occasione giusta per fermarmi tranquillo. Quando si stà bene non si ha paura di perdere tempo. Salgo molto veloce anche nell'ultimo strappo e, sperando ancora in un rifornimento, raggiungo nel tratto più duro qualche atleta. Sono contento, vorrei altra salita e invece arriviamo al 25°. Il panorama che riconosco si apre a noi e, nella gioia di ricordarmi perfettamente il paesaggio di questo punto e la fine della salita, mi infilo nella piccola rampa prima del rettilineo ombroso e fresco che fa da apertura alla discesa. C'è una curiosità: stavo per prendere il tempo a metà gara ma poi, ricordando i miei pensieri contrastanti al 21°, non ho guardato l'orologio. Poco prima, vedendo l'ora e 43 del passaggio alla mezza, mi sono un po incupito, speravo meglio. Ero rimasto a pensare se farmi la semplice addizione e stimare il tempo alla maratona oppure non provarci neppure. Aveva vinto la curiosità. Saperlo poteva essere un aiuto. 3H e 26. L'anno scorso ero passato a circa 3h e 42. Pensavo che per arrivare alla maratona c'era tanta salita: dopo questi pochi km fino al 25° c'erano però anche anche 8 km di discesa e fino al 36° non era una strada difficile. Ero un po' dispiaciuto e un po contento. Era un buon vantaggio e stavo andando sui tempi di allenamento. Stavo abbastanza bene. Forse potevo fare un ottima corsa ma sarebbe stata dura. Così, da bravo atleta e ricordandomi di fare le cose nella giusta maniera, provo a prendere la discesa in modo cauto. Alcuni mi spariscono davanti, qualcuno un po meno. Il gruppo che va a San Marcello scende veloce e io cerco sempre un ristoro. In questo momento non mi ricordo se l'ho trovato prima di San Marcello ma ricordo che un po ero deluso dal fatto che per tanti km sono rimasto all'asciutto. Forse qui ho iniziato a perdere di vista qualche elemento della concentrazione. Sicuramente è certo che in questo punto le gambe mi inizieranno a fare male nella zona alta dei polpacci, eppure sto scendendo bene, senza forzare troppo. Inizio ad essere un po preoccupato, non va bene. In pochi km la discesa sembra avermi già dato fastidiosi grattacapi. Arrivo al piano di San Marcello e trovo un gentilissimo ciclista che mi dice: Dai Sassari!. Sul momento non capisco come fa a sapere che sono di Sassari. Sto perdendo lucidità? Poi, subito dopo aver pensato che fosse qualcuno che conoscessi, mi ricordo: c'è scritto nella canotta. L'ho fuori dai pantaloncini, c'è la scritta Podistica Sassari!! Dopo qualche secondo mi chiede se voglio dell'acqua: gli rispondo di si. Per un attimo mi sento un super atleta con i suoi angeli custodi su due ruote. Gli restituisco la borraccia e in breve arrivo al traguardo di San Marcello. Sono meno sorridente di 12 mesi fa. Vedo il cartello che indica: dritti Abetone. Non sorrido molto, mi sento rigido, so che sarà dura. Al 30°, che è leggermente dopo il secondo traguardo, prendo il tempo: 2h e 26. Mi risulta abbastanza facile pensare: 20 km in 2 ore, 10km all'ora. 4 ore e 26 alla fine. Magari!! Penso: lo vorrei tanto quel tempo!!. Eppure, nonostante la velocità da tenere nel gioco sia bassa, penso che l'anno scorso ho camminato. Mi vengono in mente velocità di 8'/km, anche più lente. E' dura, è dura!! Ma ho ancora un bellissimo vantaggio e per i prossimi 3 km la strada scende. Fino al 36° non è difficile. Vado un po più tranquillo nel secondo pezzo di discesa. Intanto mio padre mi ha raggiunto e lo rivedo verso il 32°. Poco dopo le Piastre era andato avanti per poter prendere la deviazione. Rivederlo mi riempie un po di fiducia. Mi ricordo degli allenamenti fatti con la sua assistenza. Mi dico tra me e me che qualcosa sta andando secondo gli allenamenti peggiori e ciò mi dà nuovamente sfiducia. In pochi secondi i pensieri cambiano la tua motivazione. Le gambe sono quelle degli allenamenti più difficoltosi. Sono rigido ma non mi do per vinto, può passare. Devo provare ad aspettare il cambio di pendenza. C'è La Lima a breve, c'è il rifornimento. In un tratto fresco e ombroso, poco prima del 33°, ritrovo forza e determinazione, le gambe sembrano rispondere meglio. Mi fermo a La Lima e al suo 33°. Nel precedente rifornimento non ero stato bravo, avevo bevuto, ma sempre di meno della volta prima, forse stimolato in negativo dal fatto che dovevo fare pipì. Avevo però preso un fetta biscottata e ne avevo, ahimè, mangiato solo un angolino. Che stupido che sono, con tutta quella marmellata, mangio una briciola di fetta e poi la butto pure. Seguire alcun atleti e non perdere tempo è stata un po la mia rovina. Come viene annebbiata la mente!! Era un ristoro importante almeno per limitare i danni. E così, invece, mi comporterò anche a La Lima! Bevo, mi fermo un po di più ma ho la sensazione che qualcuno mi scappa. Non mangio niente!!, che enorme stupidaggine. Eppure non credo che il fatto che sapessi che le mie gambe diventassero leggermente più pesanti dopo aver mangiato mi abbia influenzato. Sono quantità così irrisorie che con questo caldo neanche le avrei sentite, eppure non mangiai niente. Come faccio ad essere così distratto!! Era un altro rifornimento importante. Non avrei migliorato tanto ma sicuramente la crisi poteva essere meno pesante. Ne sono quasi sicuro. Almeno lo zucchero!!, ci voleva lo zucchero!! Quante volte in questo anno mi sono detto: prendo la zolletta o la marmellata più avanti, dal 30° in poi!!. Riprendo a correre e, dopo la piccola rampa per andare al 34°, le gambe si fanno sentire, siamo in leggera salita e come l'anno scorso sento che sarà critica. Forse 12 mesi fa ero più inchiodato, forse lo sono di più quest'anno. In questo tratto entri in disperazione!! I km dopo La Lima sono quelli che più mi ricordo, sono il vero girone dantesco. Anche se più avanti si soffre di più, questi ti rimangono in testa, sono quelli che ricorderai meglio e con più timore. Si è nel punto più basso e sotto una cappa calda e umida ti senti oppresso. Quelle montagne alte ti rendono così piccolo, vulnerabile, il paesaggio e i cartelli chilometrici sia dell'organizzazione di gara che della strada ti logorano la voglia di andare avanti e 16 km da finire diventano altri 34! Non vai avanti, vedi ancora la strada facile sotto i tuoi piedi e pensi al passo fresco nelle difficili pendenze delle Piastre e non vai comunque avanti. Per fortuna imposto un passo più corto e riesco in qualche modo a tenere sulla mia portata il gruppetto che mi precedeva, sono ancora vicini. Qualcuno, sono sicuro, ha fatto un errore simile al mio. Non voglio lasciarli andare via, per un po mi dico che forse c'è la faccio e alle volte invece mi sconforto. Arrivo al 36°. Mi ricordo che qui c'era un tratto difficile, eppure si va avanti ancora con strada semplice. Penso: forse l'ho passato e non me ne sono accorto. Mi rendo conto che non è così, non è possibile. Ricordo troppo bene Casotti, è un inferno. Infatti sarà più avanti. Il mio pensiero poi torna a contare e ragionare. Ma perché quest'anno ho portato l'orologio? Doveva aiutarmi e forse, forse mi rende più drammatica la salita. Forse, forse era il contrario, senza questo oggetto come sarebbe andata? Lo scoprirò pian piano. Il 36° dice 2h e 55. La mia proiezione diceva? Accidenti mi sono dimenticato di ripassarle quelle mie proiezioni! A che km era? 33°? 36°? era 3h e 05? ma dove?. Mi tranquillizzo un po. Bene, era al 36°! 10' in meno. Con poco più di 5'/km di media messi in conto invece mi ritrovo con ben meno. Sono andato troppo veloce o le mie medie sono sbagliate?. Qui, in questo momento, leggere questo tempo è diverso che leggerlo sul quaderno. Arrivare a sfiorare una media oltre i 5'30''/km sarà roba di poco, non ci vuole niente a perdere così tanto. Il passaggio poteva anche essere buono e questi 10 minuti in meno lo sono ancora di più. Ma tutto andrebbe bene se non ci fossero le gambe che sono entrate in sciopero. Andrò come l'anno scorso?. Questa volta proverò ad arrivare al 42° km! Se arrivo lì, riuscirò a vedere la differenza con la 35^ edizione un altra volta. Lì, so che ero passato in 3h e 42! Non riesco neanche a calcolare bene a quanto dovrò andare, quanto il vantaggio possa essere consistente. Cerco di non fermarmi. Voglio provare a correre fino alla maratona e poi limitare i danni, gestire. Arriviamo al 38°. Sono confuso, la strada diventa quel serpentone interminabile che non finisce mai. Passo Casotti di Cutigliano e più avanti c'è un ristoro. Non capisco più niente, non mangio, chiaramente! Bevo, ma non troppo. Neanche ci penso più a tutti i piani che mi ero fatto. Dato che invece mi è chiaro che fermarmi sarà il mio problema a breve termine, avrei potuto bere meglio e mangiare, maledizione! Mangiare qualcosa: zuccheri. E dovevo bere ancora!. Invece corro ancora, ma finalmente la scusa della pipi mi fa fermare a bordo strada dopo poche centinaia di metri. In pratica mi arrendo! Penso che ho avuto troppa fretta. L'anno scorso mi sono fermato per la pipì al 27° circa senza che ciò mi desse nessun fastidio, anzi, guardavo sorridente chi mi passava. Questa volta speravo che mi passasse il bisogno e invece, leggero ma fastidioso, me lo sono portato dietro per evitare di perdere tempo in una sosta. Dato che ormai sono su questo piano, provo a camminare per 2 minuti. Ecco, entra in funzione l'utilizzo dell'orologio. Guardo il tempo scorrere, i secondi. Provo a correre ma non va. Faccio fatica e ho bisogno di camminare ancora. Qualcuno mi prende e cerco di tenere, riprovando a correre. Credo sia proprio intorno al 39°, 40° o 41°, se non sbaglio in zona Ponte Sestaione, che qualcuno dice: dai ragazzi, 19° e 20°. Cavoli, è la posizione maschile senza dubbio. Mi sembra strano, non penso di essere così avanti! Penso che in fondo ho un buon vantaggio, che forse, rispetto all'anno scorso ci sono meno concorrenti e che nelle edizioni precedenti il mio tempo del 2011 era buono, potevo arrivare molto più avanti. Nell'edizione 2009, penso ancora, il mio tempo finale sarebbe stato un ottimo posto in classifica!. Penso che mancano ancora tanti km e furono/sono quelli più lenti. Sono convinto (ancora oggi non ho capito bene se sono state informazioni giuste ma è chiaro, guardando le classifiche del 42° km appena pubblicate, che in quel momento avevo almeno 20 atleti in più alle spalle). E' la mia posizione?!. Nella mia testa un lampo passa, mi sento un po di energie, riprendo a correre con passo molto piccolo, sembra quasi frantumarsi da quanto è scarso ma con quello tutto cambia, anche la corsa ultra lenta fa la differenza e stacco il 20°. Non mi sembra vero, faccio qualche centinaio di metri ma non riesco ad andare! Ma perché?! Bastano pochi minuti e le sensazioni cambiano tantissimo. All'improvviso il disagio ti blocca nuovamente. La salita prende pendenza ed io non riesco a portarmi su con quella falcata così debole eppure tanto importante da fare la differenza. Vengo di nuovo superato. Arrivare al 42° sarà lunga! E se non bastasse il traffico è veramente tanto, anche un pullman mi fa spaventare, moto guidate da pazzi, salgono e scendono, macchine per tuta la gara ti passano vicine, quasi non rispettandoti. Questo è un neo che andrebbe evitato, perchè la gara è bellissima ma prima o poi ci può scappare un incidente. In questa salita c'è già da considerare che spesso si arriva con capacità mentali appannate e non senti neanche i mezzi che ti passano vicini. Quest'anno, per fortuna, sono molto lucido e sono certo di una cosa, me ne rendo conto con dolorosa inquietudine: sono come l'anno scorso ma un po più avanti, sono nella stessa situazione ma con qualche km in più di corsa svolta. Il cervello capisce tutto il mio problema nell'arrivare all'Abetone con almeno il tempo dell'anno scorso. Nonostante stia camminando veloce per non perdere tempo iniziano quasi subito i sorpassi, qualche altro cammina ma meno di me. Camminare di meno significa allontanarsi dalla vista degli avversari dopo qualche curva. Arrivo al 42°. Prendo il tempo alla maratona dove un signore prende anch'esso i tempi. Un po titubante leggo 3h e 39'. E' una botta pesante. Ho perso tutto. 3' miseri di vantaggio. Cosa fare? Ci provo, se la salita molla, corro! Ma non c'è la faccio se non per decine di metri, forse 1 volta per qualche centinaio. Non finisce più. Non voglio più guardare l'orologio. Non è servito a niente! Pensavo di poterlo usare per regolarmi nella camminata: 2 minuti di camminata e 10 di corsa era quello che mi proponevo subito dopo gli allenamenti. Niente! Non c'è la faccio. E' un disagio strano quello che provo. Inizia anche la rabbia. Quest'anno sono più lucido e mi rendo conto di tutta la mia impotenza. C'è l'ho con me stesso e inizio quasi a non sopportare più i passi di chi mi raggiunge e veloce mi passa e mi lascia. Li sento arrivare da dietro: tac tac tac tac tac tac. Sono sempre più forti e poi li hai affianco. Quando gli atleti passano non li senti più, è la vista quella che prende il sopravvento. Vorrei quasi agganciarli per la maglietta e imporli di aspettarmi. Mi dà fastidio il solo pensarlo. La mente mi fa venire pensieri che detesto. Perché sono io quello che non riesce, non sono loro a farmi uno sgarbo! Sembrano in bicicletta, sembrano macchine automatiche con arti meccanici spinti con un motore a vapore, delle locomotive. Eppure poco prima con il mio passo, molto più lento di quello delle Piastre, riuscivo anche a tenerli. Mi dà rabbia non riuscire neanche a correre, neanche una corsetta lentissima ma almeno continua. Riesco solo a camminare!! Ecco Pianosinatico! Sono arrivato fin qui tra troppi minuti di caduta. Si, infatti non stò ascendendo, stò tornando indietro rispetto al ritmo gara in mezzo a cui sono. Alieno rispetto alla posizione di chi mi supera, che mi ero conquistato. Mi ricordo che da qualche parte ci doveva essere una leggera pianura. Ma non c'è, sicuramente era un falsopiano dove avrò accennato la mia corsettina di decine di metri. L'unica speranza rimane Le Regine. E' più avanti di quel che mi ricordavo. Devo camminare fino a quando troverò la pianura. Alla fine arriva!. Mancano pochi km, sono in una zona molto semplice ma anche li farò fatica. Inizio a correre e sento subito la difficoltà, mi dico: se non corro qui non ha più senso, non arrivo più, è la volta che perdo altre 10 o più posizioni. Faccio fatica anche se la strada sembra addirittura scendere leggermente. Bene o male faccio tutto il piano correndo e tra mani che iniziano a diventare fredde e molto disagio arrivo all'ultimo rifornimento. Vedo un atleta che non è riuscito a staccarmi, ha fatto la salita quasi come me. Arriverà prima di me comunque. Negli ultimi 2 km sarà più veloce. In questo ultimo tratto sembra che mi dovesse raggiungere tutta la gara che si svolgeva dietro di me. Mi passerà negli ultimi km anche il primo dei veterani argento che mi dirà: Dai! e poi vola via scomparendo dietro le curve. Tutti quelli che passano li vedo lontani, ma come fanno a prendermi tutta quella strada in un istante. Non posso fare niente. Devo camminare alla più alta velocità fino all'arrivo. Forse sono completamente fermo anche di testa. Non ho voglia neanche più di provarci, mi darebbe quasi fastidio e poi il cuore batte forte anche camminando, ho una leggera nausea che mi prende quando inizio a correre, molto disagio e le mani ancora più fredde, ho quasi freddo in tutto il corpo. 48° km! Spero di non vedere il 49°. Spero che non l'abbiano messo e che manchino solo qualche centinaio di metri. Ed invece eccolo lì. Ancora un km di camminata. Arriva anche qualche altro da dietro. Gli ultimi che mi stanno passando sono due corridori che avevo visto anche l'anno scorso in zona le Piastre. Riconosco le maglie. Dopo che mi superano si fermano a camminare. So che manca veramente poco, si sentono le voci dell'arrivo e lo speaker. Ancora poca salita e siamo alla svolta per il corridoio d'arrivo. Li supero correndo e dando fondo a tutte le energie. Mi superano di nuovo, molto più veloci di me. Il primo mi stacca, ma il secondo è lì. Provo a tenerlo. Giriamo verso le ali di folla e parto in una volata. Ma come ho fatto? Lo stacco a doppia velocità e anche se sono sicuro di essere lontano tengo ancora un buon passo. Forse questa è una sorta di vendetta contro tutti gli altri che non ho potuto lasciare dietro. Forse è una liberazione. La carezza sul viso dell'Abetone. Un ultimo lampo di energia, forse lo faccio per me, per non sentirmi sconfitto. Almeno una posizione. Almeno questa non voglio perderla, non devo lasciarmela sfilare davanti. Erano troppe, anche questa no! Ho avuto l'occasione per non perderla e non l'ho persa! Guardo il tempo d'arrivo nel grande cronometro in fondo. Quanto è? Lo cerco con lo sguardo e per un attimo esiste solo quello!. Ormai il tempo non lo consideravo più. Ricordo che poco prima del 46° avevo addirittura passato l'orologio a mio padre. Non riuscivo neanche più a tenerlo sul polso. Odiavo il suo significato, lo scorrere del tempo. Avevo pensieri negativi e idee quasi certe di ritirarmi dalla corsa. Pensavo: chi me lo fa fare, perché tutta questa fatica!, a cosa serve? è inutile?, cosa mi viene?, perché non uso questo tempo per altro, queste energie per altro?, per studiare, per lavorare?. Basta, ho finito!. Altro che ultramaratona di Macomer!. Se qui ho avuto tutti questi problemi, là come farò?. Appena arrivo, perchè comunque questa gara si conclude in ogni caso, decidero!. Mi mettevo il cuore in pace e poi ripensavo. Ho deciso, basta!. Non voglio più provare questa sofferenza. Eppure, più andavo avanti e più stavo meglio, alle volte arrendersi è la via di uscita migliore. Anche imporsi di non correre, evitare di faticare ulteriormente con il pensiero che forse in quei 50 metri si poteva accennare una corsetta, diventa la salvezza. In fondo la corsa è parte di tè, ci si può fare male irreparabilmente solo se si vuole. E' la tua volontà che comanda. Chi è più forte? Il più forte è il fluido!. E' tutto tanto fluido che alla fine tutto scorre via e mi dimentico di questi pensieri, almeno fino a qualche minuto dopo il traguardo, momento in cui inizio a scherzarci un po su. Ancora scosso cito questi pensieri ad altre persone per convincermi del contrario. Ma torniamo un attimo indietro nel discorso: vedo in lontananza un 4h, un 40' e i secondi che scorrono. Continuo a correre veloce. Non ricordavo bene i secondi dello scorso anno. Ma qualcosa dentro di me sapeva. Passo ai 35'' sotto l'arrivo. Mi scappa un gesto di felicità con il pugno chiuso e il movimento tipico del braccio. Sono 5 minuti. Non sono sotto i 5' di 2 secondi. Sono puliti! Ho migliorato di 5 minuti! La mia Pistoia Abetone è finita e anche il mio racconto. Ci sarebbe ancora tanto da scrivere, gli episodi che si sono succeduti subito dopo, per esempio, ma come le riflessioni che arrivano dopo la conclusione, e ancora e ancora anche in questi giorni, non appartengono più alla gara. La Pistoia Abetone si conclude subito dopo l'arrivo.





Il dopo gara comunque è stato bellissimo grazie a tutte quelle fantastiche persone che c'erano lassù. Li ringrazio di cuore per quelle ulteriori ore di divertimento!
I miei amici sardi sono andati benissimo anche loro e l'hanno finita in maniera molto positiva. Li ringrazio per aver condiviso con me il viaggio e questa avventura.
Ringrazio in particolare Sebastiano per tutto e spero che prima o poi si prenda una rivincita. Può andare ancora meglio.




Ringrazio tutti quelli che mi hanno incitato e sostenuto in qualsiasi modo, anche con semplici ma bellissime parole.
Ringrazio sopratutto mio padre con il quale gli allenamenti per l'Abetone, e il solo arrivare al 50°, diventano più fattibili.


Ulteriori modifiche le apporterò eventualmente in seguito, sia correzioni che dettagli alle sfumature, sia ricordi in più che mi verranno in mente. Per ora può andar bene così. Posso pubblicarlo. :)





8 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire, leggendo il tuo racconto ho faticato con te, non vorrà dir nulla, ma sentivo un disagio nel leggere le tue difficoltà in gara e ricordati sempre di ringrazie in cuor tuo il tuo babbo. Non sai, o forse sì, quanto sei fortunato ad avere un genitore che ti segue e sostiene in questo modo! Immagino che passata la fatica, stia già pensando all'ultra di Macomer.. :-)

Il racconto è coinvolgente... Metti però una pezza agli articoli determinativi il-gli.. ;-)
Faustok9

Davide R. ha detto...

Grazie Fausto!!!!! :)
Si, ci stò pensando eccome... avevo già deciso. E devo cambiare tutto... ^_^
Ora lo leggo di nuovo e controllo... devo ripassarmi tante cosette in effetti... :)
Ciaoooo!!

Grezzo ha detto...

Che sofferenza Davide, leggendo mi sembrava di rivivere la Villanova Monteleone dell'anno scorso, comunque sensazioni negative a parte, direi che 5' di miglioramento sono parecchi. Comunque mi hai fatto venire i brividi in previsione dell'ultra di Macomer, visto che è mia intenzione fare entrambe le tappe.

P.S. ma quanto sta andando veloce Tanca??? @_@ 6° assoluto, e a differenza dei "naturalizzati" marocchini lui è Sardo purosangue, 3h47' alla Pistoia Abetone secondo me è indice che può arrivare a livelli di top-runner, peccato solo che abbia iniziato a correre così tardi.

Anonimo ha detto...

Grazie del "fortissimo" Davide...troppo buono. Il tuo racconto rende l'idea della sofferenza che puo' essere la Pistoia Abetone: hai avuto le tue difficoltà ma non hai mollato e cio' ti rende onore..,e poi cinque minuti in meno rispetto all'anno scorso gli hai tolti.Sei stato bravissimo.
Per Grezzo:grazie del "Sardo purosangue"..su questo non ci sono dubbi. La Pistoia Abetone e' stata una bella esperienza: considerando che l'ho preparata velocemente ( ho deciso di farla 20 giorni prima) non avevo idea di come sarebbe potuta andare. Ho fatto gara insieme a Di Cecco ed al vincitore Keniano per i primi 12 km, poi con il terzo D'Innocenti ed infine per buona parte della gara sopratutto con Paladino e Boffo. Ho avuto la possibilità di osservarli bene e sono veramente forti- (tant'e' che sono tutti nel giro della nazionale per i campionati mondiali in Olanda della 100 km), pero', dai, anche io ho venduto cara la pelle e gli ho tenuto testa fino in cima.Questa gara mi ha fatto capire che forse, allenandomi specificatamente, potrei dire la mia nel campo delle ultra..pero' al momento rimaniamo nelle classiche mezze e maratone..magari fra un paio d'anni ci provo...se non invecchio troppo...e gli allenamenti per le ultra fanno invecchiare parecchio!!!!!
Ciao
Enzo Tanca

Davide R. ha detto...

X Grezzo: Si, effettivamente ricorda le stesse sensazioni. Sopratutto quelle che ho provato anche io durante la seconda salita di Villanova. Macomer sarà un' avventura... ogni prima volta di un percorso è sempre molto interessante :)
X Enzo: d'altra parte stai andando bene in tante distanze, non è semplice... :)
Si, è vero.. non ho mai mollato definitivamente. E' grazie a quello che questi 5 minuti non mi soddisfano ma sono molto importanti e hanno molto valore. Ti ringrazio!!

X Tutti: Devo dire che sono molto contento della elevata partecipazione sarda a questa corsa e molto contento di questa prestazione di Enzo. Così come lo ero lo scorso anno del fatto che ci fossero numerosi sardi e ci fosse stato il bellissimo risultato di Usai e Fulgheri. Per i 5 minuti... ma si, sono sempre cinque minuti... ma avrei preferito meglio... con 10 minuti mi sarei ritenuto abbastanza soddisfatto... e d'altra parte se non tentavo un passo allegro... sarei stato meno contento.

Mapi ha detto...

uff... pant... pant... che fatica Davide!!! Davvero! Non mi sono mai sentita tanto stanca come oggi leggendoti (scusa...ma determinate situazione mi tengono lontana dal pc...)!!! Il tuo appassionato resoconto è bellissimo! Rende anche molto chiaro quanto sia importante la "testa" in queste distanze, più che le gambe. Certo... l'allenamento è necessario, ma ci vorrebbe anche un full immersion della mente! Molla quella, mollano le gambe. E il tuo miglioramento è davvero grande!!! E' già tanto quando migliori di secondi, ma addirittura minuti! Bravissimo Davide! Ti abbraccio forte!!!
Mapy

Francarun ha detto...

Maremma che fatica davide....mi c'è voluto mezza giornata per leggerlo....Ma devo dire come sempre, sei un ottimo scrittore. Ci hai fatto vivere la Pistoia Abetone sul video, mi sembrava di essere li e di faticare con te. Bellissimo racconto e grandissimo ATLETA, sei davvero un To Runner !!!

Davide R. ha detto...

Grazie Mapy!!!!!!!!! che emozione il tuo commento... sapere che le mie parole ti hanno fatto pensare tutte queste cose mi rende veramente felice!!!!!! a presto!!!!
Franca... è la magia dell'avventura, della sfida, di tutto quello che c'è dietro che mi dà la forza e la capacità di poter scrivere questo mio racconto... il dover salvare quelle emozioni mi aiuta tanto...